TRENTO. Mentre ci si tira ancora per la giacca per il sindaco di Trento, e mentre Bolbeno, stazione sciistica giudicariese, la più bassolocata d’Italia, festeggia la nuova seggiovia quadriposto superfinanziata dalla Provincia, a Trento si dà quasi per scontata, ormai, grazie al consenso espresso dalla maggioranza dei trentini (“certificato” da un sondaggio dello scorso ottobre, pubblicato a novembre), la realizzazione della nuova funivia (cabinovia) Trento-Vason. Una funivia che dal fiume Adige porti “su ’n zima”, al Vason quota 1650 da cui, con le seggiovie attuali, si arriva ai 2.239 metri del Palon, è una antica, e forse anche bella idea. Ancora più bella se associata a un ripensamento della montagna di Trento, un tempo “giardino di casa” dei trentini da Trento e da decenni in ribasso nel gradimento, per ragioni sciistiche e climatiche. Un ripensamento che magari ne faccia una montagna car-free, raggiungibile “solo” con le funi.
DAL FONDO SU IN CIMA
“Valutiamo tutte le ipotesi percorribili – ha detto ad aprile 2024 a il Dolomiti l’assessore provinciale al turismo Roberto Failoni – ma c’è la determinazione di andare in fondo e quindi fino in cima”. Dal fondo alla cima, dando fondo a fondi ragguardevoli: il progetto, che oscilla tra i 100 e gli 80 milioni di euro, è un cavallo di battaglia dell’amministrazione comunale uscente: si vedano le diapositive di fine anno del sindaco, con la cabinovia sommariamente illustrata e i 4 tronchi tracciati sulla fotografia della montagna, tra i progetti qualificanti della Trento del futuro.
L’idea di un collegamento funiviario città-montagna (la direttissima per la Paganella partiva da Zambana, ed è stata abbandonata sessant’anni fa) chissà se piace al fiume Adige (primo tronco, Lungadige Sanseverino ex Sit – Piedicastello ex Italcementi) ma certo è piaciuta molto all’Adige, il giornale stavolta, che ci ha aperto con titolone l’edizione del 16 novembre, festeggiando il trionfale esito della consultazione popolare sul progetto. Titolone in prima e due intere pagine interne dedicate al sondaggio: “Due su tre dicono sì all’impianto”. 67% di sì, “piace a donne e giovani per ragioni ambientali”: l’opinione dei cittadini di Trento è chiara, evviva evviva? Ma quanti hanno partecipato al sondaggio? Le risposte sono appena 492. Considerato che nel Comune di Trento vivono circa centomila maggiorenni si tratta dello 0,5% della popolazione, e oltretutto si tratta di un campione rappresentativo con qualche punto di domanda, visto che il questionario era compilabile su base libera e volontaria.
La ricercatrice Federica Sacchi, della società XYZ, spiega così la metodologia utilizzata: “Tramite intervistatori e con questionario on-line autocompilato, il campione è rappresentativo per classi di età, dai 18 ai 75 anni, e genere”. Solo i seniores sopra i 65 risultano essere, a maggioranza, contrari. Afferma il quotidiano di via delle Missioni Africane: “Giudizio netto”, che premia la scelta del Comune di Trento, sostenuta dalla Provincia, di attuare finalmente un’antica e nobile idea funiviaria. L’Adige afferma di aver voluto il sondaggio per offrire uno “studio puntuale e ragionato” ai decisori politici. Ma non c’è stato un eccesso di zelo, nel raccontare questo “trionfo” dei sì, con due su tre che vedono di buon occhio gli 80 milioni di investimento e i 3 milioni di perdita di gestione annua, come un giusto costo pubblico per una scelta ecologicamente e turisticamente encomiabile?
UN SONDAGGIO CON VOTI PLURIMI
I dubbi vengono spontanei, anche perché una persona degna di fiducia ci ha raccontato di aver votato sette volte, con sette profili di età e professione diversi, dallo stesso computer. A questo punto, urgeva chiedere spiegazioni a XYZ Field mercati globali, la srl con sede a Caderzone Terme, Val Rendena – la stessa valle dell’assessore provinciale al turismo che tiene casa, famiglia e albergo pochi km più su, a Pinzolo – con soli 3 dipendenti dichiarati ma un fatturato di tutto rispetto: euro 750.445 nel 2023 (dati del portale Ufficio Camerale). Chi sono, i sondaggisti di XYZ? Federica, Luca Jonathan, senza cognomi sul sito ma con profili accattivanti e gli hobby dichiarati.
