Finanziamenti green, i sussidi per il clima finisco nelle mani delle lobby: nuovo scandalo al Parlamento Ue 

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Nuovo scandalo sui finanziamenti green al Parlamento europeo. L’inchiesta di Telegraaf 

Un nuovo scandalo scuote le fondamenta del Parlamento europeo, già, a dir la verità, piuttosto traballanti. Dopo il famoso Qatar gate, che aveva colpito diversi esponenti di spicco della sinistra europea (con al centro proprio eurodeputati del Pd), forse un po’ troppo frettolosamente messo in sordina, ora, secondo il giornale olandese Telegraaf esisterebbe un nuovo filone di indagini, che riguarderebbe il mondo delle lobby ambientali. Un fiume di denaro, un miliardo di euro per la precisione, destinato ai sussidi per il clima e l’ambiente, sarebbe stato utilizzato da Bruxelles per finanziare una “lobby ombra” legata al Green, secondo quanto riportato dal quotidiano olandese Telegraaf. È quanto emerge da un’inchiesta che metterebbe in luce un uso improprio dei fondi comunitari per influenzare il dibattito politico, in particolare sull’agenda verde.

Al centro della bufera, contratti di sovvenzione stipulati con organizzazioni ambientaliste, tra cui l’European Environmental Bureau (EEB), il più grande network ambientalista europeo, che raggruppa diverse sigle ecologiste europee. A questi enti, secondo quanto riportato, sarebbe stato esplicitamente richiesto di fornire esempi concreti di come il loro lavoro di lobbying avesse reso più ambiziosi i testi legislativi in materia ambientale.

Secondo quanto riferisce il giornale olandese, sembrerebbe che il leader del GL-PvdA ed ex commissario europeo al Green deal, Frans Timmermans, abbia speso denaro proveniente dai sussidi alla “lobby ombra” nel suo precedente ruolo di Commissario europeo, insieme a Bruxelles, per promuovere i suoi piani sul clima. Ad esempio, alcune organizzazioni, tra cui l’organizzazione ombrello europea che comprende due delle principali organizzazioni ambientaliste olandesi, la Milieudefensie e la Natuurmonumenten, hanno ricevuto denaro per elaborare esempi a sostegno della politica di Timmermans, riporta De Telegraaf.

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I contratti tra l’Unione Europea e la lobby di sinistra per la sostenibilità dimostrano che le ONG di sinistra hanno ricevuto sovvenzioni dal fondo per i sussidi per il clima e l’ambiente, che ammonta a miliardi di euro, per promuovere la politica di sostenibilità di Timmermans.

L’organizzazione ombrello european business and biodiversity platform, che comprende 185 organizzazioni ambientaliste, è stata anche incaricata di promuovere il controverso Nature Restoration Act. Inoltre, l’organizzazione ha ricevuto 700.000 euro per orientare la discussione in direzione “verde” nel dibattito sugli agricoltori. In precedenza, poi era emerso che la stessa organizzazione aveva ricevuto consulenza su come convincere i politici esitanti del Parlamento europeo a votare a favore del Nature Restoration Act. Detta legge, strenuamente osteggiata dai parlamentari di centro destra, con in testa quelli di Fdi- Ecr, partito della premier Meloni,  è una delle direttive più devastanti, che obbliga a ripristinare la situazione di natura, preesistente, in una parte del territorio della UE, demolendo dighe e ripristinando paludi, con danno per l’attività agricola e per la sicurezza urbana. L’eurodeputato del NSC Dirk Gotink è uno degli eurodeputati che indaga sui contratti di sovvenzione europei con le ONG verdi, in qualità di membro della commissione per il controllo del bilancio: “C’erano persino liste di lobby con nomi di politici che dovevano essere contattati. Questa non è una campagna contro il movimento ambientalista. Naturalmente è loro consentito fare lobbying. Il mio obiettivo è la Commissione Europea. Sembra trattarsi di un’interazione altamente orchestrata tra una coalizione verde guidata da Timmermans e una maggioranza di sinistra nel Parlamento europeo” ha detto al Telegraaf.  

L’Eurocommissario al bilancio e all’antifrode Piotr Serafin, appena nominato, definisce “inaccettabili” i contratti di lobbying e promette di porre fine a tali pratiche. “È inopportuno stipulare accordi che obbligano le ONG a fare pressioni sui deputati europei”, ha dichiarato. “Purtroppo, tali pratiche si sono verificate in passato e devono essere sradicate.”

Insomma, questo spiacevole episodio mostra ancora una volta come sia davvero difficile separare, nel processo legislativo europeo, la naturale commistione che si crea tra interesse di parte e il bene comune, come appunto quello della tutela ambientale. Chissà che questo non possa portare ad una serie riflessione sulla ostinazione da parte del presidente della commissione Ursula Von der Leyen nel proseguire, a dispetto dei santi, con la sua ferrea agenda verde. Una politica che oltretutto, come si è visto nel caso dell’automotive e come spesso ribadito dai partiti di centro destra del parlamento europeo, rischia di avere pesantissime ripercussioni negative su aziende e famiglie europee.

 

 



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