Polizze vita, 35 anni dopo: giù i rendimenti e le spese, il confronto tra costi e risultati

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di
Paolo Golinucci

Giù le spese e i risultati, ma prodotti più trasparenti. Ecco tutti i numeri

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Forte riduzione dei rendimenti reali, compensata dal drastico taglio dei costi a carico degli assicurati che beneficiano così di maggiori somme investite, rispetto agli analoghi contratti diffusi 35 anni fa. Sono i risultati di un confronto, delle polizze vita «rivalutabili», molto diffuse negli anni ‘90 che anticipavano le attuali forme di previdenza complementare come i piani individuali di previdenza e fondi pensione. Con un medesimo fine, quello di accantonare risparmi e costruirsi una pensione di scorta e con la garanzia sul capitale investito. L’analisi confronta i dati pubblicati sul Corriere della Sera il 20 gennaio 1990 di oltre 30 imprese di assicurazione, e l’ultimo Rapporto dell’Ivass (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni). Balza agli occhi dal confronto la riduzione di 10 volte dei costi che i risparmiatori subivano su ogni versamento: erano del tutto inespressi mentre ora vanno appositamente indicati.

La composizione

Con le forme attuali ogni 1.000 euro versati nelle polizze rivalutabili, 978 vengono investiti, mentre solo 776 in media lo erano con i prodotti nel 1990. La media dei costi sul versamento, come riportato nella tabella che prendeva a riferimento polizze di rendita vitalizia rivalutabile per assicurato 40enne che versava 1 milione di lire (516,46 euro) per 20 anni, era del 22%, un vero salasso. Su 1.000 euro versati, solo 780 venivano investiti nella gestione separata, i fondi cioè nei quali queste polizze investono garantendo il capitale, anno dopo anno, con gli interessi maturati. Il montante complessivo delle 257 gestioni separate censite dall’Ivass nel 2023 ammonta a 579 miliardi di euro e si compone per il 55,3% di titoli di Stato a reddito fisso (35,2% italiani e 20,1% esteri), di obbligazioni per il 23,8% , per il 17,1% di Oicr (Organismi di investimento collettivo del risparmio), per l’1,6% di azioni ed altri attivi per il 2,2%. Nel 1990 tutte le polizze vita di risparmio riconoscevano un tasso minimo di rendimento annuo per tutta la durata del piano del 3 o 4%. Nel 2023 il 63% dei fondi a gestioni separate ha un tasso minimo pari allo 0%, il 12% un minimo garantito tra 0 e 1% , un 17% tra 1 e 2% ed un 8% tra 2 e 4%. Non tutte le polizze sono ora a garanzia 100% del capitale investito: dei 91,2 miliardi di euro di premi annui raccolti nel 2023 per polizze individuali, un 21,7% investe in unit-linked, non associate alle garantite gestioni separate, ma collegate a fondi di investimento, e quindi a prodotti con capitale a rischio.




















































Tra inflazione e sgravi

Ma quanto rendono e quanto rendevano nel 1990? Nel 2023 il rendimento medio lordo dei fondi a gestione separata è pari al 2,6%, nel 1990 raggiungeva l’11,91% (ma i tassi di interesse erano molto più elevati). Per ottenere il rendimento netto si deve detrarre il costo trattenuto dall’impresa di assicurazione: ora è tipicamente in cifra fissa e pari in media all’1,1%; nel 1990 era una variabile in percentuale del rendimento del fondo, come «aliquota non retrocessa all’assicurato». Ad esempio se in media la polizza rendeva l’11,91% e veniva retrocesso l’80% sul conto dell’assicurato, pari al 9,5%, il 2,38% era la percentuale annua come spesa di gestione: 9,53% contro 1,5% è il risultato in termini di rendimenti netti delle polizze a 35 anni di distanza. Al netto dell’inflazione il tasso è al 3% nel 1990 e al -4,2% nel 2023. Nel 2022 e 2023 l’inflazione in Italia ha avuto un’impennata all’8,1% e al 5,7% mentre per il 2024 si attesta attorno all’1% e questo influenza il risultato. Negli anni ‘90 le polizze vita rivalutabili godevano di un importante risparmio fiscale — ora non più concesso —, con la detrazione dalle imposte del 27% del versamento annuo fino a 2,5 milioni di lire (1.291,14 euro) con obbligo di mantenere in vita la polizza per almeno 5 anni. Lo sgravio fiscale è ora riservato per le polizze che hanno caratteristiche di forme complementari di previdenza, con durata pari agli anni mancanti all’età pensionabile e deduzione fiscale fino a 5.164,57 euro.


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