L’amministratore delegato del gruppo:«Vorremmo potenziare la nostra flotta di aerei Neos, ma Boeing fatica a smaltire gli ordini». I ricavi del gruppo in crescita a quasi 2,1 miliardi: la Borsa e le collaborazioni industriali
«Abbiamo 78 anni come la Ferrari e siamo ancora sul mercato: è quasi un unicum nell’industria del turismo». Gabriele Burgio è presidente e amministratore delegato di Alpitour World, gruppo italiano che è proprietario del più grande tour operator del Paese, gestisce 25 hotel e controlla la compagnia aerea Neos con i suoi 248 piloti e 672 assistenti di volo. Da qualche tempo l’azionista di controllo, Tamburi Investment Partners, sta studiando opzioni straordinarie per la società: la quotazione è la via maestra, ma non sono da escludere aggregazioni con altre realtà industriali. Nel mentre , Alpitour World prosegue il suo percorso.
Come è andato l’ultimo bilancio?
«Il fatturato consolidato del gruppo ha sfiorato i 2,1 miliardi, in aumento del 7% rispetto al 2023, che era già stato un anno eccezionale per il turismo dopo il blocco della pandemia. Abbiamo trasportato 2,3 milioni di passeggeri con Neos, di cui 206 mila turisti stranieri in Italia, e toccato il milione di clienti con i 5 marchi del tour operator, circa 240 mila dei quali hanno scelto come destinazione l’Egitto. E dire che l’anno era iniziato male…»
Perché?
«Dopo lo scoppio della guerra fra Israele e Hamas c’è stato un crollo delle prenotazioni in Egitto. All’inizio, ero molto preoccupato. Poi, piano piano, l’interesse per l’Egitto è tornato e durante l’estate la ripresa è stata importante: dopo 12 anni alla guida di Alpitour World posso dire che, di norma, lo choc da conflitto dura circa sette settimane, dopodiché i flussi turistici riprendono. Nel frattempo, noi siamo stati veloci a reagire, proponendo destinazioni alternative come Capo Verde e la Repubblica Dominicana: è il grande vantaggio di avere una compagnia aerea di proprietà».
Che intende?
«Possiamo riprogrammare e modificare le destinazioni di Neos senza esser vincolati da contratti con altre compagnie aeree. La flessibilità nella scelta delle mete e la diversificazione dei prodotti ci rendono in certo modo immuni alle crisi geopolitiche».
E per il 2025 quali sono le attese?
«È partito bene, nonostante l’aumento dei prezzi del petrolio e il rafforzamento del dollaro. Secondo il World Travel & Tourism Council, nel 2025 e nel 2026 l’industria del turismo crescerà fra il 3 e il 5% a livello globale e nel 2030 il numero di viaggi raddoppierà rispetto al 2024, da uno a due miliardi. D’altra parte, il turismo sta scalando posizioni nella gerarchia delle priorità di spesa delle famiglie che sono alla ricerca di esperienze: preferiscono investire sui viaggi anziché sui beni durevoli come l’auto».
Quale è l’impatto sul turismo di questa revisione della spesa?
«Si stima che, non appena raggiunge i 35-40 mila dollari di reddito complessivo, una famiglia inizia a viaggiare. Dal momento che molte famiglie nel mondo stanno superando questa soglia – si pensi alla Cina prima e ora all’India – la domanda di turismo è destinata ad aumentare significativamente. La questione è se l’offerta riuscirà a stare dietro».
Cioè?
«Aeroporti, aerei, ferrovie sono già al limite. Servirebbe potenziarle per sostenere la crescita attesa dei flussi turistici ma i tempi di progettazione, realizzazione e consegna delle infrastrutture sono molto lunghi. Ce ne stiamo accorgendo con Neos».
Perché?
«Vorremmo da tempo potenziare la flotta, portandola da 16 a 19 aerei: dopo anni, forse riusciremo a ottenere il diciassettesimo solo ad aprile. Le difficoltà di Boeing stanno rallentando le consegne: il gruppo statunitense ha oltre 6.000 ordini arretrati ma nel 2024 ha prodotto 348 jet di linea. Si sta quindi creando un’enorme domanda di aerei di seconda mano. Ma ci sono anche altre “infrastrutture turistiche” molto richieste…».
Quali?
«Gli hotel di lusso. L’offerta di cinque stelle in Italia è aumentata del 35%, ma non è ancora sufficiente a soddisfare la domanda di un turismo che si va sempre più polarizzando fra offerta di fascia alta e bassa. Basti pensare che i nostri otto alberghi a cinque stelle hanno registrato nel 2024 un tasso di occupazione del 73%. Vorremmo perciò rafforzare la nostra offerta in questo ambito, portando a 10 le strutture gestite dal nostro marchio di lusso VRetreats. Ma c’è tanta concorrenza».
Da parte di chi?
«I grandi fondi, specialmente statunitensi, sono a caccia di strutture tanto che l’anno scorso hanno rappresentato l’80% del totale investito sugli hotel italiani. I prezzi delle strutture stanno quindi salendo, non solo per i clienti».
In che senso?
«I costi dei contratti di management di un hotel a cinque stelle (quelli con cui il proprietario dell’edificio ne affida la gestione a una catena, ndr) sono triplicati rispetto al 2019. Spesso, poi, i fondi di investimento Usa finiscono per affidare le loro strutture a insegne internazionali, se non altro per “prossimità” e affinità culturale».
Come affrontare l’overtourism?
«L’aumento del turismo è pazzesco, nonostante la Cina abbia disincentivato i viaggi all’estero per rilanciare l’economia domestica. C’è il rischio che finisca per snaturare l’identità delle città, svuotando i centri e omologando l’offerta. Non credo però che la soluzione sia introdurre limiti alle presenze o aumentare prezzi e tasse: altrimenti la visita di Venezia o Firenze verrebbe riservata ai soli turisti ricchi».
Che fare allora?
«Da un lato, sarebbe utile una migliore programmazione: in Francia, per esempio, le vacanze invernali sono scaglionate in quattro settimane diverse a seconda della zona per evitare il sovraffollamento. Dall’altro, si può agire sulla leva del prezzo per destagionalizzare il turismo, rendendo per esempio più conveniente visitare Venezia in inverno. E in questo la tecnologia può aiutare».
A questo proposito, che ruolo avrà l’intelligenza artificiale nel turismo?
Sicuramente velocizzerà il lavoro e consentirà di rispondere più rapidamente alle domande dei clienti e degli agenti di viaggio. In Alpitour World abbiamo un gruppo di specialisti dedicati all’AI che ha sviluppato un’assistente virtuale AlpiGpt e sta lavorando su altre soluzioni per migliorare il servizio.
Nel piano di investimenti prevedete anche acquisizioni?
Dopo la crisi pandemica abbiamo intrapreso un piano di razionalizzazione finanziaria che ci ha portato, fra l’altro, a cedere al gruppo indiano Tbo la piattaforma di viaggi Jumbonline perché quel mercato è dominato dai colossi internazionali. Il piano si concluderà quest’anno e dal 2026 inizieremo a guardarci intorno.
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