Non c’erano dei filtri anti-ripetizione dei voti? Se così fosse, è chiaro che i numeri diventano non affidabili. Questa è la domanda fondamentale che abbiamo rivolto a XYZ srl. E questa la risposta testuale, via mail, di Federica di XYZ: “Grazie del Suo commento Paolo. Non sono stati utilizzati blocchi IP per consentire a persone dello stesso nucleo familiare o che lavorano nello stesso ufficio, di poter agevolmente compilare il questionario. Il software di programmazione utilizzato tiene in ogni caso traccia di marca, modello, sistema operativo e relativo aggiornamento quindi in fase di pulizia dei dati sono stati eliminati tutti i cosiddetti “compilatori seriali” pur permettendo a persone con lo stesso IP di partecipare alla survey”.
Obiezione facile, che a questo punto formuliamo direttamente qui sul Dolomiti per avviare un’eventuale discussione pubblica su un tema pubblico così rilevante per il futuro di Trento: è davvero distinguibile una persona “inventata” (un eteronimo, un sosia, chiamatelo come vi pare) da una persona “dello stesso nucleo famigliare” o dello stesso ufficio? E se non c’erano blocchi sull’IP e non era richiesta nemmeno una email per persona, non si capisce come possano essere stati “puliti” i dati raccolti. E, se era possibile organizzare voti in famiglia e in ufficio, come si è arrivati esattamente alla famosa, scientifica rappresentatività?
FAMIGLIA, MONTAGNA, RELIGIONE
Insomma, la storia del Bondon-Survey è bizzarra.
E lo stesso survey-questionario era bizzarro, visto che proponeva domande che non c’entravano molto con la funivia. Del tipo “quanta importanza dai alla famiglia e all’amicizia?”. (Famiglia e sostenibilità i valori più cliccati). Inoltre la formulazione delle domande mirava a far esporre le persone a favore dell’opera in discussione. Come se facesse parte di un pacchetto patriottico Dio-Montagna-Famiglia. “Nella sua vita quotidiana quanto ritiene importanti questi aspetti? La religione: la spiritualità e la chiesa con i suoi riti e valori…”. Forse perché la fune porta verso l’alto, verso i duemila metri, verso le altezze dove si ritiene abbia la residenza Dio? E quali riti? Quali valori? La funivia è un valore cattolico? Potranno prenderla gli atei e gli islamici?
L’ALTRO QUESTIONARIO, ALTRI DUBBI
L’8 dicembre 2024 la Rete Cittadini ha promosso un’altra consultazione che esclude i voti plurimi e quindi i numeri sembrano più affidabili. Si chiama “Questionario su progetto funivia Trento – Bondone” (non esplicitati i promotori). Anche qui, sul fronte opposto, domande orientanti. “Sai dell’esistenza di un progetto per realizzare una nuova funivia tra Trento e il Monte Bondone, con un tempo di percorrenza di 50 minuti (partendo dal centro cittadino)?”.
“La Provincia Autonoma di Trento prevede l’utilizzo della funivia da parte di 2700 persone al giorno (circa 1 milione di passeggeri all’anno). Ritieni che la stima sia realistica?” Sì o no. Stranamente, non è prevista la risposta più logica, per un cittadino non specialista: “non so”.
“Sai che la costruzione della nuova funivia prevede secondo le stime ufficiali un investimento pubblico di 80 milioni di euro e una perdita di 3 milioni di euro all’anno per la gestione? Pensi che i fondi previsti per la costruzione della funivia potrebbero essere destinati ad altre attività o servizi?”. Beh, anche qui il sì e il no sono riduttivi. Io, per esempio, vorrei capire come il progetto si inserisce in una strategia di mobilità alternativa della città.
FAME DI NEVE. E DI ACQUA
I dubbi ambientalisti riguardano, prima che la funivia, il bacino per l’innevamento artificiale, che per i BondonFans va di pari passo con la funivia. E che gli ecologisti vedono, non senza buone ragioni, come una grossa minaccia al bene pubblico acqua, in nome di un turismo invernale sempre più border-line? Vanno di pari passo o cadono di pari passo: simul stabunt vel simul cadent?
