Il legame tra moda e brutalismo

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The Brutalist, film di Brady Corbet premiato ai Golden Globes 2025 e candidato ai prossimi Oscar, offre uno spaccato unico sul potere dell’architettura post-bellica e sulla sua capacità di influenzare l’arte e la cultura. Con una trama che ruota attorno alla vita di un architetto ungherese negli Stati Uniti del dopoguerra, il film è un omaggio alla resilienza umana e all’ambizione creativa. Questa stessa tensione tra forza e vulnerabilità si riflette nella scelta delle architetture brutaliste come sfondo per espressioni culturali e artistiche.

L’incontro tra brutalismo e cultura contemporanea

Il brutalismo, nato negli Anni ‘50 in Inghilterra, si distingue per la sua estetica essenziale e l’uso innovativo del cemento a vista. Tali caratteristiche, unite a una forte attenzione alla funzionalità, hanno reso le strutture brutaliste un simbolo di modernità e resilienza. In questo approfondimento analizziamo cinque delle più iconiche opere scelte dalla moda, esplorandone il contesto storico, le peculiarità architettoniche, e il loro significato culturale.

Floragatan 13, Stoccolma

Originariamente costruito come ambasciata cecoslovacca nel 1972 dall’architetto Jan Bocan, Floragatan 13 è oggi un simbolo di adattamento e rinascita. Situato in una zona residenziale di Stoccolma, l’edificio è caratterizzato da unlinguaggio brutalista puro, con muri di cemento grezzo e linee geometriche pulite. La ristrutturazione che lo ha trasformato nel quartier generale di Acne Studios ha rispettato l’estetica originale, introducendo elementi contemporanei che celebrano l’artigianato e l’innovazione. Il progetto è stato arricchito da collaborazioni con artisti e designer internazionali. Gli interni includono opere di Max Lamb e Daniel Silver, che hanno integrato materiali grezzi e dettagli artistici, come sedute scolpite nella pietra e collage tessili. Ogni piano è stato concepito per favorire la creatività, con spazi sociali che si sviluppano attorno al cortile centrale e una mensa ospitata nell’ex cinema, un ambiente che riflette la funzionalità e la convivialità tipiche del movimento.

National Theatre, Londra

Nel 2024, Burberry ha scelto questa location per presentare la sua collezione Estate 2025, enfatizzando il contrasto tra la leggerezza dei capi e la solidità della struttura. Progettato da Sir Denys Lasdun e completato nel 1976, è una delle strutture brutaliste più iconiche del Regno Unito. Situato sulla South Bank del Tamigi, l’edificio si distingue per il suo design a terrazze sovrapposte, che crea una composizione dinamica e scultorea. L’uso del cemento a vista, lavorato con grande attenzione ai dettagli, dona una qualitàtattile alla struttura. Le ampie terrazze e le passerelle collegate sottolineano l’idea di accessibilità e comunità, mentre gli interni, con il loro aspetto cavernoso e intimo, offrono un contrasto sorprendente con l’esterno monumentale. Le ristrutturazioni recenti hanno migliorato la funzionalità degli spazi senza compromettere l’integrità del progetto originale. Oggi il National Theatre rappresenta non solo un luogo di cultura, ma anche un esempio di come il brutalismo possa essere reinterpretato per soddisfare le esigenze contemporanee.

Palais de Tokyo, Parigi

Costruito nel 1937 in occasione dell’Esposizione Universale, il Palais de Tokyo è un capolavoro architettonico che ha saputo evolversi nel tempo. Inizialmente concepito in stile modernista, è stato oggetto di ristrutturazioni che ne hanno accentuato il carattere brutalista, soprattutto nell’uso del cemento a vista e nella flessibilità degli spazi interni. L’edificio si distingue per la sua facciata imponente e le scale monumentali, che si affacciano sulla Senna, creando un dialogo continuo tra interno ed esterno. Il rinnovo del 2012, guidato da Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal, ha enfatizzato la matericità del cemento e la trasparenza delle superfici, rendendolo uno spazio ideale per le esposizioni. All’interno, il Palais offre un ambiente grezzo e volutamente incompiuto, che contrasta con la raffinatezza delle opere esposte. Le sue gallerie sono state progettate per favorire l’interazione tra le opere e l’architettura, rendendolo un punto di riferimento per l’arte contemporanea e un simbolo di Parigi. Questo edificio ha ospitato sfilate memorabili di Rick Owens, Issey Miyake, Paco Rabanne e Armani Privé, che hanno trovato nell’estetica del Palais de Tokyo una scenografia perfetta per le loro collezioni.

Barbican Centre, Londra

Il Barbican Centre è il cuore di un ambizioso progetto di rigenerazione urbana avviato negliAanni ’50, dopo i devastanti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Ideato dagli architetti Chamberlin, Powell e Bon, il Barbican combina torri residenziali, spazi verdi e un centro culturale, creando un microcosmo urbano che è diventato un punto di riferimento per l’architettura brutalista. Il centro culturale, completato nel 1982, ospita teatri, gallerie, una sala concerti e persino un giardino pensile. Le superfici di cemento grezzo, lavorate con casseforme in legno, creano un effetto texturizzato che contrasta con gli elementi naturali, come il lago artificiale e le aree verdi. La progettazione modulare degli interni riflette l’attenzione alla funzionalità, mentre le passerelle sopraelevate e i percorsi pedonali integrano il Barbican nel tessuto urbano. Tra i brand di moda che hanno scelto il Barbican ci sono stati Roksanda, che ha presentato la collezione Primavera-Estate 2024, e Di Liborio, durante la London Fashion Week 2017.

Politecnico di Milano – Facoltà di Architettura

La Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, progettata da Vittoriano Viganò e Fabrizio de Miranda, è un esempio straordinario di brutalismo italiano. Realizzato tra gli Anni ’60 e ’70, l’edificio utilizza acciaio e cemento per creare una struttura modulare e flessibile, idonea per adattarsi alle esigenze di una comunità accademica in crescita. MSGM ha utilizzato questa struttura come scenografia per la collezione Autunno-Inverno 2023, ispirata al mondo universitario. Il cortile centrale, ribassato rispetto al livello stradale, funge da fulcro dell’intero complesso, favorendo l’interazione e lo scambio culturale. Le passerelle sospese e le scale elicoidali in cemento aggiungono una dimensione scultorea agli spazi, mentre le grandi vetrate offrono una connessione visiva con l’esterno. Viganò ha concepito l’edificio come un “manifesto” del design onesto, dove ogni elemento strutturale è lasciato a vista per celebrare la sincerità costruttiva. La sua attenzione al dettaglio e l’uso innovativo dei materiali hanno reso la Facoltà un punto di riferimento per l’architettura moderna.

Alessia Caliendo

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