Idrogeno, l’Italia e i partner accelerano sul SoutH2 Corridor: ecco cos’è

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Entro il primo gennaio 2030 una rete di infrastrutture da 3.300 km completamente dedicata all’idrogeno arriverà fino alla Germania (a Ingolstadt e a Burghausen) passando dall’Austria, dall’Italia, dall’Algeria e dalla Tunisia. L’impegno su quello che è conosciuto come SoutH2 Corridor è stato confermato durante la riunione pentaministeriale di Villa Madama, a Roma.

I ministri italiani dell’Ambiente e degli Esteri, Gilberto Pichetto e Antonio Tajani, hanno radunato i rappresentanti di Germania, Austria, Algeria e Tunisia per rafforzare, con una firma, la cooperazione su un opera che dovrà essere messa in piedi nel giro di 5 anni.

Cosa è il SoutH2 Corridor

Il corridoio, che verrà gestito dai Tso dei Paesi coinvolti (Snam per l’Italia), è un progetto di interesse comune dell’Unione Europea.

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Viene visto come fondamentale per la transizione energetica del continente, e il suo percorso lo testimonia. La Germania, destinazione finale della rete, sarà il più grande mercato europeo dell’idrogeno, e si prevede che il South Corridor possa coprire una grossa quota della domanda di H2 del Paese. In Germania arriveranno anche altre infrastrutture dedicate in fase di progettazione, come il South-East Corridor che passerà dai Balcani, fino alla Grecia, dove al progetto lavora la Desfa controllata da Snam.

Il progetto a cui sta lavorando Snam in Italia è la H2 backbone dalla Sicilia a Svizzera e Austria: 2.300 km di gasdotti e diverse centinaia di MW di stazioni di compressione da dedicare esclusivamente all’idrogeno entro il 2030. Con una capacità di importazione di circa 450 GWh/giorno dal Nord Africa e di export da circa 170 GWh/giorno verso l’Austria e oltre.

Il corridoio europeo direzione Africa, da 3.300 km in tutto (quelli italiani più altri mille), non poggerà solo su infrastrutture nuove: prevede il riutilizzo di strutture già esistenti, per il 65% del totale di una rete che dovrà trasportare sia la molecola prodotta in Africa sia quella proveniente da territori europei. Il potenziale di import è di 4Mtpa (milioni di tonnellate all’anno) di idrogeno ‘green’, cioè prodotto da energie rinnovabili. Corrisponderebbe a circa il 40% degli obiettivi di import di idrogeno di RepowerEU.

Chi ha partecipato

Tra gli ospiti di Pichetto e Tajani: il Ministro algerino dell’energia, delle miniere e delle energie rinnovabili, Mohamed Arkab, il Segretario di Stato del Ministero federale tedesco per gli affari economici e l’azione climatica, Philipp Nimmermann, il Direttore Generale della Direzione Clima ed Energia del Ministero Federale austriaco per la protezione del clima, ambiente, energia, mobilità, innovazione e tecnologia, Jürgen Schneider, il Segretario di Stato del Consiglio Federale svizzero per l’energia, Benoît Revaz, l’Ambasciatore della Repubblica di Tunisia a Roma, Mourad Bourehla, a nome della Ministra dell’Industria, delle Miniere e dell’Energia, Fatma Thabet Chiboub, e il Direttore Generale Energia della Commissione Europea, Ditte Juul Jørgensen.

I fondi per il progetto

Per l’Italia Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha sottolineato come il progetto del South Corridor si inserisca nello spirito del Piano Mattei, la strategia italiana con focus Africa. “Lo facciamo puntando sull’idrogeno rinnovabile e low-carbon, che l’Italia considera fondamentale per gli obiettivi di decarbonizzazione in coerenza con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) al 2030”, ha dichiarato Pichetto.

Il ministro ha anche espresso la speranza che il progetto ottenga finanziamenti dal Meccanismo per connettere l’Europa (CEF-Energia).

Inoltre la volontà italiana è che quello il corridoio venga poi ‘allungato’ congiungendolo con la dorsale Nord Africa dell’idrogeno, il progetto per unire l’estremità europea del Corridoio in Sicilia con i luoghi di produzione del Nord Africa. Un progetto targato SeaCorridor che Pichetto spera possa entrare nella prossima lista dei progetti di interesse comune della Commissione Europea.

Il ruolo del Nord Africa

Il Corridoio meridionale dell’idrogeno non rappresenta solo una rivoluzione energetica, ma anche un’opportunità economica per le imprese, che si sono incontrate in un Forum, dopo la ministeriale. Hanno partecipato sia le aziende già coinvolte, come i Tso, sia quelle potenzialmente interessate alla filiera dell’idrogeno, anche alla luce del partenariato strategico tra Europa e Africa.

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C’è l’Italia anche nella produzione in Africa: Enel sta già lavorando, in collaborazione con il governo tunisino ed Eni, a un progetto pilota per la produzione di idrogeno verde in Tunisia, ha ricordato Salvatore Bernabei, direttore di Enel Green Power e Thermal Generation.

Nell’accordo firmato di cinque Paesi si prevede che saranno avviate collaborazioni per identificare le necessità di investimento, valutare meccanismi di mitigazione dei rischi e definire un quadro normativo favorevole. Verrà inoltre incentivata la cooperazione tra produttori, distributori e operatori di rete, con un focus sul trasferimento di tecnologia e il miglioramento delle competenze locali. L’attuazione della dichiarazione sarà monitorata attraverso una task force con incontri semestrali.

Nella prima parte della dichiarazione firmata a Roma le parti riconoscono il potenziale del Nord Africa per la produzione di energia e idrogeno rinnovabili. L’obiettivo è sviluppare impianti di produzione di idrogeno rinnovabile e le relative infrastrutture, accelerando la transizione energetica sostenibile e contribuendo al raggiungimento degli obiettivi climatici globali ed europei. Si sottolinea l’importanza del Corridoio per collegare il Nord Africa all’Ue, favorendo commercio e investimenti in Algeria e Tunisia.

Antonio Tajani ha evidenziato l’importanza dell’accordo per ridurre i costi dell’energia e migliorare la competitività delle aziende italiane. L’accordo “fa parte di una strategia di avere un mix energetico che ci possa rendere liberi e cercare di ridurre il costo dell’energia che veramente rende le nostre imprese meno competitive”.

L’idrogeno verde non è solo una questione economica, ma anche politica, secondo Tajani. “La presenza della Commissione Europea” e la nomina di un commissario al Mediterraneo dimostrano come Bruxelles guardi con grande attenzione al Mediterraneo, ha detto il ministro.

 

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