Cosa sta succedendo a TikTok? Gli Stati Uniti confermano lo stop, ma la palla passa a Trump

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Il destino di TikTok negli Stati Uniti è appeso a un filo. La Corte Suprema statunitense ha infatti confermato l’obbligo per ByteDance, la società cinese proprietaria del popolare social network, a vendere la piattaforma a un’entità non legata al governo cinese. Un’operazione necessaria per affrontare «le preoccupazioni di sicurezza nazionale riguardo alle pratiche di raccolta di dati da parte di TikTok e le relazioni con un avversario straniero», si legge nelle motivazioni della decisione.

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È stato dunque respinto il ricorso della società, che si appellava alla libertà di espressione garantita dal primo emendamento della Costituzione americana. Una decisione che potrebbe avere implicazioni enormi per milioni di utenti e per il delicato equilibrio geopolitico tra Stati Uniti e Cina. Non a caso, molti utenti statunitensi di TikTok stavano già aprendo account sull’app social cinese REDnote, che al momento è una delle più scaricate negli USA.

La questione però è ancora nebulosa. Allo stato attuale infatti, il ban dovrebbe scattare domenica 19 gennaio, esattamente 24 prima dell’insediamento ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca. E proprio il nuovo Presidente degli Stati Uniti potrebbe rappresentare l’ancora di salvezza per TikTok. Il tycoon ha infatti mostrato apertura verso ByteDance già in campagna elettorale e ha chiarito che l’ultima parola sulla questione spetterà a lui.

Ma procediamo con ordine, ripercorrendo le tappe della vicenda.

La cronologia del caso

La controversia su TikTok negli Stati Uniti non è nuova. Già nel 2021, durante la prima amministrazione Trump, erano stati fatti tentativi per vietare la piattaforma, senza successo. La presidenza Biden ha invece adottato un approccio più mirato, imponendo restrizioni come il divieto per i dipendenti federali di installare TikTok sui dispositivi di lavoro. Tuttavia, ad aprile 2024, il Congresso ha approvato una legge più drastica, che dava a ByteDance sei mesi, poi estesi a nove, per cedere TikTok a un acquirente approvato dagli Stati Uniti. La scadenza finale è ora fissata per il 19 gennaio 2025.

ByteDance ha contestato la legge, sostenendo che violi il Primo Emendamento della Costituzione statunitense in tutela della libertà di espressione. Nonostante una vittoria legale contro un divieto statale in Montana nel 2023, la società ha perso ricorsi cruciali a livello federale, con i tribunali che hanno dato priorità alle preoccupazioni sulla sicurezza nazionale sollevate dal governo.

Le motivazioni del governo americano

La principale accusa contro TikTok è il presunto legame tra ByteDance e il governo cinese. Secondo molti politici americani, la piattaforma potrebbe essere utilizzata per raccogliere dati sensibili degli utenti statunitensi o per promuovere contenuti propagandistici, influenzando l’opinione pubblica. Questo timore è alimentato dal controllo stretto che il governo cinese esercita sulle aziende nazionali.

Nonostante ByteDance abbia sempre negato di condividere dati con Pechino e non ci siano prove concrete di tali pratiche, le preoccupazioni persistono. Inoltre, le elezioni in Romania, annullate per sospetti di interferenze russe su TikTok, hanno evidenziato i rischi legati alla manipolazione dei contenuti. La questione non riguarda solo gli Stati Uniti: l’Unione Europea, il Regno Unito e il Canada hanno già imposto restrizioni simili.

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L’impatto e le conseguenze di un eventuale ban a TikTok negli USA

Con 170 milioni di utenti, gli Stati Uniti rappresentano il mercato più grande per TikTok. La piattaforma è molto più di un semplice strumento di intrattenimento: è una fonte d’informazione, un canale di marketing e una fonte di reddito per decine di migliaia di content creator. Un ban avrebbe conseguenze economiche significative per queste persone e per l’intero ecosistema digitale.

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Sul piano tecnico, un divieto comporterebbe la rimozione di TikTok dagli store di Apple e Google, rendendo impossibile scaricarla per nuovi utenti. Tuttavia, gli esperti ritengono che aggirare il ban non sarebbe difficile, grazie all’uso di VPN e altri strumenti. Situazioni simili si sono già verificate in India, Iran e Afghanistan, dove TikTok è vietato ma continua a essere utilizzato.

Il ruolo di Elon Musk e le speculazioni sull’acquisizione

Recentemente, alcune indiscrezioni hanno suggerito che Elon Musk, il controverso CEO di Tesla e proprietario di X (ex Twitter), potesse essere interessato ad acquistare TikTok. Tuttavia, queste voci sono state rapidamente smentite. Nonostante ciò, l’idea di una figura come Musk coinvolta in una trattativa simile ha alimentato il dibattito sulle possibili soluzioni per evitare il ban. La semplice diffusione di queste speculazioni sottolinea quanto sia alta l’attenzione mediatica e politica attorno al caso.

Musk, che ha già dimostrato un approccio provocatorio e non convenzionale nel gestire le sue aziende, avrebbe potuto rappresentare una figura interessante per mediare tra ByteDance e il governo americano. Tuttavia, il contesto geopolitico e la complessità delle relazioni tra Stati Uniti e Cina rendono improbabile una soluzione tanto semplice.

Il ruolo di Donald Trump

Poco dopo l’annuncio della Corte Suprema, Trump è intervenuto alla Cnn: «Alla fine spetta a me, quindi vedrete cosa farò. Il Congresso mi ha affidato la decisione, quindi sarò io a prenderla». L’ipotesi più concreta è quella di un ordine esecutivo per ritardare il blocco di 60-90 giorni. L’obiettivo sarebbe quello di intervenire nella trattativa in qualità di Presidente in carica, utilizzando questo periodo finestra per trovare una soluzione e consentire a TikTok di continuare a essere attivo negli Stati Uniti. Una presa di posizione evidentemente dettata dalla volontà di costruire un rapporto sempre più solido con il presidente cinese Xi Jinping.

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Allo stato attuale, comunque, la decisione della Corte Suprema è chiara: TikTok deve essere bandita. La palla adesso passa alla politica.





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