La previsione di inverni più avari di neve naturale e con una riduzione del numero di finestre fredde a causa della crisi climatica, spingono la società Trento Funivie a chiedere, ancora una volta, di accelerare l’iter sul bacino. “Una decisione è sempre più urgente – ha detto a il Dolomiti Fulvio Rigotti, presidente di Trento Funivie – la neve serve per preparare meglio le piste: il mercato richiede qualità e garanzia di piste aperte. Inoltre non bisogna sottovalutare anche gli aspetti legati alla sicurezza: le reti di protezione collocate ai bordi pista possono essere saldamente posizionate solo con un buon spessore del manto nevoso, che si rischia di non poter garantire”. Per quanto riguarda la funivia, non ci sono dubbi: “La maggior parte delle persone è favorevole” secondo Rigotti, forse ignaro che si tratta della maggioranza dello 0,5% della popolazione adulta.
SOSTIENE FUGATTI CHE E’ SOSTENIBILE
“Ragioniamo sulle varie opportunità perché c’è la volontà di costruire un’opera completa”, aveva detto Failoni. La stazione di partenza all’ex Sit, la prima intermedia all’ex Italcementi, la seconda intermedia a Sardagna. E poi le due tratte finali. Da Sardagna a Vaneze e da lì alla stazione di arrivo a Vason. Lo schema prevede una compartecipazione della Provincia di Trento, con i finanziamenti messi a disposizione dal ministero, circa 37,5 milioni di euro mentre la parte restante è prevista inizialmente a carico dei privati nell’ambito di un project financing.
I costi di gestione sono stimati in 3,2 milioni di euro all’anno. Partenza con i cantieri nel 2027 e completamento dell’opera nell’arco di 2 anni (progettazione definitiva, espropri definiti minimi e appalti); capacità di intercettare 600 mila passeggeri annui fino a Sardagna, numero che sale a 910 mila se si va su fino a Vason; “autofinanziamento” al 40% attraverso la politica tariffaria e circa 13 minuti di viaggio su fune contro i 30-45 minuti su gomma. Tra gli obiettivi di sviluppo indicati il rilancio dell’attrattività turistica del monte Bondone. L’impianto potrà favorire la destagionalizzazione, la nascita di nuovi servizi e iniziative, l’incremento dell’occupazione alberghiera. Il 10 giugno 2024 Fugatti ha annunciato l’accordo con Cassa depositi e prestiti: “L’opera favorirà lo sviluppo sostenibile e la crescita economica”.
“La funivia attrarrà nuovi ospiti, stimolerà la crescita economica e creerà opportunità di lavoro ma, più importante, rafforzerà il nostro legame con le montagne che sono il cuore e l’anima della nostra identità”. E rieccoci: identità, cuore e anima, valori bipartisan… un perfetto progetto FugaSelli, Provincia e Comune uniti nella fune.
I SOLDI E I LIKE, DUBAI E LA DANIMARCA
Le attività che Cassa depositi e prestiti svolgerà in favore di Provincia e di Cassa del Trentino riguarderanno il supporto nello svolgimento di analisi di sostenibilità economica-finanziaria del progetto di realizzazione della funivia, incluso lo sviluppo di analisi di scenario e di eventuali approfondimenti settoriali, con l’istituzione finanziaria che supporterà l’ente pubblico anche nella definizione della struttura del progetto di realizzazione, anche secondo schemi di partenariato pubblico-privato.
Dunque, la scelta politica è fatta, alea iacta est. Resta incognita l’opinione della popolazione. Bassi sono i numeri del gruppo pubblico Facebook “Sì alla Funivia Trento – Monte Bondone”, 464 follower, referente Gianfranco Merlin. Ultimo post sul progetto che verrà celebrato “anche dagli appassionati di mountain bike, i quali potranno provare i nuovi circuiti che sono già in progetto che comprendono il collegamento alla valle dei Laghi, al lago di Molveno e Riva del Garda”, risale al 17 agosto 2019, poi il silenzio tranne il rilancio di un’esternazione di Sgarbi sulla Danimarca!
