È stato pubblicato, a cura del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti, il documento “Primo esame della direttiva «Prestazione energetica nell’edilizia» e meglio conosciuta come «Direttiva case green»” a commento della direttiva europea 2024/1275 approvata in via definitiva il 12 marzo 2024 dal Parlamento europeo e il 12 aprile 2024 dall’ECOFIN e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea dell’8 maggio 2024 serie L (si veda l’apposita Scheda).
Il presupposto della direttiva è il contrasto ai cambiamenti climatici, causa di disastri naturali sempre più evidenti, di riduzione della biodiversità di piante e animali, di scarsa produttività dei raccolti nonché di innalzamento delle temperature medie.
Al riguardo gli studi scientifici individuano che tali eventi sono conseguenza dell’aumento delle emissioni di gas serra (GHG) derivanti dalla produzione di energia per l’attività umana e che l’Unione europea, nel 2015, è stata il terzo produttore mondiale di tale gas.
Poiché il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici richiede circa il 40% di tutta l’energia consumata nell’Unione europea e produce il 36% delle emissioni di gas serra legate a tale produzione, la direttiva ha come scopo, attraverso il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, di ridurre le emissioni di gas serra raggiungendo, entro il 2050, un parco immobiliare a zero emissioni.
La norma, nata nel 2021 con degli obblighi molto stringenti in capo ai singoli Stati membri, è stata decisamente ammorbidita nell’iter legislativo prevedendo, attualmente, che siano i singoli Stati a stabilire i piani per la riduzione dei consumi dei fabbricati e le soglie da rispettate.
In ogni caso, a partire dal 28 maggio 2024 – data di entrata in vigore della norma – i Paesi membri hanno due anni di tempo per recepire la direttiva e presentare i piani di ristrutturazione del proprio parco immobiliare.
I singoli Stati membri devono, infatti, fare una “fotografia” delle prestazioni energetiche del patrimonio edilizio all’anno 2020 prevedendo una “tabella di marcia” per efficientare gli edifici esistenti ed arrivare, entro il 2050 ad “emissioni zero” ovvero privi di emissioni in loco di carbonio da combustibili fossili.
Per quanto riguarda gli edifici di nuova costruzione, questi dovranno rispettare tale requisito già a partire dal 1° gennaio 2028, se si tratta di immobili di proprietà di enti pubblici, mentre, per tutti gli altri, la data è fissata al 1° gennaio 2030.
Invece gli adempimenti per gli edifici esistenti sono diversificati a seconda che la destinazione sia residenziale o meno.
Per i primi, entro il 2030, occorrerà che complessivamente si riduca del 16% il consumo di energia, percentuale che dovrà salire al 20%-22% entro il 2035 è così via fino al 2050.
Viceversa, per gli edifici non residenziali, viene mantenuta, per il 2030, la percentuale del 16% innalzandola al 26% per l’anno 2033.
Alla base delle analisi e delle verifiche verranno utilizzati gli attestati di prestazione energetica (APE) che dovranno essere elaborati sulla base di un modello unico per tutti gli Stati e raccolti in una “banca dati nazionale della prestazione energetica nell’edilizia” liberamente consultabile.
L’efficientamento energetico degli edifici dovrà avvenire attraverso interventi di miglioramento degli impianti e “ristrutturazioni profonde”. A tal fine gli edifici saranno dotati di un “passaporto di ristrutturazione” definito come una “tabella di marcia su misura per la ristrutturazione profonda di un determinato edificio, in un numero massimo di fasi che ne miglioreranno sensibilmente la prestazione energetica”.
Inoltre sono previsti degli “sportelli unici per la prestazione energetica nell’edilizia” finalizzati a fornire consulenza tecnica e finanziaria nonché un supporto globale che possa coprire le diverse fasi del progetto di ammodernamento.
Per poter ottemperare a tali prescrizioni i singoli Stati dovranno predisporre finanziamenti, misure di sostegno ed altri strumenti idonei, come prestiti per l’efficienza energetica e mutui ipotecari per la ristrutturazione degli edifici. Dovranno essere previsti anche incentivi fiscali quali aliquote fiscali ridotte sui lavori e sui materiali di ristrutturazione, sistemi di detrazione fiscale e sistemi di detrazione in fattura che potrebbero ricalcare l’oramai abrogato “sconto sul corrispettivo”.
Certamente, per il mondo imprenditoriale e professionale si apriranno nuovi scenari e opportunità di lavoro. Si spera che, anche dal punto di vista legislativo, le esperienze degli anni passati in tema di superbonus e di detrazioni in generale, siano di aiuto per una normativa nazionale semplice e di facile applicazione.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link