Al Nord Est serve una scuola per l’impresa del vino

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Negli ultimi mesi l’economia italiana ha scoperto di avere un grosso problema. Si tratta della tenuta competitiva di una parte rilevante dell’industria domestica, che da 22 mesi a questa parte registra un calo della produzione. Come già discusso da vari analisti, i settori maggiormente penalizzati sono l’automotive e l’industria del bianco, dove in entrambi i casi la contrazione industriale su base annua supera ampiamente la doppia cifra.

Non tutto il Made in Italy è però in difficoltà. Il settore farmaceutico, ad esempio, continua a crescere nei mercati internazionali e rappresenta, secondo recenti analisi Istat, il vero traino delle esportazioni italiane con oltre 50 miliardi di esportazioni nel 2024.

Assieme al settore farmaceutico, va registrata la tenuta competitiva del settore vitivinicolo. Sempre secondo l’Istat, le esportazioni di vino italiane hanno superato gli 8 miliardi di euro nel 2024, segnando una crescita del 5% rispetto al 2023.

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Nonostante sia doveroso ricordare come il 2023 sia stato un anno complicato per le esportazioni di vino italiano (-7% di valore esportato nei cinque principali mercati di esportazione su base annua), le recenti stime elaborate per l’anno appena concluso mettono in evidenza delle performance economiche incoraggianti. Analizzando più nel dettaglio la composizione delle esportazioni di vino, osserviamo come una parte rilevante dell’export sia generata dalla categoria spumanti con oltre due miliardi di euro.

All’interno di questa specifica categoria, è bene ricordare che il Prosecco genera circa il 75% del totale export spumanti, con un valore che supera il miliardo e mezzo di euro. Parliamo dunque di una delle attività economiche più importanti a Nord Est, con un raggio di azione che coinvolge diverse province e con diverse intersezioni con alcune delle principali filiere industriali regionali, come la meccanica e la produzione di vetro.

Giusto dunque festeggiare e stappare una bottiglia? Per molti aspetti sì, anche se non mancano le complessità. Mentre il Prosecco corre, i vini rossi fanno i conti con un mercato che sembra essere sempre meno interessato a questa specifica categoria di prodotto. La tendenza del consumo globale si sta allontanando dal vino rosso, in parte a causa dei gusti delle nuove generazioni.

Pur non essendo il Nord Est una delle prime aree di produzione di vino rosso in Italia, esistono diversi produttori di eccellenza in Veneto e Friuli Venezia Giulia che rischiano di pagare a caro prezzo queste nuove tendenze di consumo.

Rafforzare il posizionamento globale dei vini rossi regionali nella fascia di mercato medio-alta appare una strategia sensata e coerente con il valore e il costo della produzione locale, ma non è priva di complessità. La penetrazione di nicchie di mercato sofisticate richiede infatti il presidio sempre maggiore di una serie di attività a valle, come il marketing, la distribuzione e il servizio post-vendita. E dato che molte delle imprese vitivinicole regionali sono micro o piccole aziende, investire con continuità nel presidio diretto del mercato è una strategia spesso fuori portata.

Un importante alleato in questo senso può arrivare dal mercato, ed in particolare da nuove attività imprenditoriali che si dedicano specificamente al presidio del mercato nella filiera del vino. Penso ad esempio ad Ethica Wines, azienda specializzata nell’importazione e nella distribuzione di vini italiani in Usa e guidata dal trevigiano Paolo Bressan; oppure a Raró, startup di Rovigo fondata da Giorgio Soffiato che si dedica alla scoperta e alla commercializzazione di vini rari e di nicchia in Italia e all’estero.

Laddove non arrivano le imprese produttrici con risorse interne, molto possono fare nuove attività imprenditoriali “plug-in”, ossia imprese che iniettano nuove tecnologie e opportunità di mercato nelle imprese produttrici tradizionali.

È proprio in questo senso, infatti, che potrebbe prendere corpo una nuova traiettoria di sviluppo imprenditoriale per il vino a Nord Est. Dopo la forte crescita registrata dal Prosecco negli ultimi quindici anni, è tempo di pensare ad un modello imprenditoriale per il prossimo decennio, facendo leva sulle competenze produttive esistenti e intercettando le nuove sfide che arrivano dal mercato globale: cambio climatico e sensibilità al tema ambientale; nuove tendenze di consumo e sviluppo di vini alcol free; presidio di nicchie internazionali sofisticate e investimenti nelle attività di branding, comunicazione, distribuzione e servizio post-vendita.

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Da dove iniziare? Dalla creazione di una scuola per l’impresa del vino a Nord Est. Se le scuole di enologia sono state funzionali a supportare lo sviluppo della produzione vitivinicola dagli anni ’80 ad oggi, la creazione di una scuola per l’imprenditorialità nel vino può diventare l’asset centrale per disegnare il futuro di uno dei settori cardine dell’economia nordestina. 



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