L’inverno è tradizionalmente considerato il periodo più freddo dell’anno, eppure negli ultimi anni si sono verificati episodi meteo insoliti che hanno portato temperature eccezionalmente elevate persino durante il culmine della stagione invernale.
Questo fenomeno in ITALIA è strettamente legato a ondate di calore provenienti da AFRICA, un tempo ritenute quasi impensabili in pieno febbraio o a cavallo tra gennaio e la fine dell’inverno. A sorprendere non è soltanto la presenza di masse d’aria calda, ma soprattutto l’intensità con cui queste correnti si dirigono verso nord. Le fluttuazioni climatiche, unite a cambiamenti ambientali su vasta scala, sembrano favorire un più massiccio trasporto di aria tiepida verso la zona del Mediterraneo. Questi eventi meteo inediti contrastano fortemente con ciò che si osserva in altre parti del globo, come in NORD AMERICA, dove forti correnti gelide si manifestano per lunghi periodi.
La percezione che l’inverno in ITALIA stia cambiando non è soltanto frutto di sensazioni collettive, ma è sempre più confermata da analisi scientifiche. Anche se, in alcuni casi, le temperature invernali sono rimaste nella media, la comparsa improvvisa e ricorrente di ondate di calore africano è un chiaro segnale di un contesto meteo divenuto più dinamico e imprevedibile. I ricercatori, nel corso dell’ultimo decennio, hanno attribuito questi episodi sia alle variazioni climatiche di origine antropica sia a cicli naturali, come alcune oscillazioni atmosferiche che determinano la direzione e l’intensità delle correnti in quota. Il flusso caldo proveniente da AFRICA è così capace di estendersi ben oltre la fascia mediterranea e di raggiungere l’Europa centrale, con valori termici fuori scala rispetto alle normali statistiche stagionali.
La prima causa di queste irruzioni calde dall’area nordafricana è legata all’alta pressione di matrice subtropicale, nota come anticiclone africano. Tale struttura atmosferica si origina a ridosso dell’entroterra di AFRICA e, in determinate condizioni, può espandersi sino a includere il bacino del Mediterraneo. L’anticiclone, grazie all’aria stabile che porta con sé, favorisce cieli sereni e temperature in aumento, innescando così insolite ondate di calore in un periodo dell’anno che solitamente richiederebbe giacche pesanti e freddo pungente. Se in passato la risalita verso ITALIA di questa alta pressione africana risultava rara, ora accade con frequenza maggiore, specialmente quando si verificano particolari assetti barici che consentono a queste masse calde di spingersi a latitudini più elevate.
Il meccanismo che permette un massiccio flusso d’aria calda, inoltre, è collegato a correnti occidentali che, in maniera anomala, aggirano o rallentano le tipiche basse pressioni atlantiche. Questo fenomeno meteo si intensifica se, sul versante opposto dell’oceano, si verifica un potente afflusso di aria artica verso gli Stati centrali di NORD AMERICA. In tal caso, si crea uno scambio più attivo di calore a est dell’Atlantico, con l’alta pressione africana che tende a salire verso ITALIA. Tuttavia, come vedremo, la durata di questo dominio anticiclonico può essere limitata proprio dalla forza delle correnti oceaniche generate dal forte flusso d’aria gelida su NORD AMERICA.
Mentre su ITALIA e su altri Paesi del bacino mediterraneo le masse d’aria calda di origine africana possono provocare improvvise impennate termiche, in NORD AMERICA prevalgono condizioni invernali severe. L’ingresso di correnti polari, in costante discesa dal Canada verso sud, dà vita a nevicate copiose e a temperature che scendono ben al di sotto dello zero. Questo scenario meteo di forte gelo sull’altro lato dell’oceano si protrarrà, in base agli ultimi studi, per gran parte della stagione. Proprio l’azione delle correnti oceaniche, attivate da tali spinte gelide, può inibire la prolungata permanenza dell’alta pressione africana in ITALIA, generando un rimescolamento dell’atmosfera che restituisce un quadro più in linea con la stagione invernale.
Da un lato, quindi, assistiamo a un possibile incremento di ondate di calore invernali, ma dall’altro il gelo americano funge da “argine” naturale, almeno in parte, all’egemonia dell’anticiclone subtropicale. Gli studiosi ritengono che, se in NORD AMERICA le masse d’aria fredda non fossero così intense, l’alta pressione di estrazione africana potrebbe guadagnare ancora più terreno in Europa, causando una diminuzione dei periodi davvero freddi su ITALIA. Per ora, le correnti oceaniche permettono un certo equilibrio, sebbene non siano escluse fasi meteo anomale e di lunga durata anche nel Vecchio Continente.
La comunità scientifica osserva con attenzione questi sviluppi meteo, perché le implicazioni sul territorio di ITALIA potrebbero essere di ampia portata. Se le ondate di calore africano dovessero diventare sempre più frequenti, i settori agricoli, turistici e ambientali si troverebbero di fronte a nuove sfide. Le colture invernali potrebbero essere danneggiate da sbalzi termici estremi, il turismo in montagna risentirebbe della scarsità di neve e la disponibilità idrica potrebbe subire forti variazioni. D’altro canto, i mesi più freddi rischierebbero di diventare una rarità, stravolgendo la distribuzione delle stagioni e influenzando la biodiversità locale.
Esiste, però, la concreta possibilità che ogni inverno presenti caratteristiche meteo altamente variabili. Alcune annate potrebbero risultare miti e stabili per via delle influenze africane, altre invece più rigide e instabili qualora le correnti oceaniche dominassero la circolazione sull’Europa meridionale. I modelli climatici affermano che l’attuale tendenza al riscaldamento globale favorisce condizioni anticicloniche, ma le forze atmosferiche restano complesse e soggette a continui cambiamenti.
Le ondate di calore africano in pieno inverno costituiscono una delle nuove sfide meteo per ITALIA e per l’intera area mediterranea. Il confronto tra le temperature insolitamente alte nel Mediterraneo e il gelo costante in NORD AMERICA rappresenta una sorta di contrappeso climatico, in cui il freddo d’oltreoceano limita l’espansione prolungata dell’alta pressione subtropicale. Nonostante questo equilibrio, il panorama meteo globale resta in evoluzione, tra cambiamenti climatici e cicli naturali. È fondamentale proseguire con gli studi per comprendere meglio la dinamica di queste anomalie termiche, valutando l’impatto sulle attività umane e sugli ecosistemi. Solo in questo modo sarà possibile affrontare i prossimi decenni con soluzioni adeguate, cercando di mitigare le conseguenze di un clima sempre più complesso e, a tratti, imprevedibile.
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