Chi detiene il diritto di usare il nome Franciacorta? Il Consorzio rivendica l’esclusiva contro il Comune di Rovato

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E’ una situazione dai contorni kafkiani, così surreale da sembrare assurda. Eppure, è tutto vero: tra il Consorzio per la tutela del Franciacorta e il Comune di Rovato si è aperto un contenzioso davanti all’Uibm, Ufficio italiano brevetti e marchi, che ruota attorno all’utilizzo di una parola che identifica insieme un vino, un brand e un territorio: Franciacorta.

La vicenda

Una vicenda il cui incipit risale a quasi un anno fa, per la precisione al 29 gennaio 2024, quando il Comune di Rovato ha depositato all’Uibm la domanda per registrare la rassegna culturale «Franciacorta la magnifica città, incontri e passeggiate nella cultura».
In realtà la decisione di recarsi all’Ufficio Brevetti era scaturita dalla volontà di registrare il Chilometro del manzo all’olio; visto che però alcuni Comuni avevano chiesto l’utilizzo del marchio della rassegna, l’Amministrazione rovatese ha pensato di approfittare dell’occasione per depositare anche quello. Un’operazione quasi di routine per l’ente, che invece ha innescato una bufera davvero imprevedibile. Il 2 settembre 2024, infatti, il Comune di Rovato ha ricevuto la lettera di diffida di uno studio legale di Torino per conto del Consorzio Franciacorta, che ha ravvisato «una evidente evocazione della denominazione protetta Franciacorta da parte del marchio Rovato», accusando il Comune di un «utilizzo illecito» della Docg e di aver commesso «un atto di concorrenza sleale». Da qui l’invito «a cessare e mai più riprendere ogni utilizzo del marchio», a «ritirare domanda di registrazione» e a «distruggere ovvero ritirare dépliant, locandine, brochure e in generale qualsiasi materiale recante il marchio Rovato».
Alla lettera aveva risposto, in data 17 settembre, direttamente il sindaco Tiziano Belotti, contestandone integralmente il contenuto e negando ogni possibilità di confusione o sovrapposizione: «La Franciacorta è un’area geografica disciplinata anche a livello amministrativo, munita, tra l’altro, di apposito Piano territoriale regionale d’area. Trattasi di toponimo che da secoli individua una parte del territorio bresciano, circostanza che fa ritenere insussistente qualsiasi possibilità di utilizzo in forma esclusiva».
Di fronte all’evidente riluttanza a raggiungere una conciliazione tra le parti, il Consorzio ha inviato le sue osservazioni a sostegno dell’opposizione alla registrazione del marchio lamentando «uno sfruttamento indebito della reputazione della denominazione protetta».

L’opposizione del Consorzio

Ripercorrendo la storia della Doc (riconosciuta nel 1967) e l’instancabile attività del Consorzio Franciacorta, istituito il 5 marzo 1990, a tutela della Docg (denominazione ottenuta nel 1995, primo vino italiano con il metodo della rifermentazione in bottiglia ad averla), il documento contiene anche i dati relativi ai volumi di vendita sia in Italia che all’estero. Alla base del conflitto tra la Dop Franciacorta e il marchio contestato c’è l’uso del termine Franciacorta, con una «funzione preminente sia per posizionamento che per dimensioni», che secondo il Consorzio configura «un palese sfruttamento nel tentativo di infilarsi nella scia del segno notorio». Circostanza da cui scaturirebbe «un inganno» nei confronti del pubblico. L’ente ravvisa poi anche delle similitudini tra i due marchi che «hanno in comune la parola Franciacorta e la stilizzazione della F».

