Cabinovia Trento – Bondone, a chi interessa?

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Il progetto della Funivia Trento – Bondone è molto datato, a farsi portavoce di questa iniziativa fu, per primo, il Consigliere Comunale Dario Maestranzi, che per diversi mandati ha cercato, insieme al PR Gianfranco Merlin, di fare sensibilizzazione su alcuni argomenti di carattere ambientale, urbanistico, economico, generalmente trascurati.

L’idea, per molti anni, è stata messa in secondo piano: il calcolo costi – benefici è sempre stato poco chiaro, sulla bilancia conta molto una eventuale riduzione del transito delle auto, per limitare il traffico mordi e fuggi (idea apprezzata dai residenti lungo la strada che porta alle piste); contano molto i soli 80/100 milioni da spendere, che possono essere utili solo se l’investimento ha delle ricadute concrete.

Nella scorsa mandata elettorale il progetto era stato preso in carico, in qualche modo, tra le proposte elettorali del centro destra, attraverso le linee programmatiche del politico Andrea Merler.

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Rilanciato dal Sindaco di Trento uscente, Franco Ianeselli, a sorpresa rilanciato anche dall’Assessore Roberto Failoni. Ora sul tavolo dei progetti, ha ribadito Fulvio Rigotti della Trento Funivie, serve una decisione concreta, realizzare o non realizzare le stazioni di Trento piazzale San Severino, Sardagna, Vaneze e Vason per arrivare poi a collegare, il alto, il Palon?

La montagna è meta, spesso, di appassionati e di sportivi, ma può anche tornare ad essere parte integrante della normalità: un buon collegamento rapido e comodo è senza dubbio un’opportunità che le città di pianura non hanno, sarebbe come rinunciare a navigare dove ci sono grandi laghi o rinunciare ai ponti dove ci sono tanti fiumi. Questa opportunità è stata poco considerata, in generale, anche se vi sono alcuni impianti di risalita, in Trentino, che sono stati realizzati anche e specialmente per agevolare i residenti.

Banale ovvietà che a gradire queste opere siano i turisti: i turisti gradiscono perché il Trentino è ambita meta di vacanza! Se guardiamo al programma politico di Franco Ianeselli, Trento 2030, dopo l’Area ex-Sit troviamo proprio l’ambiziosa Cabinovia del Bondone (infografica).

L’opera si inserirà nel progetto del nuovo Hub per i bus che dovrebbe collocarsi Oltrecastello area Motorizzazione e il nuovo spazio della Stazione dei treni. Se è vero che il cambiamento è quello che investe sulla mobilità, l’opera ha un senso, altrimenti, no. Le opere citate sono finanziate da progetti nazionali.

https://www.comune.trento.it/Comunicazione/Il-Comune-informa/Ufficio-stampa/Comunicati-stampa/Trento-2030-ecco-la-citta-che-verra

Per progetti di grandi opere che hanno ricadute su diversi comuni è importante anche il parere dei censiti, non solo i residenti che si affacciano effettivamente sulla zona di transito della funivia, ma anche dei comuni limitrofi, dove ci sono attività che possono essere interessate al coinvolgimento attivo, società e industrie che potrebbero aver qualcosa da dire, in positivo o in negativo. I bandi pubblici per le realizzazioni di questo genere di manufatto hanno la caratteristica che devono essere giustificati da ricadute in positivo sul territorio.

Non essendoci stata alcuna occasione di confronto con la popolazione residente (serate informative e giornate di raccolta dati e opinioni o questionari) sorge il dubbio che questo sia solo un periodo in cui si mettono in fila le proposte di una campagna elettorale attualmente corsa senza campagna, non c’è ancora molto in controparte, ma se le idee sono quelle di terminare in gloria, questi erano progetti da gran spolvero.

Quindi, andando a vedere dove è radicata questa passione per i cavi da trasporto in Trentino, troviamo che l’idea di un collegamento che da Valle porti a cima c’era già dal 2018: nell’agenda strategica Bondone 2035

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Il futuro impianto sarebbe da realizzarsi secondo criterio geometrico, a tre tronchi con stazioni a Trento piazzale San Severino, Sardagna, Vaneze e Vason realizzato con cabinovia. Il trasporto in cabinovia è meno costoso per il viaggiatore, rispetto al costo del carburante: la strada che collega Trento con il Monte Bondone è lunga, ripida, attualmente molto trafficata.

