Il grande balzo all’indietro, arriva il Nuovo Imperialismo Americano

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Le idee recenti ventilate da Trump di annettere il Canale di Panama, la Groenlandia, il Canada e di lanciare un’operazione militare speciale per eliminare i cartelli della droga dal Messico appaiono tutte assurde, difficili da prendere seriamente. In fondo abbiamo già sperimentato un decennio con migliaia di tweet bizzarri e senza senso da parte di Trump.

TUTTAVIA questi ballons d’essai rivelano l’idea centrale che sta al centro della sua politica estera nei prossimi quattro anni, un’idea che potrebbe essere chiamata Nuovo Imperialismo Americano. Nuovo perché, dopo aver completato le conquiste continentali, l’impero americano globale è stato costruito con la superiorità economica, con l’intimidazione e con il soft power più che con le acquisizioni territoriali. E’ vero che Guam, Puertorico e le isole Samoa sono territori degli Stati Uniti ma si tratta di briciole. L’amministrazione Bush non si è ritagliata un pezzo di Iraq dopo l’invasione e i vent’anni di guerra in Afghanistan si sono conclusi con il ritiro, non con la difesa a oltranza di Kabul. Ci sono basi americane in oltre 100 paesi del mondo, comprese Cuba e la Siria, ma nel XX secolo nessuno ha pensato seriamente di invadere il Messico, il Canada e la Groenlandia. Per la prima volta si riparla di territori da controllare fisicamente.

LA SUA SQUADRA della sicurezza nazionale è stata selezionata fondamentalmente perché i suoi componenti non hanno alcuno scrupolo per il mantenimento di una finzione di adesione dell’America alle norme internazionali. L’idea che gli Stati Uniti non debbano essere frenati dalle leggi e dalle Organizzazioni internazionali risale alla sua prima amministrazione, (non che prima questo sentimento non esistesse ma veniva avvolto da una retorica meno aggressiva). Per Trump e i suoi consiglieri il diritto internazionale è semplicemente un tentativo senza senso di limitare il potere americano.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Persone come Pete Hegseth o Elbridge Colby, entrambi designati al Dipartimento della Difesa o Marco Rubio, il nuovo Segretario di Stato, sono da sempre su questa posizione: gli Stati Uniti non hanno alcun impegno effettivo nei confronti di altri Paesi. Anche nel caso di relazioni bilaterali basate su trattati legali, niente di tutto ciò ha importanza. La visione che Trump ha dell’America è quella di un Paese che non ha alcun obbligo formale nei confronti di alcunché, come le sue minacce nei confronti dei paesi aderenti alla Nato avevano reso evidente già durante il suo primo mandato. Non solo: per quanto riguarda i dazi sulle importazioni dal Canada o dal Messico, esiste già un accordo commerciale con questi paesi, un accordo che lui stesso ha negoziato.

Anche la volontà di fregarsene delle garanzie americane di sicurezza per altri trattati che abbiamo negoziato, ad esempio la Nato, è un chiaro aspetto di questa tendenza. Per la sua squadra di sicurezza nazionale entrante, cose come la Nato sono viste interamente attraverso il prisma se l’America può o meno estrarre concessioni per aumentare il proprio potere, e se non lo fa, non hanno alcun valore.

TUTTE LE SCELTE devono essere soppesate in termini di benefici economici diretti per gli Stati Uniti, in un gioco a somma zero. Per esempio, la difesa di Taiwan è la difesa degli interessi economici americani (semiconduttori), non la difesa degli ideali di democrazia e indipendenza dell’isola. Taiwan è eliminabile nel momento in cui diventa disponibile un’altra fonte di semiconduttori. Non è altro che la logica imperiale del XIX secolo: gli Stati Uniti devono esercitare il loro potere in modo da controllare la parte più grossa possibile dell’economia del mondo.

Lo stesso per la Groenlandia, che Trump vede solo come un pezzo di proprietà immobiliare da estrarre per le risorse.

Nel dibattito delle ultime settimane è stato praticamente ignorato il fatto che Trump sta minacciando di attaccare una nazione della Nato (la Danimarca) per ottenere parte del suo territorio, appunto la Groenlandia). Tuttavia, un’invasione degli Stati Uniti, in base ai trattati istitutivi della Nato, richiederebbe a tutti gli altri membri di prendere le armi contro gli Stati Uniti, che ne sono i fondatori. L’Associated Press registra le osservazioni di Trump sull’espansione territoriale come una preferenza politica su una lista di opzioni preesistenti, non come un’intimidazione mafiosa a un paese membro della Nato e dell’Unione Europea.

QUESTO NUOVO approccio di politica estera non appartiene solo alle bizzarrie di Trump: si colloca piuttosto in una linea coerente con la frammentazione del mondo in blocchi economici regionali. Già con l’amministrazione Biden e il tentativo di riportare negli Stati Uniti una parte delle industrie manifatturiere emigrate all’estero Washington sembrava voler dare addio al feticcio del libero scambio e voler dare il benvenuto al neomercantilismo.

Prestito personale

Delibera veloce

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link