Povertà energetica: una crisi apparentemente silenziosa

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Negli ultimi anni, il concetto di povertà energetica ha guadagnato sempre maggiore attenzione, anche se solo una minoranza della popolazione del nostro Paese dimostra una comprensione approfondita del tema. Come evidenziato dal rapporto IPSOS “Gli italiani e la povertà energetica” del 2022, solo il 27% degli intervistati dà prova di essere informato sull’argomento. Una lacuna che appare legata più alla sfera culturale che ad una mancanza di sensibilità, infatti dal report si evince che una volta spiegato il fenomeno, un italiano su due lo ritiene un problema rilevante.

La definizione di “povertà energetica” (PE) ha attraversato un’evoluzione normativa giungendo alla direttiva (UE) 2023/1791 (direttiva sull’efficienza energetica, c.d. EED 3), secondo la quale (articolo 2) la PE è: “l’impossibilità per una famiglia di accedere a servizi energetici essenziali che forniscono livelli basilari e standard dignitosi di vita e salute, compresa un’erogazione adeguata di riscaldamento, acqua calda, raffrescamento, illuminazione ed energia per alimentare gli apparecchi, nel rispettivo contesto nazionale, della politica sociale esistente a livello nazionale e delle altre politiche nazionali pertinenti, a causa di una combinazione di fattori, tra cui almeno l’inaccessibilità economica, un reddito disponibile insufficiente, spese elevate per l’energia e la scarsa efficienza energetica delle abitazioni”. Una definizione che mette insieme l’“incapacità ad accedere a tali beni e servizi” (accessibility) e “incapacità di acquistare” (affordability).

Condizioni queste ultime che colpiscono in modo trasversale le fasce più vulnerabili della popolazione, appesantite dal caro bollette, dall’inflazione e dall’inefficienza energetica degli edifici in cui risiedono.

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Secondo i dati dell’OIPE (Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica) alla fine del 2021 la povertà energetica riguardava 2,2 milioni di famiglie, circa 125 mila famiglie in più rispetto al 2020; in termini percentuali il fenomeno colpiva l’8,5 % delle famiglie italiane e il 6,7% delle famiglie umbre.

Particolarmente utile a delineare i contorni della questione è anche la ricerca-intervento condotta dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio (FDV) sul fenomeno della povertà energetica nei Comuni d’area interna periferici e ultra-periferici che nel nostro Paese sono circa 1900.

La ricerca, che ha portato ad analizzare le risposte di un campione di 824 persone di età superiore ai 65 anni, residenti in 86 Comuni delle aree interne, ha rilevato come non solo il fenomeno della povertà energetica non risparmi nemmeno le regioni più ricche ma, anche che ” gli anziani in povertà energetica rivelano una maggiore fragilità sia per quanto riguarda le condizioni materiali, sia per lo stato dell’abitazione che, più in generale, per le abitudini di vita, con poca mobilità sul territorio e scarsa interazione sociale. Non sorprendono, quindi, la mancanza di informazione sulle opportunità di risparmio e la limitata conoscenza del dibattito sui temi energetici; d’altronde anche i comportamenti, spesso non eco-sostenibili, non informati e meno consapevoli, sono conseguenza della modesta capacità di spesa”.

In quadro nazionale che vede precarietà lavorativa, salari stagnanti da decenni e un progressivo sottofinanziamento del welfare pubblico, ridurre le disuguaglianze sociali, territoriali, generazionali è un imperativo pressante che non può tradursi in bonus emergenziali.

A tale proposito i bonus energetici, concepiti per mitigare gli effetti della povertà energetica, sono stati utilizzati solo dal 30% delle famiglie aventi diritto, evidenziando quindi importanti limiti nella capacità di raggiungere tutte le persone interessate, ma anche le difficoltà legate alla complessità dell’iter amministrativo e alla scarsa informazione.

L’inverno appena iniziato sarà il più caro di sempre per le famiglie italiane, almeno per quanto riguarda la bolletta del gas. Le previsioni elaborate da ECCO, think thank italiano per il clima, annunciano per la stagione invernale 2024-2025 costi significativamente superiori al periodo 2022-2023. Secondo le stime di ECCO, per un’abitazione di 70 mq in classe energetica G, nel comune di Milano, il costo sarà maggiore del 20% rispetto al periodo di crisi (2022-2023) e del 68% rispetto al periodo precrisi (2019-2020). In una abitazione di 110 mq, i calcoli mostrano come nelle giornate più fredde di quest’inverno, per mantenere una casa confortevole si dovranno pagare circa 23 € al giorno, rispetto ai 22 € del 2022- 2023 e ai 14 € precrisi.

Le ragioni dell’aumento del prezzo del gas, che si è alzato a 48€/MWh sono il risultato dell’instabilità geopolitica dei Paesi fornitori, instabilità a cui si è accompagnata tuttavia l’incapacità legislativa del governo di attuare e garantire misure di sostegno efficaci per i consumatori.

