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Una mattinata di grandi emozioni quella di oggi alle Officine del Volo di Milano, dove si è conclusa da poche ore la Competiton della sesta edizione di S.Pellegrino Young Chef Academy 2024-25, (ve ne abbiamo parlato qui) che andrà a decretare il vincitore della Regional Final Italia per accedere alla Grand Finale globale e competere così al prestigioso titolo di miglior Young Chef al mondo.
10 i finalisti – Alessio Magistro, Edoardo Tizzanini, Elisa Frutti, Eros Castrogiovanni, Gabriel Collazzo, Josefina Zojza, Lorenzo Manosperti, Marco Pezzaioli, Silvia Rozas e Simone Buggiani – tutti under 30, supportati dai loro mentori; 5 ore a disposizione per preparare il signature dish che più li rappresenta e che racchiude la singolare visione e interpretazione di quella che sarà la cucina fine dining del futuro.
La giuria: da sinistra, Davide Di Fabio, Karime Lopez, Giancarlo Perbellini, Matteo Metullio, Isabella Potì
A valutare ciascun piatto, una giuria d’eccezione composta da alcuni dei più grandi protagonisti della cucina italiana contemporanea, quindi, Davide Di Fabio, Karime Lopez, Matteo Metullio, Giancarlo Perbellini e Isabella Potì. Sin dalle prime ore del mattino, i giurati hanno osservato i giovani cuochi, seguito le loro preparazioni e raccolto passo passo le loro emozioni – fortissime, ve lo assicuriamo -, fino all’assaggio conclusivo in gara, corredato da un giudizio veritiero, sincero, e soprattutto costruttivo.
A guidare la presentazione dei piatti un conduttore d’eccezione: stiamo parlando di Francesco Panella, ristoratore romano e noto volto televisivo, conosciuto grazie alla trasmissione di successo Little Big Italy. Tempi gestiti alla perfezione da parte sua, leggerezza, ma anche tanta empatia nei confronti dei finalisti che si sono avvicendati nel corso della mattinata; tempo a disposizione per ciascuno, 15 minuti, entro i quali presentare il piatto, commentarlo tecnicamente, motivandone la scelta e la filosofia che lo sostiene, quindi l’assaggio contestuale della giuria e, in ultimo, i preziosi commenti condivisi con il pubblico e con il finalista a cui seguirà, poi, un’attenta valutazione fondata su tre criteri, le cosiddette golden rules, introdotte proprio da Panella: «Techical skills, Creativity e Personal belief».
A sinistra, Francesco Panella e a destra il finalista Edoardo Tizzanini
Non bastano quindi competenze tecniche, presentare un piatto studiato in ogni particolare, dalle cotture precise e il giusto bilanciamento tra ingredienti: il signature dish deve poter esprimere pienamente la creatività del cuoco, sorprendere nella presentazione – contenitore compreso – e nell’accostamento di ingredienti; deve esserci gusto, ma anche estetica e una filosofia alla base molto identitaria. Il piatto, infine, deve raccontare una storia, riflettere tradizioni, origini, cultura di luoghi e persone, costumi diffusi nel nostro paese e oltre.
La qualità dei piatti – sia ben chiaro – è davvero alta, «eppure a fare la differenza – come ha giustamente sottolineato Matteo Metullio – in una competizione sono i piccoli dettagli», quei particolari che non sfuggono all’occhio acuto dei giurato, decisamente concordi e soddisfatti nell’aver trovato complessivamente un’attenzione particolare alla sostenibilità, alla circolarità dell’ingrediente; una sensibilità nell’utilizzare interamente la materia che non incontra sprechi. Un segnale decisamente rassicurante per il futuro.
C’è poi chi ha osato di più, chi ha stupito con alcune preparazioni che hanno lasciato il segno sul palato della giuria – un sorprendente sorbetto alle alghe di Gabriel Collazzo o lo spiedino di Lorenzo Manosperti -, affrontando temi più attuali che mai, quali l’uso delle specie invasive in cucina, l’inclusione a tavola, ideando piatti non solo buoni, ma anche perfetti per andare incontro a tutte le intolleranze oggi così diffuse, «un atto di amore verso gli ospiti – commenta Karime Lopez – che, dopotutto, sono il vero motore di un ristorante». Infine, la cucina, come gioia del ritorno di chi, dopo tante esperienze all’estero, approda nuovamente a ingredienti che appartengono alla memoria, strada maestra per l’intuizione del gusto.
Il finalista Marco Pezzaioli con la sua mentore Giuliana Germiniasi
«Stiamo parlando di 10 grandi professionisti che hanno un grande futuro davanti. Cosa posso consigliare loro? Confrontarsi sempre: apre la mente e porta un up-grade nelle loro carriere», conclude Giancarlo Perbellini che sarà mentore del vincitore della Regional Final Italia.
I giochi sono fatti: tra poche ore conosceremo finalmente il vincitore italiano della sesta edizione della S.Pellegrino Young Chef Academy Competition e chi si aggiudicherà i premi S.Pellegrino Social Responsibility Award, l’Acqua Panna Connection in Gastronomy Award e il Fine Dining Lovers Food for Thought Award.
Una cosa è certa: chi è giunto fino a questo momento, ha già vinto e il suo futuro è scritto nalla grande cucina italiana del futuro.
Nel corso della serata, l’annuncio del vincitore.
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