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Le memorie del Comune

L’Amministrazione comunale di Rovato, nelle sue controdeduzioni, respinge categoricamente le accuse. «Il titolare della domanda del marchio contestato è il Comune di Rovato, cioè un ente pubblico territoriale che costituisce proprio la Franciacorta e opera sul territorio insieme ad altri 21 Comuni che rappresentano tutti insieme una popolazione di circa duecentomila persone. I 22 Comuni di Franciacorta sono tutti impegnati nell’associazione Terra della Franciacorta con lo scopo di valorizzare i beni culturali e ambientali del territorio».
Fatta questa premessa, nelle memorie si ribadisce che «Franciacorta è un toponimo» e il Comune di Rovato «dal punto di vista storico, geografico, giuridico, politico, demografico ed economico ne è tradizionalmente identificato come la capitale». Dopo alcune considerazioni storiche, l’ente contesta sotto il profilo strettamente procedurale l’opposizione del Consorzio, che inizialmente aveva sollevato un motivo di contrasto, e solo successivamente ne ha introdotti altri due.
Ma è entrando nel merito che l’Amministrazione rovatese alza la voce, lamentando che nella «ponderosa rassegna stampa depositata dal Consorzio, molti eventi sono stati organizzati e finanziati proprio dal Comune di Rovato»; di conseguenza, «la difesa del Consorzio, con una condotta procedimentale scorretta e in mala fede, ha dichiarato di avere organizzato alcune attività/eventi che, in realtà, sono stati finanziati dal richiedente o da altri enti pubblici locali».
Rovato nega poi ogni somiglianza tra i due marchi: «Quello del Consorzio è costituito dalla tipica lettera F a forma di torre merlata, mentre nel nostro si legge un messaggio ben preciso e ineccepibile relativo alla città, agli incontri, alle passeggiate e alla cultura del territorio, non appiattendo la Franciacorta a un fatto lucrativo come l’esclusiva produzione e vendita di vino».
Il Comune ribadisce di rappresentare «un ente pubblico che rivolge i propri servizi ai cittadini e non ai consumatori. Rientra nelle funzioni istituzionali del Comune organizzare eventi socio-culturali allo scopo di diffondere tra i cittadini consapevolezza e conoscenza del proprio territorio». In altre parole, «se non esiste un rischio di confusione, l’uso del marchio da parte del Comune mai a scopo di lucro non può formare oggetto di divieto».
Negato anche ogni possibile inganno per il pubblico: «Si fa fatica soltanto a immaginare che il Comune di Rovato possa sfruttare indebitamente la reputazione della denominazione protetta. Semmai si potrebbe asserire esattamente il contrario, visto che il Consorzio utilizza per esclusivi scopi commerciali il nome proprio del territorio senza avere mai chiesto l’autorizzazione specifica agli enti territoriali».
Il Comune respinge anche le accuse di sfruttamento, indebolimento o danno alla reputazione del nome protetto, ricordando che promuovere e tutelare lo sviluppo della collettività del proprio territorio rientra tra le funzioni previste dalla legge: «E’ francamente impossibile che il consumatore associ le attività istituzionali di promozione eventi di un Comune con la Dop protetta nel settore vini del Consorzio».

«Atteggiamento monopolistico»

Respinte al mittente le accuse mosse dal Consorzio, il Comune di Rovato va però oltre, denunciando una condotta monopolistica dell’ente. «Ha iniziato a inviare diffide a tutti gli enti locali, associazioni private, opifici e piccole aziende locali volte a eliminare la parola Franciacorta – si legge – Il Consorzio, partendo da un’interpretazione distorta pretende il monopolio esclusivo sull’uso del termine Franciacorta, riducendo la regione a un mero negozio di vini, mentre si è visto quanta storia, cultura, architettura e vicende umane l’hanno attraversata nei secoli. Peraltro oltre al vino sono presenti tante altre importanti attività agricole; e va ribadito che, seppur di ottima qualità, la produzione di vino in Franciacorta rappresenta solo l’1% del Pil». Nel documento, Rovato aggiunge ironicamente: «Esiste un Comune denominato Paderno Franciacorta: il Consorzio diffiderà anche questo? O diffiderà la locale Asst Franciacorta?».
La conclusione, abbastanza prevedibile, è che «non può esistere alcuna legge italiana e/o comunitaria, secondo una interpretazione costituzionalmente orientata, che possa impedire a un ente pubblico di utilizzare il toponimo Franciacorta, che è patrimonio di tutti i suoi cittadini».



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