Storie che si intrecciano, pedalate veloci quasi quanto il tempo che scorre nella mente e nei ricordi degli appassionati di ciclismo. Per chi ama lo sport del pedale, imprese e volti giovani dei campioni del cuore restano stampati su pietra: le immagini eterne sono quelle di cavalli alati che solcano perfino le nuvole, portando cuori e sforzi a livelli inimmaginabili.
Il 15 maggio prossimo il plotone rosa partirà da Potenza, attraversando la Campania per poi concludere nello scenario unico del Golfo di Napoli. Il 15 maggio del 2004, al termine di una tappa pirotecnica partita da Frosinone e animata da quel gran fenomeno che era l’arzanese Giuliano Figueras, a vincere a Montevergine di Mercogliano fu un giovane Damiano Cunego, lanciatissimo verso la conquista del Giro. Non fu un golpe, anche se ebbe tutta l’aria di esserlo. Non fu un caso di lesa maestà , anche se qualche maligno si affrettò a pensarlo. Tutti sognavano un altro acuto del baby veronese, nella speranza che la Saeco non gli mettesse il bavaglio.
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Così Damiano da Cerro Veronese, gregario ancora per qualche ora, strappò in Irpinia la maglia rosa al capitano Gibo Simoni. Mentre Giuliano il predestinato, il più forte corridore che la Campania abbia mai dato al ciclismo, vedeva svanire negli ultimi metri il sogno di trionfare davanti alla propria gente. Da quelle parti transiterà ancora una volta il plotone del Giro d’Italia il prossimo 15 maggio. Ad una settantina di chilometri dal traguardo napoletano ci sarà da affrontare la salita di Monteforte Irpino: poco più di sei chilometri, con imbocco da Mugnano del Cardinale per una pendenza media del 5.5% ed un massimo di 8.6%. Pedalabile, tale da spingere il rapporto per quanti magari si troveranno in avanscoperta, con il sogno di esaltarsi sul lungomare più bello del mondo. Lì dove Damiano Cunego ancora fa girare le pedivelle, con il piacere immenso di capitanare i gaudenti gruppi del Giro-E, e-bike experience unica nel suo genere a livello mondiale, che si svolge nei giorni e sulle strade del Giro d’Italia e che ancora una volta farà visita alla nostra terra, con partenza da Pompei.
«Questa città si addice ad ospitare una tappa del Giro. – ripeteva pedalando un anno fa il vincitore dell’edizione 2004, tra sorrisi ed acclamazioni popolari di tifosi che ancora ne ricordano le gesta – C’è sempre un pubblico straordinario perché il ciclismo è molto sentito.
Ed è un arrivo incerto. Lo sarà ancora una volta, nei 226 chilometri di una delle frazioni più lunghe, con partenza da Potenza. E con pronostici apertissimi, perché tutto davvero può accadere. Anche che arrivi una fuga da lontano».
Damiano Cunego era stato anche quello che in netto anticipo rispetto ad altri aveva pronosticato la straordinarietà del passo di Tadej Pogacar. In linea con le innovazioni tecnologiche che rendono il ciclismo di oggi una corsa estenuante verso la perfezione. D’altronde nel 2010 Fabian Cancellara vinse a Roubaix con 39 di media. Il 2024 delle corse ha raccontato che Cyrus Monk, 128esimo ed ultimo al traguardo della regina delle classiche del nord ha chiuso a 41.
«Lo sloveno fa un po’ come Merckx: in salita ha lo spunto migliore, sul passo ha dimostrato di esser fortissimo ma anche nelle tappe piane non si risparmia e fa azioni che sorprendono anche dal punto di vista della condotta di gara. E’ tosto, forte ed ha un ottimo recupero, dote fondamentale per chi ambisce a vincere i grandi giri. In quanto alla metamorfosi, innanzitutto hanno contribuito i materiali delle bici: le ruote con i perni passanti e i freni a disco rendono l’attrezzo molto rigido e scorrevole. Quindi le preparazioni che sono ancora più scientifiche dei miei anni. Si lavora molto più con dati alla mano e questo ha determinato un notevole upgrade».
Ritroveremo Damiano Cunego al Giro-E, e sarà bellissimo pedalare accanto alla sua bicicletta e a quella di altri immensi campioni del passato. Non ci sarà di certo Giuliano Figueras, che resta il più grande rimpianto per gli appassionati della nostra terra. Dotato di capacità organiche, naturali uniche. Fu professionista dal 1998 a marzo 2007, totalizzando dodici vittorie. Passato nel 1998 in maglia Mapei con la scomoda etichetta di dilettante più forte al mondo, dopo un anno difficile si trasferì alla Panaria dei Reverberi nel 2001 e, rinato, alla Lampre nel 2005. Campione del mondo dilettanti a Lugano 1996 davanti a Sgambelluri, Sironi e Bettini, dopo aver vinto tutto e di più nelle categorie giovanili sembrava destinato ad una carriera da grandissimo. Avrebbe meritato il Lombardia nel 2001, quando sul traguardo di Bergamo la ruota posteriore della sua bici divenne un serpente incontrollabile, favorendo l’abruzzese Danilo Di Luca. Nello stesso anno in cui Giuliano da Arzano fu decimo nella genarale del Giro d’Italia e settimo al mondiale di Lisbona, vinto dallo spagnolo Oscar Freire su Paolo Bettini. Solo qualche giorno fa Figueras ha compiuto 49 anni. Scomparso all’improvviso dalle corse nel 2007, quando corridore della Lampre-Fondital stracciò un contratto da 400mila euro a stagione. Non volle più saperne: il grande circo della bicicletta lo aveva risucchiato, consumandone perfino la resistenza alle salite più infide. Giuliano non era più quello d’un tempo. Se ne accorse lui per primo e decise di andare in fuga. Per sempre. Ancora oggi, di tanto in tanto gli amatori raccontano, come si fa per le leggende, di averlo incontrato, mentre pedalava divertito, su quei tornanti che portano al mare. Appare per poi sparire di nuovo. E ancora Figueras sa staccare tutti. Perché quando la strada impenna il suo motore alza i giri. Era assieme a pochi altri amici come Pasquale Muto e Antonio D’Aniello per piangere qualche mese fa sulla tomba di Crescenzo D’Amore. Altro enfant prodige, divenuto iridato juniores a San Sebastian, protagonista assieme a Raffaele Illiano di quel Giro 2004 e poi scaricato dalla memoria corta degli uomini. Sarebbe bellissimo se Napoli rendesse meriti al talento di Figueras il 15 maggio. Se solo lo si invitasse all’arrivo. Certi che quello con Damiano Cunego sarebbe l’abbraccio più bello, nello spettacolo irripetibile di via Caracciolo. Â
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