Il 23enne trentino premiato nel 2023 dalla Ncaa. «Ci capitava spesso di incontrare Jannik nei tornei: rimaneva sempre tranquillo mentre noi, quando perdevamo, ci arrabbiavamo»
Al top negli studi e nel tennis. Partendo da Lizzana, piccolo paese vicino a Rovereto in Trentino, e finendo a Wall Street passando per la West Virginia. Questo il brillante percorso compiuto da Elia Barozzi, 23enne neo laureato in “Business” alla Fairmont State University. Oggi marketing manager a Wall Street, nel suo passato trentino è stato un tennista di livello, una delle «vittime» di un Sinner ancora ragazzino, ma già determinato. Nel 2023 ha vinto un premio come miglior studente-tennista d’America. La squadra di tennis dell’Università, infatti, vinse il campionato e si qualificò alle finali nazionali, dove sono presenti i migliori 16 team di tutti gli Usa. Ogni anno la Ncaa (organizzazione senza scopo di lucro che gestisce gli atleti iscritti ai programmi sportivi dei college americani) premia appunto gli studenti-sportivi migliori d’America valutando la somma dei risultati sportivi nelle rispettive discipline e quelli accademici. In questo modo gratifica i migliori, valutando una platea di oltre 500mila ragazzi, iscritti nei 1100 college e università di Usa, Porto Rico e Canada.
Quando ha cominciato a giocare a tennis?
«Inizialmente avevo scelto il calcio, ma purtroppo ho dovuto fermarmi quando mi fu diagnosticato il morbo di Legg-Calvè-Perthes, una malattia molto rara e pericolosa che colpisce i bambini al femore. A 7 anni sono così passato al tennis nei centri estivi del Circolo Tennis di Rovereto, dove poi mi sono sempre allenato con i maestri Luca e Andrea Stoppini e Federico Polvani. Al termine dell’Istituto Tecnico Tecnologico Marconi, mi sono allenato per un anno al circolo tennis Rungg a Appiano, a nord di Bolzano».
Cosa ricorda dei match con Sinner?
«Premetto che io sono stato il terzo giocatore più forte del Trentino, in quanto avevo due della classe 2001 più forti di me, mentre Sinner era il più forte altoatesino: ci capitava spesso di incontrarlo nei tornei. A me è successo una volta e ricordo che già all’epoca rimaneva sempre molto tranquillo mentre noi, quando perdevamo, ci arrabbiavamo. Non mollava mai, era già uno molto quadrato, pur restando comunque un ragazzo semplice che non se la tirava».
Pensava che Jannik sarebbe arrivato così in alto?
«No, anche se si vedeva che aveva un carattere diverso da noi, perfetto per diventare un campione, molto disciplinato. Insomma, era chiaro: possedeva qualità decisamente superiori rispetto agli altri giocatori».
Le è mai capitato di sentirlo?
«No, ma d’altronde non abbiamo mai avuto un vero rapporto di amicizia: ci salutavamo ai tornei, ma niente di più, anche perché lui è andato via presto dal Trentino Alto Adige».
Parlando di lei: com’è arrivato negli Usa?
«L’agenzia College Life Italia mi aveva seguito in qualche torneo e, vedendo le mie prestazioni sul campo, si convinse che avrei potuto ambire a borse di studio negli Stati Uniti. Caricai così su YouTube dei video fatti mentre giocavo e i coach iniziarono a contattare l’agenzia: varie le offerte ricevute, ma la mia scelta cadde su quella della West Virginia perché la ritenevo migliore».
Com’è stata la sua vita in Virginia ? E’ stato faticoso conciliare studio, sport e vita privata?
«Mi allenavo dalle 6 alle 7 prima di andare in università facendo atletica e, finite le lezioni, intorno alle 15 riprendevo per due-tre ore praticando solo tennis. Ne consegue, quindi, che ero sempre super concentrato e non avevo molto tempo per la mia vita privata, a parte i weekend».
A breve lavorerà a Wall Street: in che cosa consiste la sua occupazione?
«Mi ha appena assunto la Lendeavor Usa con un contratto di un anno: inizierò a lavorare il 15 gennaio come marketing manager. Sono contento anche perché il mio obiettivo era appunto quello di arrivare a New York».
Anche lei, come Sinner, si è allontanato presto da casa: cosa le manca di più del Trentino?
«La mentalità, perché in Italia siamo tutti molto aperti e non siamo concentrati solo sul lavoro. Poi ovviamente mi mancano la famiglia, gli amici e anche i paesaggi di casa, le montagne e il lago di Garda, soprattutto».
Consiglia ai giovani questa esperienza?
«Certo, anche se stare lontano dalla famiglia e dagli amici non è semplice, infatti a volte mi sono sentito solo. Tornassi indietro però rifarei la stessa scelta, perché questa esperienza di vita mi ha dato tantissimo, sia a livello di maturazione personale, sia per gli scenari che mi ha aperto.
Anche per quanto riguarda il tennis, il college è la scelta migliore dal punto di vista economico, perché in Italia devi auto finanziarti».
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