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Intanto l’Assocalciatori ha supportato la messa in mora del club da parte di quei tesserati della prima squadra che hanno deciso di muoversi in tal senso
La minaccia da parte di alcuni giocatori di non scendere in campo lunedì, nel posticipo di Altamura, ha acceso ancora di più i riflettori sulla crisi del Taranto. Che speranze di mantenere la C non ne ha più (è inchiodato a fondo classifica con soli tre punti, in attesa di nuove penalizzazioni dopo il meno 10 già sul groppone), ma proverà comunque a concludere la stagione tra molteplici difficoltà. L’obiettivo della famiglia Giove, ancora proprietaria del club, è salvare il titolo per ricominciare dalla D e non più in basso. Ma il contorno è nebuloso.
RISCHIO SCIOPERO
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Partiamo dall’attualità: l’Assocalciatori ha supportato la messa in mora del club da parte di quei tesserati della prima squadra che hanno deciso di muoversi in tal senso, ritrovandosi senza stipendi da quattro mensilità. Molti dei più esperti, in realtà, sono già andati via (l’ultimo Mastromonaco, al Renate) da una rosa che viene smembrata settimana dopo settimana e riempita di giovani. Chi ha dato seguito alla messa in mora con la minaccia dello sciopero potrebbe non scendere in campo lunedì sera ad Altamura, nel momento in cui – si legge nella nota dell’Aic – non dovessero essere riconosciute entro questa sera (24 gennaio) le spettanze dovute. Cosa che difficilmente accadrà. Il Taranto in ogni caso, senza questi giocatori destinati allo svincolo, con grande probabilità scenderà comunque in campo con una formazione imbottita di ragazzini. A guidarla dalla panchina l’ultimo allenatore della serie, Pino Murgia, arrivato da una settimana nel posto precedentemente occupato (nell’ordine) da Carmine Gautieri, Michele Cazzarò e Maurizio Bisignano. Senza dimenticare Eziolino Capuano, presente solo nel ritiro estivo dopo i fasti della passata stagione.
SOGNO AMERICANO
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Ecco: la distanza tra ciò che si sta vivendo quest’anno e la cavalcata della scorsa primavera – terminata solo nei playoff contro il Vicenza – è siderale. Forse perché nella gestione si era andati oltre le reali possibilità del club, ma quello lo sa con certezza solo il presidente Massimo Giove che la scorsa estate ha annunciato il suo disimpegno. Legato principalmente all’impossibilità di utilizzare per buona parte di questa stagione e per la totalità della prossima lo stadio Iacovone, interessato dai lavori per i Giochi del Mediterraneo del 2026 che lo renderanno un gioiellino. Il Taranto chiuderà l’agonia di questo campionato (a porte chiuse) nella vicina Francavilla, ma non sembra questa la problematica più rilevante al confronto con tutti gli altri interrogativi. A metà novembre Giove sembrava aver passato la mano a un fondo americano, la Apex Capital Global LLC rappresentata dall’inglese Mark Campbell accolto in città con tutti gli onori anche dalle istituzioni locali. Che si sono forse sbilanciate un po’ troppo, considerando che gli acquirenti – in una trattativa, formalmente, ancora in piedi – hanno contribuito in un primo momento alla gestione ordinaria ma comunque senza rispettare le condizioni previste nel preliminare d’acquisto. La gestione di mesi sventurati è rimasta in mano a Giove, che ha nominato a metà gennaio un direttore generale (Rinaldo Zerbo, che è anche il padre di uno dei giovani calciatori tesserati) per provare a tenere a galla la zattera fino a fine stagione. Almeno dal punto di vista amministrativo, perché il Taranto – come detto – è nella sostanza già retrocesso.
RISCHIO ESCLUSIONE
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E’ attesa entro fine mese l’udienza del Tfn che porterà nuovi punti di penalizzazione per il mancato rispetto delle scadenze (stipendi e contributi) del 16 dicembre. La classifica del Taranto è destinata addirittura a produrre numeri negativi, visto che il rischio è di sei nuovi punti di penalizzazione. Ma la partita si sposta sul campo delle prossime scadenze amministrative, che incombono (16 febbraio): il Taranto rischierebbe l’esclusione dal campionato in corso se – oltre a non rispettarle – a quella data non avesse saldato (pur in ritardo) stipendi e contributi dovuti ai tesserati fino a ottobre 2024, oltre alle messe in mora scadute. Effettuando questi pagamenti arretrati, il Taranto andrebbe incontro solo a una nuova penalizzazione da scontare nella prossima Serie D (quello che è accaduto un anno fa al Brindisi). E’ ciò su cui la proprietà sta lavorando, per scongiurare il rischio di non terminare il campionato in corso: nella peggiore delle ipotesi, se ciò dovesse accadere, verrebbe stravolta anche la classifica del girone C con la sottrazione a tutte le squadre dei punti conquistati contro il Taranto nell’intera stagione.
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