Suzzara, perché è stato ucciso Francesco Capuano? Gli ultimi minuti e l’esecuzione mafiosa in garage: «Tre colpi in testa, a bruciapelo»

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di
Andrea Galli

Francesco Capuano, 79 anni, è stato freddato con tre colpi di pistola nel garage di casa a Suzzara, nel Mantovano. Nel 1998 l’omicidio (ancora irrisolto) di Dario Broni, con alcuni punti in comune

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DAL NOSTRO INVIATO
SUZZARA (MANTOVA) – Lo stesso identico luogo, quello dei garage interrati delle palazzine di via Bolcheria, 3 ingressi e collegamenti diretti con i condomìni attraverso soltanto porte chiuse da fuori, serve la chiave; e lo stesso identico finale, con l’omicidio rimasto irrisolto. Ma se a Suzzara, due ore e mezza da Milano, al confine con il Reggiano, il caso, anzi il cold case datato 25 marzo 1998 di Dario Brioni, rappresentante d’una ditta anti-infortunistica ucciso con plurime coltellate, appare davvero un mistero eterno, ecco, l’esecuzione di Francesco Capuano, avvenuta giusto un mese fa, il 23 dicembre, lunedì dell’anti-vigilia, inizia a disegnare, nelle analisi degli inquirenti, lo scenario di una vendetta mafiosa contro il 79enne ex bidello, di origini napoletane, un passato lavorativo ed esistenziale anche nella periferia di Scampia.

Il che non impedisce, come ci viene veicolato dalla Procura di Mantova, di riflettere, per la figlia Rosa, con lei medesima che peraltro si dichiara innocente, su quegli anomali suoi venti minuti. Dunque la mattina del 23 Rosa, che accudiva il padre giorno e notte, era scesa nei box proprio insieme al genitore, gravato da vincolanti problemi di sovrappeso e deambulazione; aveva alzato la saracinesca del garage S15, come da targhetta; l’anziano era salito sulla Fiat Panda e Rosa anziché mettersi alla guida con destinazione il supermercato s’era ricordata d’aver lasciato in casa sigarette e fazzoletti sicché s’era allontanata comparendo per appunto una ventina di minuti dopo, quando il genitore era già morto, colpito a viso e capo da tre proiettili sparati a bruciapelo.




















































L’assassino, che secondo gli investigatori era in trasferta, aveva un revolver: nessun bossolo, pertanto; e nessuna telecamera sia su via Bolcheria, dove sorge il cantiere del terzo grande market della zona, sia sul retro, in via Paolo VI, probabile punto della fuga del killer. Il quale attendeva la discesa nei box dell’uomo, che risulta essere un incensurato ma sul quale i carabinieri hanno aperto un canale d’osservazione a Napoli, per certe parentele, vicine o lontane, e pure per certi eventuali episodi prima che, dieci anni fa, decidesse di emigrare a Suzzara, 21mila abitanti circondati da campagne, autovelox e negozi di vendita di salami e formaggi, in una Lombardia ampia, dal tipico smog bestiale da piena pianura padana, e pressoché pacifica.

Capuano era arrivato con la moglie, poi venuta a mancare per malattia, Rosa e un figlio con domicilio altrove (i restanti due figli hanno scelto di restare in Campania). La stessa Rosa, anche contando sul fatto che non volesse oppure non riuscisse a trovare un mestiere, s’era fermata nella palazzina, in un contesto residenziale senza pretese ma neppure degrado, al contrario. Di nuovo abbiamo domandato ai pochi vicini di casa i quali ripetono concordi che il signor Capuano se ne stava fermo sul divano o sul letto, se usciva era per il supermercato, aveva rinunciato i mesi scorsi anche alle brevi passeggiate, non aveva amici, altri familiari o conoscenti che venissero per incontrarlo; dall’abitazione non provenivano urla di litigate, c’era pace, c’era armonia con la figlia, a proposito della quale, sempre i vicini, non sanno darsi risposta eventuale a eventuali propositi d’omicidio.

Nel 1998 Brioni, che aveva 41 anni, era sceso nei box e una persona l’aveva trafitto con otto fendenti: non era stata una rapina, non era stato un agguato «per sbaglio», il killer non stava cercando di rubare macchine. Un movente personale? Possibile, ma quale per l’esattezza mai s’è capito. Possibile, molto possibile che l’assassino di Capuano abbia compiuto dei sopralluoghi i giorni antecedenti, quella mattina del 23 abbia visto i due, papà e figlia, accedere ai garage tramite le scale, abbia a sua volta percorso a piedi, dall’esterno, il tragitto che porta ai box, e abbia proseguito a camminare andando incontro alle vittime in una casuale coincidenza con l’allontanamento della figlia. Una situazione che ha comportato l’assenza di qualsiasi testimone, qui sotto. Forse. Infatti i carabinieri si tengono più d’un dubbio, o addirittura una speranza.

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22 gennaio 2025 ( modifica il 23 gennaio 2025 | 08:51)

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