Lavori da incubo, la storia di Jessica: project manager con un contratto da colf

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Prosegue con la storia di Jessica la serie di articoli che Umbria24 dedica ai racconti dei giovani umbri alle prese con un mercato del lavoro dove non mancano casi di sfruttamento, paghe da fame, mancate tutele e così via. Per raccontare la vostra esperienza contattateci attraverso i canali social di Umbria24 oppure mandate una mail a redazione@umbria24.it o umbria24tr@gmail.com

di Ilaria Alleva

Jessica ha poco meno di 30 anni quando arriva il Covid in Italia. Per una serie di circostanze, nel 2020 si è ritrovata ad essere assunta per la ristrutturazione di una casa nella campagna umbra che avrebbe dovuto essere trasformata in un Airbnb. Da subito, però, il padrone di casa che l’ha assunta si dimostra una persona poco affidabile: «Prima mi ha fatto aprire la p.iva, poi dopo pochi giorni me l’ha fatta chiudere facendomi un contratto da colf di a malapena 800 euro, dicendomi che avrei dovuto occuparmi io stessa di versarmi i contributi».

Il lockdown Le chiusure per la pandemia hanno colto Jessica di sorpresa: si è ritrovata completamente da sola a dover ristrutturare un appartamento. «Facevo tutto io, incluso il profilo di Airbnb. Il padrone di casa mi aveva detto che per lui era più comodo che gestissi tutto dal profilo che avevo sempre utilizzato». Si è disfatta dei mobili e ha riarredato la casa, ha rimodernato sia gli interni che gli esterni, ma in quel periodo non c’erano turisti. Così Jessica decide di aderire a un progetto di solidarietà e di ospitare due infermieri che lavoravano nelle vicinanze. Tuttavia, gli inquilini si rivelano piuttosto difficili: «Le litigate tra loro erano continue ed erano violente, sia verbalmente che fisicamente. Le condizioni della casa quando il lockdown è finito erano pietose: i cani avevano urinato ovunque, anche sui materassi nuovi, e i danni ammontavano a centinaia di euro. Ho dovuto rivolgermi a un avvocato per farmi ridare i soldi».

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Fraintendimenti Jessica ricomincia daccapo a ristrutturare sia il proprio appartamento che quello che ha in gestione, quando all’improvviso le arriva una telefonata dal padrone di casa: «Era infuriato perché il nome dell’host su Airbnb era il mio, come se si fosse dimenticato di avermi chiesto di utilizzare il mio account. Gli propongo di creare un nuovo account, come avevo già fatto all’inizio, e di mettere lì l’annuncio, ma urla che stavo cercando di rubargli la casa e che non mi dovevo permettere di parlargli a quel modo». Il padrone di casa le riattacca il telefono in faccia e subito dopo chiama il compagno di Jessica per comunicargli che lei è licenziata e che devono lasciare la casa. Dopo poco richiama Jessica per chiederle con insistenza il numero di sua madre, ma non vuole dirle a cosa gli serve.

Il ricatto «Alla fine, in qualche modo, deve averlo trovato comunque, perché pochi giorni dopo mia madre mi inoltra un audio inviato in cui lui le comunica che sono stata licenziata (ancora non lo aveva detto a me direttamente), e che sarebbe “passato sopra alle migliaia di euro di danni materiali e morali” che diceva fossero stati fatti da me e dal mio compagno, dentro e fuori all’abitazione». Danni ovviamente non esistenti. Non contento, il titolare di casa tenta di estorcere 3mila euro alla mamma di Jessica per riparare la sua auto, incidentata mesi prima, cercando di imputare l’incidente a Jessica stessa.

La denuncia La misura è colma, e Jessica si rivolge all’ispettorato del lavoro, fornendo decine di email e messaggi «mostrando che non solo questa persona mi aveva assunto con un contratto che non rispecchiava le mie mansioni reali, ma che non mi aveva mai versato i contributi che mi spettavano». All’udienza con l’ispettorato, il padrone di casa si rovina con le proprie mani: insulti e calunnie durano mezz’ora, addirittura c’è l’insinuazione che Jessica fosse in combutta con i due infermieri che avevano utilizzato l’appartamento. «L’ispettorato alla fine mi da ragione, costringe il capo a pagare non solo i contributi mancanti, ma anche ad integrare lo stipendio che mi aveva dato per adeguarlo alle mansioni di un project manager». Usciti dalla stanza, l’uomo tenta ancora di aggredire Jessica, che a questo punto gli dice che se non la finisce chiamerà i carabinieri. La minaccia dell’intervento delle forze dell’ordine ha definitivamente allontanato il titolare da incubo.

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