Il Papa: tanti reporter hanno firmato il lavoro col sangue, liberare i giornalisti incarcerati

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Francesco incontra i partecipanti del Giubileo della Comunicazione: centinaia di operatori dell’informazione riuniti in Aula Paolo VI da diverse parti del mondo. Dopo il dialogo tra la premio Nobel Ressa e lo scrittore McCann, l’udienza del Pontefice che mette da parte il testo scritto e pronuncia un saluto a braccio: “Comunicare è uscire da sé stessi. Grazie del vostro lavoro, è importante. A patto che sia vero”. Nel discorso preparato l’invito a difendere la libertà di stampa

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Grazie per quello che fate!”. Una parola, a braccio, mirata, quella che Papa Francesco rivolge a coloro che della parola – scritta, letta, trasmessa, condivisa – fanno una professione: gli operatori dell’informazione. Migliaia quelli riuniti in Aula Paolo VI per il Giubileo della Comunicazione. A loro il Papa rivolge alcune parole a braccio, mettendo da parte il discorso scritto in cui lancia forti appelli per la libertà di stampa, per la scarcerazione dei giornalisti “ingiustamente” imprigionati e ricorda i reporter morti in guerra. “Nelle mani ho un discorso di 9 pagine. A quest’ora con lo stomaco che comincia a muoversi leggere un discorso di 9 pagine sarebbe una tortura…”, dice il Pontefice, sorridendo alla platea che ricambia con un applauso. Lo stesso che ha salutato il suo ingresso, circa un’ora prima del previsto, accompagnato dal coro in spagnolo: “¡Esta es la juventud del Papa!”.

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LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO

Uscire per incontrare l’altro

Il Papa non manca di lasciare comunque un messaggio ai suoi ospiti. Un messaggio di gratitudine per un lavoro, quello giornalistico, “importante” per costruire la Chiesa e la società: “A patto che sia vero”.

Comunicare è uscire un po’ di sé stessi, per dare del mio all’altro e la comunicazione non solo è l’uscita ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza, una grande saggezza



Il Papa durante l’udienza ai partecipanti al Giubileo della Comunicazione

Essere “veri”

Francesco si dice “contento” del Giubileo dei comunicatori, primo grande appuntamento degli oltre 35 che scandiranno l’Anno Santo. “Il vostro lavoro è un lavoro che costruisce, costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti, a patto che sia vero”, dice il Papa, inscenando un dialogo con un fedele, caratteristico della sua predicazione: “Eh padre, io sempre dico le cose vere”. “Ma tu sei vero? Non solo le cose che tu dici. Ma tu, nel tuo interiore, sei vero?”.

“È una prova tanto grande, ma comunicare quello che fa Dio col figlio e la comunicazione di Dio col figlio è lo Spirito Santo”, aggiunge, ancora a braccio.

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Il dialogo tra Ressa e McCann

Il Papa benedice infine tutta l’assemblea e uno ad uno saluta i suoi ospiti, a cominciare da quelli presenti sul palco dell’Aula, in primis il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, e poi quanti sono seduti in prima fila. Tra loro, la giornalista filippina Maria Ressa, premio Nobel per la Pace nel 2021, e lo scrittore irlandese Colum McCann, autore di 14 best seller tra cui l’acclamato Apeirogon, che racconta la storia di Bassam Aramin e Rami Elhanan, uno israeliano e uno arabo, uniti dal dolore per la morte delle figlie di 10 e 13 anni, uccise in circostanze diverse (Francesco li ha incontrati nell’aprile 2024). I due sono stati protagonisti poco prima – dopo un pellegrinaggio di tutti i partecipanti alla Porta Santa – di un appassionante momento di dialogo e confronto, moderato da Mario Calabresi, prima dell’arrivo del Papa. A seguire un’esibizione musicale del celebre violinista Uto Ughi con la sua orchestra di brani di Bach e Oblivion di Astor Piazzolla, autore argentino molto apprezzato da Jorge Mario Bergoglio.

Il ricordo dei reporter morti in guerra

Nel discorso preparato e consegnato ai partecipanti al Giubileo della Comunicazione, il Papa ricorda anzitutto i “colleghi che hanno firmato il loro servizio con il proprio sangue”, tutti i giornalisti morti durante quest’anno che definisce tra i più “letali” per i reporter. Centoventi quelli rimasti uccisi sotto le bombe e in attentati nei territori di guerra, secondo il rapporto annuale della Federazione internazionale dei giornalisti.

