Subentrava a Bruno Chimirri, che era stato il rappresentante del collegio elettorale serrese nella XXIII legislatura, Luigi di Francia (Napoli, 18 giugno 1866 – Roma, 4 febbraio 1929) eletto alla Camera dei Deputati in seguito alle prime elezioni a suffragio universale maschile (con votazioni a doppio turno il 26 ottobre e il 2 novembre del 1913) che sarebbero state anche le elezioni in cui si concludeva la storia del collegio elettorale di Serra San Bruno (e la XXIV legislatura, aperta il 27 novembre 1913 e chiusa il 29 settembre 1919, sarebbe stata, sembra appena il caso di osservarlo, la legislatura della Grande Guerra). Storia del collegio elettorale che era cominciata con l’VIII legislatura e con il primo parlamento eletto dopo l’unificazione nazionale (del collegio uninominale di Serra, mantenuto sino alla XIV legislatura, facevano parte i circondari della medesima Serra San Bruno e di Badolato, Davoli e Arena) ed era proseguita, dopo la parentesi dei collegi plurinominali dalla XV alla XVII legislatura, a partire dalla XVIII con un collegio che comprendeva i comuni di Arena, Acquaro, Dasà, Dinami, Brognaturo, Fabrizia, Nardodipace, Mongiana, Simbario, Spadola, Davoli, San Sostene, Sant’Andrea, Satriano, Badolato, Guardavalle, Isca, Santa Caterina, oltre, ovviamente, alla stessa Serra.
Luigi di Francia e i problemi della Calabria (con una bacchettata di Mastro Bruno Pelaggi)
Dopo la prima elezione nel 1913, il marchese Di Francia venne eletto tra i deputati della circoscrizione di Catanzaro nella legislatura XXV e andò a sedere in Parlamento tra gli scranni del gruppo Liberale, mentre subentrò, per la XXVI legislatura, a Enrico Molè, la cui elezione venne annullata in seguito alla rettifica dei voti ottenuti, prendendo posto nel gruppo parlamentare Agrario insieme con Guido Compagna, altro eletto per tale gruppo nella circoscrizione calabrese. Come ha ricordato Fulvio Mazza, “apparteneva a una famiglia tra le maggiori e più influenti dell’aristocrazia catanzarese, presente in più centri della provincia” e nel percorso politico che intraprese non emerse certo per la qualità del suo profilo di parlamentare: “Privo di una solida caratura politica – è ancora Mazza a sottolinearlo – offriva coperture a gruppi e a personalità della vita politica locale alternativi a quelli che l’avevano gestita nel primo quindicennio del Novecento”. Non mancò di satireggiare sul Di Francia, in una sua poesia, Mastro Bruno Pelaggi, che, in difesa di Chimirri e in polemica con la candidatura del medico socialista Tiberio Evoli, ne richiamò, nominandolo con il titolo nobiliare, il fallimento in una precedente competizione elettorale:
Chmirri è calamita
Chi cca’ ‘ndi tira a tutti.
Vinivi mu ti futti
A ‘stu pajsi?
Ca’ vinna lu Marchisi
Griguraci e Cassibili
Pi tutti fu ‘mpossibili
l’affari.
Pirdiru li dinari
Criju ca lu sapivi;
Pi chi cazzu vinivi
Mu ti frusti?
Laureato in Legge, si segnalò, nella XXIV e nella XXV legislatura, soprattutto per le interpellanze che riguardarono, prevalentemente anche se non esclusivamente, problemi legati ai lavori pubblici da attuare o completare nel territorio calabrese e in particolare nell’area della provincia catanzarese e nelle ultime due legislature del suo incarico parlamentare fu, come ricorda Jole Lattari Giugni, commissario della Giunta per le petizioni (XXV legislatura) e componente della Commissione della Pubblica Istruzione e delle Belle Arti (XXVI legislatura). Tali interpellanze, pur nella limitatezza dei loro orizzonti geografici e politici, hanno, tuttavia, il merito di fornire una piccola radiografia di alcuni problemi di un certo rilievo per la vita quotidiana, con i quali le popolazioni calabresi del tempo erano costrette a misurarsi. Nella tornata dell’1 marzo 1915, per esempio, Di Francia rivolse al ministro dei Lavori Pubblici una serie di interrogazioni riguardanti strade, movimenti franosi nel territorio della provincia di Catanzaro e lavori di bonifica in un’area fluviale. Con una prima interrogazione chiese di sapere per quali ragioni si ritardassero i “lavori di consolidamento delle frane nell’abitato di Satriano, con grave danno del paese e con danno dell’Erario che dovrà sobbarcarsi a spese maggiori per quanto sarà più lungo il ritardo”, ricevendo in risposta, da parte del sottosegretario Visocchi, l’assicurazione che era pronto il consolidamento della frana Cretari con spesa prevista di 108.000 lire insieme con l’ammissione che lo stesso non aveva “potuto aver corso per momentanea deficienza di stanziamento di bilancio”. Il medesimo sottosegretario, in risposta a una seconda interrogazione, garantiva che il ministero, senza attendere la formale approvazione del contratto per l’appalto dei lavori dal burrone Mungioi al burrone Subbartolo della strada Chiaravalle-Guardavalle, avesse già disposto la consegna dei lavori alla ditta appaltatrice e che, di conseguenza, l’inizio dei lavori non potesse tardare. Venivano, invece, rimandati a data da destinarsi i lavori di costruzione della strada Dinami-Monsoreto, stante la gradualità dell’attuazione della legge a favore della Calabria e considerato che anticipare l’esecuzione di tale opera avrebbe significato ritardare altri interventi, riconosciuti di maggiore urgenza in base a “criteri rigorosamente oggettivi”.
