BELLUNO – Negli ultimi 25 anni i prezzi del petrolio sono aumentati di dieci volte, quelli del caffè di cinque, quelli del rame di sette. Se ne sono accorti i consumatori, specie a Belluno dove vivere costa di più rispetto alla pianura. Le bollette salgono, ma gli stipendi no e il carrello della spesa è sempre più vuoto. Belluno si piazza al 23esimo posto tra le città più care del 2024 in termini di aumento del costo della vita, nella classifica stilata dall’Unione Nazionale Consumatori. Questo si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua, equivalente, per una famiglia media, a 288 euro in più rispetto al 2023 e all’inflazione media pari a +1,2%. È di 1,7% quella della città che si trova in vetta alla classifica, ovvero Bolzano dove l’aumento di spesa è stato di 492 euro. Nella poco invidiabile classifica Belluno viene dopo le grandi città venete (Padova, Venezia, Treviso, Vicenza) e prima di Verona, 34esima e Rovigo, 47esima). E in quella delle regioni il Veneto è secondo dopo il Trentino Alto Adige. Lo studio è basato sull’inflazione media dello scorso anno resa nota ieri dall’Istat che consente di dare, quindi, la spesa che una famiglia nel 2024 ha pagato effettivamente in più rispetto al 2023.
Più fragili
Così se il nostro carrello della spesa è tra i più alti del Veneto, a patirne maggiormente sono i pensionati bellunesi, con il 40% dei quali che vive con un assegno inferiore ai 900 euro mensili, mentre per tutti, anche a causa del fenomeno inflattivo, il potere d’acquisto diminuisce, con la conseguenza che è sempre più difficile arrivare a fine mese. «L’inflazione cumulata negli ultimi anni – afferma la segretaria provinciale Spi Cgil Maria Rita Gentilin – pari al 17,3% ha eroso drasticamente il potere d’acquisto, soprattutto delle pensioni più basse per le quali l’inflazione reale è stata del 22.3%, costringendo pensionate e pensionati a tagliare le spese, a rinunciare a beni essenziali, a rinunciare alle cure». Una fascia debole della popolazione che spesso nella nostra provincia si trova a sobbarcarsi di ulteriori oneri dati dalla distanza delle loro paesi di montagna verso i grandi centri, dove trovare i servizi essenziali, non ultimi quelli sanitari. «Oggi la tassazione sui pensionati e sulle pensionate pesa il doppio della media Europea – prosegue Gentilin -. Chiediamo al Governo una forte riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati, attraverso una riforma fiscale realmente redistributiva che risponda ai criteri di equità, solidarietà, progressività, a favore dei redditi medi e bassi. La rivalutazione dello 0,8% di quest’anno sulle nostre pensioni non riuscirà a far recuperare quanto perso».
Benzina
Non sono soltanto i pensionati a soffrire ma le famiglie in genere a cominciare dal carburante che nella nostra provincia ha prezzi superiori a quelli della pianura. «Assistiamo a un mercato che si sta evolvendo in maniera pericolosa – afferma Mario Fabbiane presidente bellunese Figic (Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti) Confcommercio -. La scusa è sempre quella del trasporto che incide sul prezzo del carburante, che da noi costa qualche centesimo in più e questo è il dato di fatto. I gestori privati di aree di servizio si guardano l’uno con l’altro cercando di applicare un prezzo uguale, mentre le compagnie petrolifere che gestiscono direttamente le pompe possono proporre differenze di 1 o 2 centesimi fra loro. In genere i prezzi dipendono dalla quotazione del petrolio e dalla situazione internazionale oltre a possibili azioni speculative. Ad esempio c’è stato qualcuno che durante le passate festività natalizie ha aumentato i prezzi, e quindi è una situazione in continua evoluzione».
Adiconsum
In strada come al supermercato, le famiglie fanno il conto con gli aumenti e guardano al futuro spesso con preoccupazione, spinti anche dalle previsioni talvolta nefaste divulgate dai mezzi di comunicazione. «I dati di una settimana fa erano più pesanti per l’impatto dell’inflazione – spiega Stefano Bellotto presidente Adiconsum Belluno Treviso -, ma ora in percentuale non la superano di molto eccetto i dati relativi all’energia. Non sono catastrofista così come lo sono altre associazioni perché non è il periodo di metà 2023. Oggi se la Bce ribassa i tassi sotto il 2% e gli Stati Uniti fanno la stesa cosa, vuol dire che non ci sono attese di inflazione tali da indurre un rialzo dei tassi».
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