Alessandro Petruzzi, Federconsumatori Perugia, ha evidenziato un preoccupante incremento della povertà energetica nella regione. “Rispetto al 2023, registriamo un aumento del 25-30% nel numero di consumatori che non riescono a far fronte al pagamento delle bollette”, ha dichiarato. Per far fronte a questa emergenza, Federconsumatori ha riattivato gli sportelli già operativi durante la pandemia da Covid-19, con l’obiettivo di supportare i cittadini nell’ottenimento di agevolazioni e nell’interpretazione delle bollette, che riflettono già consistenti aumenti nei costi dell’energia.

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Investire nella riqualificazione energetica degli edifici e ridurre la dipendenza dal gas significa mettere in atto politiche di lungo termine che garantirebbero benefici in termini ambientali, economici e sociali tenendo conto del progressivo aumento dei costi energetici, delle sempre più onerose spese legate alla mitigazione e adattamento alla crisi climatica e della necessità di una maggiore competitività industriale.

In questo contesto, la scelta prevista dalla Legge di bilancio 2025, di equiparare le detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, l’Ecobonus per intenderci, alle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie generiche sembra tutt’altro che lungimirante.

Pur essendo migliorate le prestazioni energetiche del panorama edilizio nazionale, oltre la metà degli immobili si colloca ancora nelle classi più energivore e anche nella nostra regione oltre la metà degli edifici è caratterizzato da prestazioni energetiche basse, F o G.

“Il tema della povertà energetica è emergente e sempre più impattante – spiega Maurizio Zara, presidente Legambiente Umbria – Occorre una strategia nazionale per trasformare il sistema energetico affinché sia meno dipendente possibile dal gas, ma in generale dalle fonti fossili, il che, oltre a giovare alle politiche climatiche, consentirebbe un risultato positivo anche in termini di costi energetici”.

Zara sottolinea l’importanza di sostenere in questa transizione le famiglie più fragili “Attraverso la realizzazione delle CERS(Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali) si sta andando in questa direzione, ma resta uno strumento che andrebbe promosso e indirizzato in maniera più decisa”. La Regione Umbria ha infatti realizzato la Legge regionale 6 maggio 2024 , n. 6 “Promozione e sostegno delle comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile” che tuttavia secondo Zara ”si caratterizza per una dotazione finanziaria molto debole e che non mira in modo particolare al sostegno delle CERS”. Legambiente Umbria, anche all’interno dei Forum Energia, si impegna a connettere questi temi all’interno della macroarea della transizione energetica e collabora con realtà come l’Associazione ambientalista, KyotoClub al fine di supportare i piccoli comuni, come quelli situati nelle aree del cratere sismico, per la realizzazione di comunità energetiche. “Attualmente – aggiunge Zara – stiamo lavorando nell’area dell’Orvietano, nei comuni di Parrano e Ficulle, e accompagnando percorsi analoghi insieme a Legacoop nei comuni di Marsciano, Città di Castello e Monte Santa Maria Tiberina, dove si prevede di realizzare una CER con formula cooperativa.”

A tale proposito, la presidente della Giunta regionale, Stefania Proietti, nel presentare nei giorni scorsi le Linee programmatiche di governo della Regione per i prossimi cinque anni, ha dichiarato che il Piano energetico ambientale regionale sarà tra i primi documenti ad essere elaborati, al fine di dare certezze a comuni e investitori.

Una maggiore trasparenza e regolamentazione dei mercati energetici, piani di investimenti pubblici mirati all’efficienza energetica degli edifici attraverso il sostegno alle famiglie e ai soggetti più fragili, così come alle imprese qualificate, costituiscono interventi che consentirebbero di guardare al futuro con cauto ottimismo, valorizzando il potenziale delle comunità in termini di crescita economica, occupazione, sostenibilità ambientale e sociale, che non è poco.

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Come Associazione Nuove Ri-Generazioni Umbria, siamo consapevoli dell’importanza di mantenere alta l’attenzione sulle aree interne dell’area appenninica della nostra regione, e non solo, e in tal senso proseguiremo la nostra attività di ricerca e approfondimento nel tentativo di portare alla luce e contrastare disuguaglianze territoriali e bisogno sociale. Le aree interne possono diventare un’occasione di nuovo sviluppo. Ripartire dal punto in cui le difficoltà economiche e sociali sono iniziate per invertire una tendenza ormai decennale è una scommessa che si può vincere anche puntando su una nuova co-progettazione.

Ci rendiamo inoltre disponibili, qualora la Regione lo richiederà, a lavorare sul Piano energetico ambientale ritenendola un’occasione innovativa per modificare il rapporto col territorio.

Redazione

Associazione Nuove Ri-Generazioni Umbria

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