Le 9 migliori Tintilia scelte dal Gambero Rosso (con una new entry Tre Bicchieri)



La tintilia è l’unico vitigno autoctono del Molise, la seconda regione più piccola d’Italia, che in quasi 4500 chilometri quadrati condensa montagna, un’ampia fascia collinare e un breve tratto di costa. Qui, coltivata tra le province di Campobasso e Isernia (DOC dal 2011). dove ci sono confini labili che nel tempo hanno lasciato filtrare vitigni tra una regione e l’altra, come in tutte le zone di cerniera (basti pensare al montepulciano, al trebbiano, alla falanghina, al greco, ma soprattutto all’aglianico), la tintilia ha il suo habitat naturale.

foto https://www.facebook.com/catabbocantine/

É un vitigno che resiste bene al freddo, ma non è molto vigoroso e ha una produttività piuttosto bassa. L’uva, di colore nero-bluastro, ha una buona aromaticità e dà origine a un vino molto particolare, dal colore intenso e carico. Il profilo olfattivo è caratterizzato da eleganti note speziate, che si fondono con sentori di frutta rossa. Ha una buona struttura, in bocca è caldo ed esprime aromi complessi. Il finale ha una bella persistenza. Una buona acidità e tannini importanti, ne consigliano l’affinamento per periodi medio-lunghi, anche in tonneaux, per donare al vino maggior morbidezza e bevibilità. Un vino da riscoprire e valorizzare a tavola, in abbinamento con agnello, carni grigliate e alla cacciatora.

La tintilia e la viticoltura in Molise

Le origini della viticoltura in Molise sono antichissime, si devono far risalire ai Sanniti, prima ancora che i Romani ne estendessero la coltivazione in un territorio più ampio. Molto probabilmente la tintilia è stata introdotta in Molise nella seconda metà del Settecento, durante la dominazione spagnola dei Borboni. Anche il suo nome deriverebbe dalla parola tinto, che in spagnolo significa rosso. Il vitigno ha trovato in Molise le condizioni climatiche ideali per diffondersi, tanto che nell’Ottocento era l’uva più diffusa, soprattutto nelle zone più interne della regione.

Nel dopoguerra, la ricerca di vitigni più produttivi e lo spostamento delle zone coltivate verso le aree pianeggianti, hanno determinato un progressivo abbandono delle vigne di tintilia, fino a una scomparsa quasi completa. Solo negli ultimi decenni si è risvegliato l’interesse verso questo prezioso patrimonio dell’enologia molisana, con il recupero del vitigno e la sua vinificazione in purezza.

La tintilla ha rischiato di scomparire, prima di ritrovare la sua giusta considerazione nel ricco panorama ampelografico italiano, grazie  ad alcuni produttori che negli anni ’90 del secolo scorso decisero di investire su questo antico vitigno a bacca nera e sul vino che si ottiene, prodotto anche nelle versioni Riserva e Rosé.

La new entry tra i Tre Bicchieri

Col  Molise Tintilia 200 Metri 2023 la cantina Tenimenti Grieco è entrata tra le 52 cantine che quest’anno hanno ottenuto per la prima volta i Tre Bicchieri, che per i vini molisani affianca sul gradino più alto del nostro podio il classico Don Luigi Riserva ’20 – Di Maio Norante.

Le migliori Tintilia degustate

Ed ecco i Tintilia che hanno ottenuto i Tre Bicchieri, Due Bicchieri Rossi e Neri della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso 2025.

Non stupisce più ormai la bontà della Tintilia 200 Metri di Tenimenti Grieco. Anche la versione assaggiata quest’anno, la 2023, ci è sembrata fragrante, fresca e sfaccettata con sfumature che ricordano le ciliegie rosse e il lampone maturo, arbusti mediterranei, uno sbuffo lievemente pepato. La bocca è tesa e croccante: si tratta di un vino giocato sulla bevibilità ma non per questo banale né tantomeno semplice.

L’azienda è frutto di un lavoro di rinnovamento del parco viticolo dell’ex-Masseria Flocco. A rilevarla, ormai più di dieci anni fa, è stato Antonio Grieco, imprenditore pugliese che ha deciso di buttarsi in questa avventura vinicola nel vicino Molise. Siamo a Portocannone, non distante dalla costa adriatica: è su questo territorio che insistono gli 85 ettari vitati che ospitano autoctoni, come falanghina, montepulciano e tintilia, e uve internazionali, materia prima che si trasforma in una gamma variegata suddivisa in diverse linee.

Molto interessante la Tintilia ’21 di Tenute Martarosa, che abbiamo premiato per il miglior rapporto qualità-prezzo del Molise: ciliegia matura, frutti di bosco, bocca con ritorni di frutto e sfumature appena terrose a dare complessità a un sorso efficace e di buona profondità.

La Tintilia 66 di Claudio Cipressi non è mai stata a fuoco come la versione 2019. Olive nere, macchia mediterranea e un tocco piacevolmente speziato si amalgamano a note di prugna e ciliegia per concedersi poi in un sorso sottile nella trama tannica, molto solido. La Tintilia Macchiarossa ’19 impasta mirtilli con un tono lievemente ferroso; in bocca è di buona materia e volume.

È un nome parlante quello che designa la zona in cui si trova l’azienda di Claudio Cipressi. Contrada Montagna infatti ci dice che il territorio in cui insistono le vigne aziendali, una quindicina di ettari certificati in biologico, è quello della fascia collinare più interna della provincia di Campobasso. Claudio ha iniziato nel 2000, lasciando la sua precedente attività, per cercare di valorizzare la tintilia, protagonista della sua tavolozza ampelografica che prevede anche montepulciano, falanghina e trebbiano.

Prestazione brillante per l’azienda Catabbo, soprattutto per quanto riguarda le etichette a base di tintilia. Quella lavorata in anfora dell’annata 2022 si presenta fragrante di mirtilli e fragoline di bosco è ha una bocca succosa, reattiva, dal tannino sottile. Molto buono anche il Colle Cervino ’21: ciliegie rosse, erbe aromatiche, palato fresco, di buona polpa.

Erano gli anni ’90 quando Vincenzo Catabbo avviò la sua azienda vitivinicola. Le colline di San Martino in Pensilis, non molto distante dalla Costa Adriatica, fanno da sfondo alla sua avventura che può contare su tre nuclei produttivi. Le uve provengono infatti dalla tenuta di Contrada Petriera, dove furono impiantate le prime vigne di tintilia, dalle Tenute al Convento e dalla Tenuta al Calvario. Oggi il patrimonio vitato è arrivato a toccare 40 ettari vitati,  13 dei quali dedicati alla tintilia, bandiera ampelografica regionale e vitigno di cui Vincenzo è tra i più accaniti sostenitori. Oggi in azienda, al suo fianco ci sono i suoi figli, Sara, Carla e Pasquale.

La Lana ’20 di Campi Valerio si presenta con un profilo aromatico che ricorda le erbe officinali, la liquirizia e il ribes nero; al palato è reattivo, nonostante un pizzico di rusticità, che comunque contribuisce a dare ritmo al sorso. La cantina produce anche una buona versione rosé, Per Una Rosa.

 

Foto di apertura https://www.facebook.com/claudiocipressivignaiolo.it/

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