In un altro gruppo, con un migliaio di iscritti e un taglio più critico, “L’Altro Bondone”, nell’aprile 2017, commentando l’endorsement del direttore del Muse Lanzinger, titolo dell’Adige “Bondone, Muse pronto a saltare sulla funivia”. Gaetano Pucci Marchi pubblicava un fluviale post in cui affermava: “Mi si sono rigirate le budella nello stomaco e mi sono chiesto: è mai possibile che anche un personaggio di tale levatura, sicuramente a conoscenza di quello che sta succedendo in ambito climatico non si renda conto che oramai le stagioni stanno irrimediabilmente cambiando e che da estati torride si passa ad inverni senza precipitazione alcuna passando da autunni a volte sconvolti da alluvioni ad altri senza un goccio d’acqua per non parlare di primavere che iniziano a volte già alla fine di gennaio?” E passava a ricordare l’annata 1989, “tempi nei quali gestivo il mio negozietto in Vaneze quando in compagnia della segretaria dell’A.p.t. il giorno 31 gennaio siamo saliti al Cornetto senza vedere la benché minima traccia di neve”. Dopo qualche centinaio di righe sul climate change la conclusione radicale e spiazzante: piste di sci al coperto, come a Dubai o in Danimarca. pur minima per dare alla nostra Montagna ciò che più gli spetterebbe ma mi astengo … dal Bondone me ne sono andato!”.
LA MOLITPLICAZIONE DELLE FIRME
Altro gruppuscolo Facebook, “Funivia Trento-Monte Bondone” che nel febbraio 2019 ha lanciato una petizione, con un post che ha raccolto 28 like in tutto. Si può ancora firmare su change.org, sotto la premessa “è una straordinaria occasione di sviluppo economico sostenibile per Trento, la montagna e per tutto il Trentino!” Monte Bondone il nuovo “polmone verde” della città di Trento, la montagna come “parco periurbano” in quota, accessibile per il benessere e salute dei cittadini e turisti di tutte le età. Chi si assumerà la responsabilità della mancata realizzazione?”. Si sono raggiunte 4282 firme, trovi scritto, poi compili e ti dicono: sono state raggiunte 2.569 nuove firme. Compilo una seconda volta con lo stesso nome e un’altra mail, accettata. Compilo col nome Pippo Pippi e la stessa mail del primo voto, accettato pure questo. Insomma, anche questi piccoli numeri sono del tutto virtuali. Totalmente irrilevanti.
Su Trento Strana, 18mila iscritti, Monica Benassi, a marzo 2024, posta una cartolina nostalgica sull’attuale, cara vecchia piccola funivia. “Eccola qui la funivia, dalla stazione di Sardagna, con panorama sulla città di Trento, anni ’20. I maggiori finanziatori e promotori della funivia, Giuseppe Pedrotti e Giovanni Graffer scelsero il progetto dell’ing. Othmar Haas di Bressanone. I lavori iniziano il primo settembre 1924 sotto la direzione tecnica dell’ing. Umberto Conci, e terminano con il collaudo dell’impianto il primo agosto 1925. Il 4 agosto 1925 l’esercizio è aperto al pubblico, poco più di un mese dopo, il 27 settembre, avviene l’inaugurazione ufficiale dell’impianto. Il percorso ha una lunghezza di 1.260 metri, in un’unica tesata di fune senza sostegni intermedi. Ciascun vagoncino può trasportare 16 persone ed è predisposto anche per il servizio merci. L’esercizio della funivia si protrae fino al tempo della guerra, cesserà definitivamente per i danni che l’impianto subirà in seguito ai bombardamenti del 2 settembre 1943 e del 13 maggio 1944. Il 6 dicembre 1958 si costituisce la nuova società per azioni “Funivia Trento-Sardagna”, che si prefigge come scopo la costruzione ex novo dell’impianto. Il progetto è affidato all’ing. Rolando Segatta; la nuova funivia viene inaugurata il 9 ottobre 1960”.
BONDON CALLING. PERCHE’ NON CHIEDERE ALL’UNIVERSITA’?
Questo il passato. Il resto è futuro. I Clash sentivano il London Calling, Comune e Provincia sentono il richiamo dell’Antico-Progetto-Ora-Realtà. Bondon Calling. La Cassa depositi prestiti ci metterà il suo know-how; la Provincia una parte del finanziamento necessario, i privati sì no forse chissà. Come sempre i privati, che vorranno capire se il gioco vale le puntate necessarie.
Ma se proprio il Comune di Trento o la Provincia autonoma volessero tastare il polso del popolo di Tridentum sul Grande Progetto, perché non commissiona un sondaggio scientifico, un’indagine a un team di sociologi, economisti, statistici, di cui la nostra Università abbonda? Per un investimento da 100 milioni di euro, non ne varrebbe la pena, di fare finalmente un survey a prova di dubbi, per andare a fondo (dell’idea) prima di salire in cima (alla montagna)?
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