Soccorso alpino, il Piemonte non fa pagare i salvataggi in montagna

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


La legge sulla compartecipazione alle spese di soccorso in montagna fa discutere. Molte regioni italiane la applicano con severità, ma il Piemonte, pur avendo una normativa, non ha mai emesso un conto. Il dibattito è tra educare e punire.


La legge sulla compartecipazione ai costi

Nel pieno della stagione invernale torna a far discutere la norma – in vigore da anni pressoché su tutto l’Arco Alpino, ma spesso inapplicata – che prevede la compartecipazione dell’utente ai costi di recupero in montagna nei casi non dovuti a reali emergenze medico-sanitarie. Legge nata con l’obiettivo di disincentivare i comportamenti imprudenti degli escursionisti: far rinunciare gli inesperti alle gite improvvisate, senza attrezzatura idonea o con abbigliamento inadeguato. D’altronde, quasi ogni anno, fanno scalpore i racconti dei turisti salvati in alta quota con addosso pantaloncini corti e sneakers, o infradito.


I dubbi sulla legge

Secondo la legge l’intervento del servizio sanitario nazionale deve sempre essere gratuito. Ma quando non è così? «Con una persona che si trova in difficoltà in alta quota, magari in inverno, il recupero che inizialmente può apparire semplice, anche dovuto all’errato calcolo dei tempi di rientro da una gita, può trasformarsi in poche ore nella ricerca di una persona che rischia l’ipotermia, o la morte. Se per paura dell’addebito di una chiamata impropria tardi ad allertare i soccorsi metti a rischio la tua vita: nell’anno del Covid, quando era vietato uscire, abbiamo vissuto diverse situazioni di questo genere» ricorda l’uomo a capo delle oltre 50 stazioni del Soccorso alpino piemontese e dei 1200 volontari sul campo, compresi quelli impiegati quotidianamente sull’elisoccorso del 118.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


Il contesto regionale

In questi anni diverse Regioni italiane hanno affrontato il problema. Cercato soluzioni per far quadrare i conti del recupero dei dispersi in montagna con o senza giustificato motivo. La Val d’Aosta è tra le più severe: fa pagare l’intero costo, 120 euro per ogni minuto dell’elisoccorso in volo. Analogamente, il Veneto prevede un rimborso fino a 7500 euro per chiunque svolga attività a rischio, tra cui contempla ovviamente parapendio e alpinismo, ma perfino le gite in mountain-bike o in fuoristrada. La Lombardia addebita le chiamate immotivate, ma prevede “sconti” del 30 per cento per i residenti, in parte assolti in caso di imprudenze. Trento e Bolzano prevedono una quota a carico delle persone recuperate perfino in caso di reale emergenza sanitaria.


In Piemonte mai presentato il conto

Il Piemonte – con un’apposita delibera della giunta regionale del 2015 – stabilisce per chi viene recuperato in quota senza successivo ricovero una compartecipare alle spese di intervento: con tanto di tariffario, sia in caso di invio dell’elisoccorso (120 euro al minuto) che delle squadre a piedi (50 euro l’ora, dopo la prima gratuita). Ma non ha mai presentato il conto a nessun cittadino. Ancora nel 2023, a fronte di 2181 chiamate di soccorso, 1529 missioni di soccorso (il 72 per cento delle quali con l’elicottero; in calo rispetto all’80 per cento del 2022) e 1793 persone salvate, oltre il 63 per cento in seguito a malori o cadute: a nessuno è stato fatto pagare l’intervento.


Il perché della norma

Perché? «In realtà la norma nasce con una doppia valenza – sottolineano gli uffici regionali e gli addetti ai lavori -. Serve innanzitutto a quantificare i costi che vengono imputati alle altre Regioni o ai Paesi di provenienza se le persone recuperate non sono residenti sul nostro territorio. E sono tante. Prevede poi una compartecipazione dell’utente se si ravvisa la richiesta impropria del servizio di emergenza e urgenza».


Educare più che punire

Ma è effettivamente così? «Come volontari noi operiamo in ogni caso con l’obiettivo di salvare vite umane, che non hanno prezzo – replica il presidente del Soccorso alpino piemontese, in attività da anni sui versanti di Val Susa e Val Sangone -. A fronte di migliaia di persone che vengono recuperate ogni anno in montagna, è davvero esiguo il numero di casi ai limiti di applicabilità della norma: decisamente meno di una decina l’anno. E abbiamo notato che si disincentivano maggiormente i comportamenti a rischio con una puntuale informazione sui pericoli e sulle accortezze da avere in montagna che non con spauracchi come multe e fatture, che in molti casi darebbero adito a ricorsi e azioni legali».


Il rischio del contenzioso

Non solo in Piemonte la norma è di difficile attuazione: tant’è che la severa Val d’Aosta non sa fornire i dati di quante fatture emesse vengano effettivamente saldate, al netto dei contenziosi. Gli addetti ai lavori ricordano casi emblematici, che spiegano come le regole siano difficili da applicare. O, per certi versi controproducenti, se prese alla lettera: «L’anno dopo l’approvazione della normativa alla centrale del 118 arrivò la chiamata per un uomo che si era rotto il femore in montagna. A lanciare l’allarme furono i suoi compagni, dopo lunghe insistenze, perché il malcapitato si rifiutava di allertare i soccorsi per paura di pagare il trasporto: perfino in un caso così evidente di intervento sanitario».


Se i feriti sono stranieri

In conclusione, le spese degli interventi con l’elisoccorso o delle squadre a piedi spedite in quota a tutte le ore per cercare e portare in salvo gli escursionisti resteranno a carico della Regione Piemonte? «Assolutamente no. I rimborsi ad altre Regioni o altri Stati, che ricadono nel quadro della reciprocità nazionale ed europea, vengono puntualmente richiesti. Quella parte della normativa, che copre la parte più corposa della spesa, viene attuata eccome» assicurano gli addetti ai lavori.

Per mettere un freno alle imprudenze in montagna bisognerà invece ancora contare sul buonsenso: «Comunque posso garantire che almeno in Piemonte di imprudenti seriali non ne abbiamo – rileva Giaj Arcota -: in montagna abbiamo salvato negli anni diverse persone che hanno commesso errori e sottovalutato pericoli, ma di sicuro hanno imparato la lezione».

Microcredito

per le aziende

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link