«Misureremo la nostra forza non solo dalle battaglie che vinciamo ma anche dalle guerre che faremo terminare». Non nomina mai l’Ucraina, Donald Trump, durante il suo lungo discorso di insediamento alla Casa bianca. Si definisce «un uomo di pace» e invoca un cambiamento: «È arrivato il momento di agire con coraggio, con vigore, saremo di nuovo rispettati in tutto il mondo e avremo il potere di fermare ogni guerra, di portare un nuovo spirito di unità in un mondo che è stato diviso». Dalla distanza, i due capi di stato protagonisti della guerra in Europa dell’Est hanno salutato il 47° presidente degli Usa inviandogli gli auguri per l’inizio del mandato e auspicando un rapido colloquio con lui.
A METÀ TRA il condottiero e il predicatore, Trump si presenta come il nuovo, nonostante i suoi 78 anni e i quattro anni di presidenza precedente, non perde occasione per sottolineare che la parentesi democratica ha portato gli Stati uniti e il mondo sulla soglia del baratro. Gioisce per il ritorno degli ostaggi in Israele ma minaccia Panama e il Messico e parla di leggi speciali per impiegare l’esercito nelle città. È una pace interessata, nel senso proprio del termine: gli Usa faranno la pace perché non tutti i conflitti gli convengono. Come quello in Ucraina, sul quale il giorno precedente aveva dichiarato: «Quando avevo lasciato la Casa bianca non c’erano guerre, ora milioni stanno morendo in Ucraina. È un bagno di sangue: cadono i soldati, i civili, le città sono luoghi di distruzione. Le vittime sono molte più di quelle riportate, milioni. Bisogna finire questa carneficina senza senso».
Dal National Golf Club di Sterling, in Virginia, il tycoon ha rilanciato l’idea di porre fine alle ostilità in Europa dell’Est molto in fretta. Non più nelle «24 ore» promesse in campagna elettorale, ma nel medio termine. Stando alle fonti del Financial times, Trump e il suo fedelissimo designato per i negoziati in Ucraina, l’ex-generale Keith Kellogg, in realtà avrebbero cambiato idea. Ora si tratterebbe, almeno secondo le indiscrezioni delle ultime settimane, di far terminare il conflitto nei prossimi mesi. Le linee guide sono sempre le stesse: congelare le linee del fronte sulle posizioni attuali, il che porterà a un riconoscimento di fatto dell’autorità russa sui territori ucraini occupati ma non a un cambiamento dei confini (resteranno sulla carta territori sotto la giurisdizione di Kiev).
All’Ucraina non sarà permesso di entrare nella Nato, magari con la scusa del conflitto ancora in corso, ed eventuali garanzie di sicurezza saranno a carico dei Paesi dell’Ue, i quali da settimane discutono blandamente sull’invio un contingente europeo di peace-keeping (senza aver trovato una posizione comune). Per costringere i due capi di stato a sedersi al tavolo negoziale si useranno le forniture di armi: saranno interrotte a Kiev se Zelensky non vorrà trattare, ma saranno aumentate se sarà Putin a fare ostruzione. Per la Cnn, che cita «fonti vicine al neo-presidente», in realtà Trump avrebbe già organizzato una telefonata con Vladimir Putin subito dopo il suo insediamento per «discutere un incontro per porre fine alla guerra in Ucraina».
IN OGNI CASO i due diretti interessati non si sono fatti attendere. «La Russia è aperta a comunicazioni con gli Usa sul conflitto in Ucraina» ha dichiarato ieri il capo del Cremlino dopo avere discusso con il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dell’insediamento del nuovo presidente statunitense. Putin ha anche dichiarato che «la cosa più importante è eliminare le cause alla radice della crisi, di cui abbiamo parlato molte volte. Per quanto riguarda la soluzione della situazione, l’obiettivo non dovrebbe essere una breve tregua, non una sorta di cessate il fuoco per il raggruppamento delle forze e il riarmo per la successiva continuazione del conflitto, ma una pace a lungo termine».
DAL CANTO SUO Zelensky ha definito su X l’insediamento di Trump «un giorno di cambiamento e anche un giorno di speranza per la risoluzione di molti problemi, tra cui le sfide globali». Il leader ucraino si è congratulato con il neo-presidente e l’ha elogiato senza risparmio: «Il presidente Trump è sempre risoluto e la politica di pace attraverso la forza da lui annunciata offre l’opportunità di rafforzare la leadership americana e raggiungere una pace giusta e duratura, che è la massima priorità». Zelensky si aspetta, inoltre, «una cooperazione attiva e reciprocamente vantaggiosa» dal nuovo inquilino della Casa bianca. Ma, a quanto pare, sono ormai in pochissimi a condividere le sue speranze.
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