Vino: clima e nuovi consumi le sfide future – Economia e politica

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In Italia il settore vitivinicolo, pur confermandosi uno dei più dinamici all’interno del panorama agroalimentare italiano, sconta un periodo particolarmente complesso legato da una parte agli impatti dei cambiamenti climatici e dall’altra a una domanda finale, nazionale e internazionale, in rapida evoluzione. Il report realizzato da Ismea nell’ambito della Rete Rurale Nazionale “Situazione congiunturale del settore vino in Italia nel 2024 ed esigenze rispetto alle traiettorie future” offre un’analisi accurata delle principali variabili strutturali e di mercato del vino italiano, delineando le sfide attuali e del prossimo futuro.

 

In un trentennio la dimensione del mercato domestico si è sostanzialmente dimezzata, di riflesso alla stagnazione demografica e all’incompleto ricambio generazionale dei consumatori, facendo orientare in modo crescente numerose aziende, di tutte le dimensioni, verso il mercato estero. Anche la domanda mondiale di vino, tuttavia, dopo un ciclo di crescita quasi ininterrotto, caratterizzato anche da un progressivo orientamento verso produzioni di maggior pregio, sta mostrando nel periodo più recente importanti segnali di rallentamento.

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La produzione italiana di vino

La produzione degli ultimi dieci anni ha registrato un massimo di 55 milioni di ettolitri nel 2018 e un minimo nel 2023 con 38 milioni di ettolitri, mentre dal 2019 al 2022 c’è stata una sostanziale stabilità. A influenzare i risultati produttivi sono stati elementi esogeni dovuti, in particolare, ai cambiamenti climatici. “È necessario attuare rimedi per fronteggiare le sfide che il clima impone – si afferma nel report di Ismea – anche favorendo il dibattito e la ricerca su varietà resistenti alla siccità e agli attacchi parassitari”.

 

Lo scenario internazionale

Nel 2023 per la prima volta nel nuovo secolo, escludendo gli episodi recessivi coincidenti con la crisi finanziaria del 2007-2008 e con l’emergenza covid-19 del 2020, gli scambi mondiali di vino si sono ridotti sia in volume che in valore.

 

L’export cresce in ritardo sulle aspettative

In questo scenario, la performance dell’export vinicolo nazionale, pur registrando nel 2023 una flessione, è risultata migliore rispetto agli altri competitor. La tenuta degli acquisti dall’estero ha confermato l’Italia primo esportatore in volume, davanti a Spagna e Francia, e secondo in valore dopo la Francia, con un rafforzamento del suo ruolo soprattutto nel segmento della spumantistica.

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Nel 2024 i dati fini qui disponibili sembrano confermare la situazione di stallo del commercio estero mondiale. I dati dei primi otto mesi del 2024 indicano, tuttavia, un recupero delle esportazioni in volume del 2,4%, in controtendenza rispetto alla dinamica mondiale, ma anche se questo incremento si confermasse a fine anno non si supererebbero comunque i 22 milioni di ettolitri. Anche il buon risultato in valore, +4,6%, se confermato a fine 2024 potrebbe traghettare il valore complessivo delle esportazioni sopra gli otto miliardi di euro. Questo tetto, però, verrebbe superato con almeno due o tre anni di ritardo rispetto alle aspettative.

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Mercato interno più fragile

Il mercato nazionale, dopo una lunga fase di contrazione, dal 2012 è tornato a stabilizzarsi sopra i 20 milioni di ettolitri per arrivare nel 2020 a 24 milioni e poi calare nuovamente dopo l’anno della pandemia e tornare nel 2023 leggermente al di sotto dei livelli pre covid-19. La crisi economica ha certamente influito sulla flessione dei consumi totali e, secondo Ismea “emerge come questione cruciale il comprendere come la dinamica dei redditi reali interagisca con i cambiamenti in atto degli stili di consumo”.

 

L’aumento delle giacenze

La contrazione dei consumi interni, unita a una domanda estera che non si sviluppa secondo le aspettative di qualche anno fa, ha fatto aumentare le giacenze delle cantine nazionali, soprattutto nel segmento delle Indicazioni Geografiche (Ig), che nel 2023, a inizio campagna sono risultate nel complesso addirittura superiori alla produzione, sorpassando i 50 milioni di ettolitri.

 

La metamorfosi del vigneto Italia

Osservando l’evoluzione del vigneto Italia, si evince una riduzione complessiva del 15% degli ettari investiti da inizio millennio, passati dai 792.440 del 2000 ai 675.135 del 2023, con alcune regioni come la Liguria e il Lazio che hanno perso oltre la metà della loro superficie vitata, e altre come il Trentino Alto Adige, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia che invece hanno registrato incrementi significativi.

 

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Alla contrazione della superficie si è accompagnata negli ultimi vent’anni una notevole riduzione del numero delle aziende viticole, un riassetto generale del tessuto produttivo con fenomeni di concentrazione e crescita dimensionale e un profondo processo di rinnovamento dei vigneti, grazie alla misura di supporto alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti, che ha riguardato complessivamente 330mila ettari, ossia quasi la metà dell’attuale patrimonio viticolo.

 

I fattori di criticità attuali

“Tra le principali criticità del settore – segnala Ismea – si segnalano l’aumento dei costi di produzione, che ha eroso significativamente i margini di redditività, le incertezze legate al contesto economico e geopolitico globale, e la diminuzione del reddito disponibile dei consumatori, dovuto all’inflazione”.

 

I segnali del mercato da cogliere

Nel lungo periodo, desta particolare preoccupazione l’evoluzione delle preferenze dei consumatori: “Cresce l’attenzione verso la salute, aumenta la richiesta di bevande alcohol-free e si osservano cambiamenti anche nelle scelte tra le bevande alcoliche – segnala il report di Ismea, dove si segnala anche la minore domanda di vini rossi e la maggiore polarizzazione dei prezzi.

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E l’istituto infine sottolinea: “Saranno questi i fattori che le imprese italiane, facendo ancora leva sulla qualità e guardando ai nuovi mercati, dovranno necessariamente tenere in considerazione nel prossimo futuro, in una prospettiva anche più incerta per quanto concerne gli sviluppi economici globali e l’andamento del commercio internazionale”.



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