Cultura, Agrigento capitale. Il via con Mattarella mette finalmente la pace

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 Alla fine ci voleva lui, Sergio Mattarella, con la sua presenza a mettere pace ad Agrigento. Il Capo dello Stato è stato ieri in città per inaugurare l’anno delle iniziative per la Capitale Italiana della Cultura. 

“Nulla più di questa terra, è testimone del valore del succedersi delle civiltà. Uno degli intenti per Agrigento, in questo 2025, è non essere soltanto lo spettacolare palcoscenico della Capitale della Cultura, ma di costituire sollecitazione e spinta per tante altre realtà italiane», ha detto Mattarella rivolgendo un saluto anche agli abitanti di Lampedusa «che le ferite del nostro tempo hanno reso avanguardia della civiltà europea».

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Un lungo discorso quello del presidente della Repubblica che ha avuto al centro «natura, storia e cultura, che sono elementi del nostro patrimonio genetico. La ricchezza del nostro Paese – ha sottolineato – sta nella sua pluralità, nelle sue preziose diversità», ricordando però anche che le «risorse inestimabili rischiano di deperire senza cura adeguata». Un discorso in cui Mattarella ha citato il filosofo agrigentino Empedocle, ma anche Pirandello e Camilleri. «Per Empedocle, l’unità degli elementi era la scintilla della nascita di ogni cosa, la separazione invece era causa di morte». Un rimando al logo della manifestazione, «un simbolo che ripropone la necessità di ricomporre, rigenerare coesione, di procedere insieme. La percezione del bene comune – ha aggiunto il presidente della Repubblica – è cultura. É cultura il sapere di chi è aperto alla conoscenza del mondo, di chi ha sete di conoscere altri uomini, di chi sa che la vita è frutto dell’incontro».

C’è stato spazio poi anche per un omaggio da parte del capo dello Stato a due scrittori siciliani, Luigi Pirandello e Andrea Camilleri. «Con la sua sagacia, con la sua ironia, con le sue maschere, con la sua capacità di scavare nell’animo umano, un posto d’onore quest’anno spetta a Pirandello», ha detto Mattarella ricordando che «viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull’istante del presente. La tecnologia – ha sostenuto – pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo. Ad Agrigento, in Sicilia e in tutto il nostro Paese – ha detto ancora Mattarella – guardiamo con speranza a questo anno da vivere insieme con la voglia di accogliere, di conoscere, di dialogare, di compiere un percorso affascinante in compagnia degli uni degli altri». E per concludere il proprio discorso, il capo dello Stato ha preso in prestito le parole del poeta Thomas Eliot: «”Se smettiamo di credere al futuro, il passato cesserà di essere il nostro passato: diventerà il passato di una civiltà estinta“. Ricordare è fondamentale ma la storia è levatrice dell’avvenire. Il tema decisivo – ha concluso Mattarella – è come fare diventare la conoscenza, l’arte e la cultura, un bene comune, un patrimonio condiviso e una risorsa sociale».

SCHIFANI. «Agrigento, con l’isola di Lampedusa e i comuni della provincia, ha assunto come ispirazione, riferimento tematico e obiettivo di questo anno la relazione fra l’individuo, il prossimo e la natura, ponendo come fulcro l’accoglienza e la mobilità. Il programma delle iniziative presentato a un pubblico nazionale e internazionale è di grande interesse. Partendo dalla straordinaria eredità culturale del territorio, infatti, valorizza una variegata offerta culturale, nella quale tradizione, intersezioni e contaminazioni culturali consentono di definire una dimensione innovativa che guarda con fiducia allo sviluppo socio-economico che, con fatica ma con determinazione, la Sicilia ha già avviato». È questo uno dei passaggi centrali del saluto del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, nella cerimonia di apertura di Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025.

«Di assoluto rilievo – ha aggiunto il presidente Schifani, interrotto più volte da applausi – è il coinvolgimento attivo delle giovani generazioni, in una terra che troppe energie perde ancora a causa dell’emigrazione, affinché la cultura possa rappresentare un caposaldo della crescita personale e dell’intera comunità. Il titolo di Capitale della Cultura, che si è ormai consolidato dopo tante edizioni, offrirà ad Agrigento e all’intera Sicilia l’opportunità di rinsaldare e far conoscere le proprie radici, mostrandole agli italiani e agli stranieri che, siamo certi numerosi, verranno a visitarla».

«Da Agrigento, mentre nel Mediterraneo inizia a spirare un flebile vento di pace, la Capitale italiana della Cultura darà l’opportunità di far conoscere quell’incrocio di civiltà che è stato e che è – ha sottolineato – grazie alla capacità di comporre le differenze, di metterle a sistema, di ricondurre le antitesi a sintesi proprio attraverso la cultura e la sua bellezza senza tempo».

«Il governo della Regione – ha continuato il governatore – ha avviato un’azione preparatoria di questo anno particolare promuovendo il concerto natalizio trasmesso dalla Valle dei templi in televisione. Un evento che ha avuto un significativo successo a livello nazionale. Il rilevante sostegno finanziario offerto dalla Regione è giustificato dalla convinzione che questo importante investimento culturale sia una straordinaria opportunità per tutta la Sicilia, così come lo sarà Gibellina prima Capitale italiana dell’Arte contemporanea nel 2026». «Ad Agrigento, di fronte a questo suggestivo “mare africano, immenso e geloso”, inizia oggi un nuovo cammino. E sarà intersecato da opportunità che occorre cogliere, da sogni operosi da trasformare in nuove iniziative culturali ed imprenditoriali, sorrette dall’impegno per realizzazioni concrete. Questa antica Città – ha proseguito Schifani – come la Sicilia intera, è culla della cultura, della civiltà, della filosofia, della letteratura, del diritto, pur se tra le tremende contraddizioni delle difficoltà economiche e del peso della criminalità mafiosa, i due angeli neri dai quali ci stiamo progressivamente affrancando con una scelta di popolo che si è alimentata col sacrificio di eroi che hanno offerto la loro vita. Pirandello diceva di esser nato in Sicilia e che qui “l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte”». «Proprio partendo dalla consapevolezza di sé, del proprio retaggio storico, dell’immensa eredità culturale ricevuta, del prezioso ecosistema da preservare e tramandare alle future generazioni – ha concluso il presidente Schifani – ci si deve aprire all’altro, alla comunità, alla natura, al confronto, spesso misterioso, con la diversità (culturale, religiosa, etnica), alla natura. Una visione relazionale, di accoglienza, di dialogo che è l’antico retaggio di un’identità plurale condivisa. Noi in Sicilia facciamo così da secoli. Ed Agrigento potrà essere ancora una volta testimonianza ed emblema dalla cultura siciliana ed italiana».

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