Il Giubileo si celebra in un momento difficile della storia dell’umanità, con il mondo ancora ferito da guerre e violenze, dallo spargimento di tanto sangue innocente. Per questo voglio prima di tutto dire grazie a tutti gli operatori della comunicazione che mettono a rischio la propria vita per cercare la verità e raccontare gli orrori della guerra

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L'esibizione di Uto Ughi

L’esibizione di Uto Ughi

Liberare i giornalisti ingiustamente incarcerati

Non dimentica il Papa anche “coloro che sono imprigionati soltanto per essere stati fedeli alla professione di giornalista, fotografo, video operatore, per aver voluto andare a vedere con i propri occhi e aver cercato di raccontare ciò che hanno visto. Sono tanti!”. Le cifre le ha fornite un comunicato di Reporter Senza Frontiere pubblicato a fine 2024: circa 500 sotto detenzione. Il Papa lancia un appello per la loro liberazione:

In questo Anno Santo, in questo Giubileo del mondo della comunicazione, chiedo a chi ha potere di farlo che vengano liberati tutti i giornalisti ingiustamente incarcerati. Sia aperta anche per loro una “porta” attraverso la quale possano tornare in libertà, perché la libertà dei giornalisti fa crescere la libertà di tutti noi. La loro libertà è libertà per ognuno di noi

Difendere la libertà di stampa e di pensiero

L’altra “libertà” che domanda Francesco, sulla scia dei suoi predecessori, è “la libertà di stampa e di manifestazione del pensiero insieme al diritto fondamentale a essere informati”. “Un’informazione libera, responsabile e corretta è un patrimonio di conoscenza, di esperienza e di virtù che va custodito e va promosso”, sottolinea. “Senza questo, rischiamo di non distinguere più la verità dalla menzogna; senza questo, ci esponiamo a crescenti pregiudizi e polarizzazioni che distruggono i legami di convivenza civile e impediscono di ricostruire la fraternità”.

Giornalismo, vocazione e missione

Per il Papa, quella del giornalista è più che una professione: “È una vocazione e una missione”. E i comunicatori hanno un ruolo fondamentale per la società oggi: “Il linguaggio, l’atteggiamento, i toni, possono essere determinanti e fare la differenza tra una comunicazione che riaccende la speranza, crea ponti, apre porte, e una comunicazione che invece accresce le divisioni, le polarizzazioni, le semplificazioni della realtà”.

La vostra è una responsabilità peculiare. Il vostro è un compito prezioso. I vostri strumenti di lavoro sono le parole e le immagini. Ma prima di esse lo studio e la riflessione, la capacità di vedere e di ascoltare; di mettervi dalla parte di chi è emarginato, di chi non è visto né ascoltato e anche di far rinascere – nel cuore di chi vi legge, vi ascolta, vi guarda – il senso del bene e del male e una nostalgia per il bene che raccontate e che, raccontando, testimoniate

Francesco saluta alcuni dei giornalisti presenti in Aula Paolo VI

Francesco saluta alcuni dei giornalisti presenti in Aula Paolo VI

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Coraggio per il cambiamento

Un altro concetto sul quale Francesco insiste è il “coraggio”. Coraggio “per avviare il cambiamento che la storia ci chiede”, per “superare la menzogna e l’odio”, per “ascoltare con il cuore, parlare con il cuore, custodire la sapienza del cuore, condividere la speranza del cuore”. Insieme alla liberazione dei giornalisti Bergoglio chiede allora “la “liberazione della forza interiore del cuore. Di ogni cuore”.

Cogliamo l’occasione del Giubileo per rinnovare, per ritrovare questo coraggio. Il coraggio di liberare il cuore da ciò che lo corrompe. Rimettiamo il rispetto per la parte più alta e nobile della nostra umanità al centro del cuore, evitiamo di riempirlo di ciò che marcisce e lo fa marcire

Lo scrolling che causa “putrefazione cerebrale”

La raccomandazione è di espellere la “putrefazione cerebrale” causata dalla dipendenza dal continuo scrolling (scorrimento) sui social media. Una “malattia” che colpisce in particolare i giovani. Per loro e per tutti il Pontefice chiede “un’alfabetizzazione mediatica” che educhi “al pensiero critico, alla pazienza del discernimento necessario alla conoscenza”. Al contempo domanda la collaborazione di imprenditori e ingegneri informatici “coraggiosi” perché “non sia corrotta la bellezza della comunicazione”.

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I grandi cambiamenti non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati

In mattinata il pellegrinaggio alla Porta Santa dei partecipanti al Giubileo della Comunicazione

In mattinata il pellegrinaggio alla Porta Santa dei partecipanti al Giubileo della Comunicazione

Raccontare “storie di speranza”

Un ultimo focus, da parte del Papa, è sul “potere trasformativo” della narrazione, del racconto e dell’ascolto delle storie. Non tutte “sono buone” ma “anche queste vanno raccontate”: “Il male va visto per essere redento; ma occorre raccontarlo bene per non logorare i fili fragili della convivenza”, afferma Francesco. Il suo invito ai professionisti dell’informazione è a raccontare in questo Giubileo “storie di speranza” che “nutrono la vita”. E rendere lo storytelling anche un hopetelling: “Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto”.

Raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto, significa permettere di sperare anche contro ogni speranza



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