E’ una vera e propria mossa a sorpresa quella che nella mattinata di oggi ha realizzato Monte dei Paschi. L’istituto senese ha lanciato un’offerta pubblica di scambio per mettere le mani su Mediobanca, mettendo sul piatto 13,3 miliardi di euro e un premio del 5,03% sul prezzo di chiusura di Borsa di ieri.
Secondo i termini dell’offerta, il Monte dei Paschi stima di ottenere dall’Ops su Piazzetta Cuccia un beneficio ante imposte di 700 milioni di euro all’anno, che gli permetterebbe di sfruttare i crediti d’imposta derivanti da precedenti perdite sostenute e di aggiungere 500 milioni all’anno per i prossimi sei anni. L’amministratore delegato del Monte dei Paschi, Luigi Lovaglio, ha dichiarato che l’operazione sarà conclusa entro la fine di settembre.
“Mediobanca è la più adatta al momento migliore per una potente combinazione di business”, ha aggiunto Lovaglio. “Faremo leva sull’eccellenza dei due cervelli, preservando il loro posizionamento unico. Il nuovo campione italiano sarà resiliente con [un] business mix diversificato”.
Si complica il risiko bancario in Italia
L’offerta di Mps va a complicare i tasselli del risiko bancario in Italia. La seconda banca del paese, UniCredit, ha precedentemente offerto di rilevare Banco BPM, che a sua volta cerca di acquisire la società di gestione Anima Holding. E il Monte dei Paschi è stato a sua volta un potenziale obiettivo di acquisizione per UniCredit, fino a quando le trattative non si sono interrotte nel 2021.
Il Monte dei Paschi, la banca più antica del mondo, ha richiesto il salvataggio da parte dello Stato nel 2017 dopo anni di perdite disastrose, ma ha risollevato le sue sorti sotto la guida di Lovaglio. Il governo italiano mantiene una partecipazione dell’11,73% nell’istituto di credito, dopo aver ridotto la sua quota nel tentativo di riprivatizzarlo.
Da gennaio Delfin, la holding di Leonardo del Vecchio, ha aumentato la sua posizione al 9,78%, mentre l’immobiliarista Francesco Gaetano Caltagirone detiene ora il 5,03%. Delfin e Caltagirone sono i maggiori azionisti di Mediobanca, rispettivamente con il 19,8% e il 7,8%.
“L’operazione potrebbe contribuire a completare la dinamica del sistema finanziario italiano, in un contesto di forte consolidamento”, ha dichiarato il sindacato bancario italiano Fabi dopo l’annuncio dell’offerta. “MPS, storicamente al centro di vicende complesse, si muove ora in una direzione ambiziosa. L’offerta conferma, tra l’altro, che MPS si è completamente ripresa”.
NS Partners: banche italiane corrono per diventare più grandi e diversificate
L’Ops di MPS su Mediobanca in ogni caso va ad aggiungersi a un quadro di forte interesse per le fusioni e acquisizioni nel settore dei servizi bancari e finanziari in Italia. Secondo Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners, l’Ops lanciata da Siena su Piazzetta Cuccia “rappresenta un ulteriore tassello nel dinamico panorama delle fusioni e acquisizioni (M&A) nel settore bancario italiano”. Fermento che, a detta di Calef, “è in parte guidato dalla necessità per le banche di aumentare le proprie dimensioni al fine di ottenere sinergie operative e rafforzare la propria posizione competitiva”.
Secondo l’analista il punto di forza saranno specifici settori, in primis il wealth management e l’asset management “che emergono come settori ad alta redditività, attirando l’interesse di molti istituti. È prevedibile che in futuro assisteremo a operazioni o nuovi accordi che coinvolgeranno anche player assicurativi, data la loro elevata redditività e le potenziali sinergie con il settore bancario”. “Inoltre, le recenti operazioni hanno coinvolto principalmente grandi istituti, ma è probabile che anche le banche di medie dimensioni non rimarranno a lungo spettatrici, cercando opportunità per colmare il divario con i principali gruppi bancari” conclude Calef.
Equita boccia l’operazione: premio modesto
Tra gli analisti “dubbiosi”, troviamo Equita che boccia l’operazione. “A nostro avviso, l’operazione solleva diversi dubbi. Il premio riconosciuto risulta modesto, considerando anche la probabile riduzione dell’appeal speculativo sul titolo di Banca Mps. Riteniamo difficile identificare sinergie, mentre emerge il rischio di potenziali dissinergie. Inoltre, intravediamo difficoltà nel mantenimento e nell’apporto di nuove professionalità all’interno del gruppo risultante, con il rischio di una diluizione delle specificità distintive di Mediobanca” sostengono dalla Sim milanese.
Gli esperti si soffermano inoltre sulle aspettative di Mps dall’operazione, sottolineando le sinergie lorde stimate in 700 milioni di euro, di cui 300 milioni da risparmi sui costi (pari a circa il 20% della base costi), 300 milioni da incremento dei ricavi, 100 milioni da ottimizzazioni nel funding. Gli oneri di integrazione sono pari a 600 milioni lordi, da sostenere nel primo anno.
AcomeA SGR: operazione tra le più rilevanti degli ultimi anni
Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA SGR, definisce all’Adnkronos “l’Ops una delle potenziali operazioni più rilevanti degli ultimi anni, in grado di portare alla nascita di un terzo polo bancario, concorrente diretto di Intesa Sanpaolo e Unicredit”. “Il management del Monte dei Paschi aveva più volte ribadito un’ampia disponibilità finanziaria – dice – una presenza massiccia degli stessi azionisti tra Mps, Mediobanca e Generali, che appare oggi sempre meno casuale. Non dimentichiamo – aggiunge – che Mediobanca, nell’attuale contesto bancario italiano, pur essendo una top bank è ancora di modeste dimensioni. A ciò si aggiunge la determinante valutazione sul 13% di azioni Generali detenute proprio da Mediobanca, che arriverebbe in dote. Tutto questo, arriva in un contesto di grande dinamismo con la maxi operazione tra la controllata di Generali e Natixis dei giorni scorsi”, conclude Caldato.
Il tutto è ora rinviato al cda di Mediobanca fissato per la prossima settimana in cui si demanderà al management e agli azionisti il da farsi. E si promettono scintille.
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