Non volendo però entrare nel merito del concetto ecologico – perché si rischia di sollevare polemiche sterili, visto che sono le stesse che coinvolgono lo stesso percorso per l’omonima Cronoscalata automobilistica – merita invece farne qualche cenno a un’altra idea, ovvero che il trasporto a fune è una validissima opzione sostitutiva del servizio pubblico su gomma, attualmente svolto con autobus mezzi vuoti. Il trasporto a fune è un investimento per chi verrà impiegato nel settore, nonché un comfort per i lavoratori pendolari che devono rischiare su un percorso invernale.

Quello che è molto strano è che i portavoce dell’iniziativa, cioè chi ha organizzato le serate informative oltre 20 anni fa, non sia attualmente stato interpellato: il COVID ha minato le basi democratiche, i sondaggi vengono ora svolti con le AI, con i form diffusi tra le chat in gran segreto, per racimolare i minimi partecipanti e poi presentare il tutto come promosso dalla pubblica opinione TAAC. Fosse anche vero per la città Capoluogo, di certo non si è sentito nulla oltre il Bondone, nei Comuni che stanno al di là del muro, metaforicamente parlando. Perché sì: i form di Google ormai sono come i pizzini: girano di nascosto nei gruppi WhatsApp, ma sono spediti solamente per conoscenza personale. Un sondaggio è altra cosa..

Polemica chiusa: la Funivia (visto che l’ascensore per Mesiano stenta a vedersi) è già sentita per molta parte della popolazione trentina come opera in via di realizzazione, nonostante i costi contenuti di circa 10 milioni ogni 2 km, questa andrebbe a costarne secondo i dati inviati a mezzo comunicato, meno di 100.

Secondo uno studio di Denkstatt, una società di consulenza all-in-one per la sostenibilità, le funivie utilizzate come mezzo di trasporto sostitutivo gli altri mezzi, risultano emettere meno sostanze dannose (vedasi grafica) rispetto a tutti gli altri tipi di mezzo meccanico a combustione.

Mobilità urbana sostenibile con gli impianti a fune

Ora – è evidente – non sarà realizzando la funivia che si riconcepisce Trento e la sua montagna: le Stazioni della funivia dovranno diventare i nuovi punti di riferimento del trasporto, si devono creare servizi ed attività in quota che giustifichino la realizzazione, ma la realizzazione è anche occasione per queste attività: dai maneggi alle gite delle scolaresche per studiare l’ambiente montano, ritornare a un importante contatto fisico tra i bambini e i giovani e la montagna, il trasporto dei turisti/sportivi verso gli impianti (molto difficile da concretizzare se non c’è un veicolo del modo di presentare la montagna diverso).

In ogni caso, quando pensiamo alle grandi funivie come quella del Monte Bianco o agli impianti locali, tendiamo ad associare lo sport invernale allo skilift, alla seggiovia, all’ovovia; in realtà in molte metropoli del mondo – dove ci sono promontori o altezze importanti – le funivie sono state riscoperte grazie alla loro proprietà principale: non creano ingorgo e si muovono per aria, non intralciano.

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E’ evidente che se si pensa alla funivia non come a un mezzo di trasporto sostitutivo, ma come a un orpello per sciatori, camminatori e curiosi, si finirà per concludere che sia un costo inutile. Di tutt’altro avviso se si unisce alla realizzazione anche delle scelte politiche concrete, come appunto limitare il transito dei veicoli, organizzare servizi a mezza quota e in quota, deviare su fune il trasporto delle merci, ad esempio in orario notturno o con specifici momenti dedicati.

Ad ogni modo: una bella funivia ben promossa e ben utilizzata sarà un buon biglietto da visita degno di una città europea, che ha una visione e una ambizione molto alta; una realizzazione senza la scelta coraggiosa di farla utilizzare, al contrario, diventerà un ennesimo spreco.

Martina Cecco



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