Interventi per l’area delle Serre: una strada per Nardodipace, la bonifica dell’Ancinale e una diga per Brognaturo
Un’ulteriore interrogazione del Di Francia riguardava la realizzazione del progetto di una strada tra Caulonia e Nardodipace, “comune quest’ultimo affatto isolato, lontano da qualunque centro abitato almeno 15 chilometri, a cui nei mesi invernali manca pure l’unica via mulattiera” e a essa veniva risposto che per tale strada, comportante “l’ingente spesa di circa un milione”, si sarebbe cercato di provvedere all’inizio del successivo esercizio finanziario, mentre si comunicava al deputato interrogante “che si è disposto, perché più urgente, lo studio dell’altra strada interessante il comune di Nardò di Pace e diretta alla frazione Ragonà; e si confida che il relativo progetto potrà essere quanto prima allestito”. Una nuova interpellanza era indirizzata a conoscere notizie in merito agli imprescindibili lavori di bonifica del fiume Ancinale, che dalle montagne di Serra San Bruno sfocia a Soverato, come accadeva per “la diga presso l’abitato di Brognaturo (che impedirebbe un immenso danno di allagamento annuale di quel povero comune) e l’altra a monte della linea ferroviaria del Jonio, che eviterebbe la devastazione annuale di ubertose proprietà”, ma a essa il sottosegretario Visocchi replicava in maniera interlocutoria, appellandosi a studi per il progetto di massima “da tempo iniziati” e informando l’interpellante, a proposito della diga a difesa di Brognaturo, che “si è incaricato l’ufficio del Genio civile, al quale è affidato lo studio della sistemazione del fiume, di accertare la urgenza e la possibilità della invocata difesa in relazione al piano organico dei lavori di sistemazione del bacino montano del fiume”. Accantonando i problemi legati ai lavori pubblici, nella tornata del 6 marzo 1915 il deputato interrogò il ministro dell’Interno per chiedere se non credesse necessario, “secondo la proposta delle autorità locali, impiantare il telegrafo per ragioni di pubblica sicurezza” nel comune di Nardodipace. Proposta che trovò riscontro nella generica promessa, per voce del sottosegretario Celesia, di provvedere, qualora si fosse verificata un’economia nel fondo apposito, “all’impianto di uffici telegrafici, a totali spese dello Stato, nei vari comuni da tempo prenotati, e pei quali si è riconosciuta la necessità di provvedere alla istituzione di tali uffici, per motivi di pubblica sicurezza”. Ma ai lavori pubblici sempre ritornavano le attenzioni del Di Francia con un’ulteriore richiesta sulla strada Monsoreto-Dinami, un’interpellanza sul ritardo della strada da Arena verso Dasà (visto che Arena, era il suo commento testuale, “capoluogo di mandamento, non è unita a nessun paese neanche dello stesso mandamento suo”), un quesito sui lavori di consolidamento di una frana nell’abitato di Badolato. Un’incursione negli atti parlamentari del 1917 ci consegna, da ultimo, un Di Francia una volta tanto lontano dai problemi del suo territorio. Una prima interrogazione, indirizzata al ministro della Guerra, interpellava in merito a una questione legata ai trasferimenti dei “militari di milizia territoriale appartenenti a classi anziane (1876-1878) e permanentemente inabili alle fatiche di guerra”, mentre un’interpellanza successiva poneva il problema del “trattamento di sperequazione per cui agli impiegati richiamati alle armi e coprenti il grado di sottufficiale, non viene corrisposta l’indennità caroviveri, loro spettante […]”. Con l’interrogazione presentata nella tornata del 12 giugno 1918, tuttavia, erano di nuovo le questioni territoriali a tornare in campo, “per sapere quali opere siano state costruite o appaltate in Calabria a seguito della legge 7 aprile 1917, n. 601”. In questo caso, tuttavia, l’intero territoriale regionale e non i più circoscritti problemi di alcune parti dell’area di riferimento del deputato.
*Storico, antropologo e scrittore, cura per il Vizzarro la rubrica Nuvole
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