«Da quindici anni traduco il diritto in linguaggio comune»

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Angelo Greco è uno degli avvocati più seguiti nel mondo dei social italiano. Nato nel 1973, di origini calabresi, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso la Luiss Guido Carli di Roma nel 1997. L’avvocato è il fondatore del sito di informazione online La Legge Per Tutti, punto di riferimento per milioni di italiani che cercano informazioni legali sul web. Ha condotto la trasmissione il Tempo è Denaro nell’ambito di Uno Mattina. Nel 2020 è stato definito da Il Sole 24 Ore il professionista più influente sul web in Italia. Sui suoi canali, dove traduce il gergo giuridico in un linguaggio chiaro e comprensibile, vanta milioni di seguaci. L’avvocato si è inoltre distinto per la sua capacità di analisi delle riforme legislative più rilevanti, come quella relativa al Codice della Strada.

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Quali sono le principali novità relative al Codice della strada?

«La novità principale è costituita dalla sospensione breve della patente. È una misura che viene predisposta per tutta una serie di violazioni che un tempo venivano punite solo con la revoca dei punti, come ad esempio: il passaggio con il semaforo rosso, l’inversione ad “U”, o la guida con il cellulare. La legge prevede che il conducente che abbia tra i dieci e i venti punti subisca una sospensione della patente per sette giorni. Per chi invece possiede da uno a nove punti, la sospensione prevista è di quattordici giorni. Questa norma però è difficilmente applicabile».

Quali sono i principali ostali pratici?

«Sono delle norme che hanno più carattere suggestivo che non facilmente attuativo. Questo poiché la sospensione breve della patente può essere disposta solo dalla Polizia se ti ferma sul momento. Al passaggio con il semaforo rosso, ad esempio, ci sono solo le telecamere. Ammesso che la Polizia ti veda parlare con il cellulare, difficilmente potrà beccarti mentre incorri in queste violazioni. Ti potrà arrivare la multa a casa, ma se non ti becca sul momento non potrà neanche disporre la sospensione breve della patente. La sospensione e tutte le altre sanzioni, inoltre, le effettua il prefetto, anche in caso di eccesso di velocità rilevato dall’autovelox».

Secondo lei ci sono punti che possono essere definiti utili o controversi?

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«L’altra novità dirompente riguarda la previsione della guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. Prima la norma diceva che non bastava la positività al test, ma era necessario che il conducente si trovasse in stato di alterazione psicofisica. Questo perché i test riescono a rilevare l’assunzione di droghe o sostanze a base di cannabinoidi anche a distanza di settimane, quando ormai lo stato di alterazione non esiste più. La seconda condizione è stata eliminata dalla riforma. Dunque, può essere tolta la patente ad una persona che una settimana prima è stata sedata tramite la sedazione cosciente per una gastroscopia o colonscopia. Il medicinale che la ha addormentata potrebbe essere ancora in circolo dopo una settimana e può essere rilevato con test del sangue o delle urine. In questo caso, si rischia un processo penale e un’ammenda di seimila euro: non poco per una persona perfettamente lucida e capace di guidare. Questa norma rischia di essere dichiarata incostituzionale».

La regolamentazione dei monopattini elettrici è stata molto discussa, può dirci di più?

«È vero che i monopattini elettrici sono pericolosi. Lo sappiamo tutti noi, perché abbiamo visto quanto scellerate siano le persone che guidano di notte controsenso. Tuttavia invece di essere regolamentati, sono di fatto stati spazzati via dal mercato imponendo l’obbligo di assicurazione, di casco e di targa. Il casco è necessario, ma la targa e l’assicurazione non servono a molto. Difatti, l’assicurazione non copre l’automobilista che investe il conducente del monopattino. Copre solo il conducente del monopattino dalla sua responsabilità, nel caso in cui faccia cadere una persona per terra. In questo modo hanno aumentato i costi e la gente ci penserà due volte, non potendolo peraltro utilizzare nelle strade. Si trattava di una forma di mobilità economica, per chi non poteva permettersi un’auto. Avrebbero fatto bene ad obbligare i monopattini elettrici a circolare sulle piste ciclabili. Così poteva permanere. È stata tagliata fuori una filiera economica del valore di quaranta milioni di euro».

Cosa può dirci per quanto riguarda la regolamentazione circa l’autovelox?

«Tra le novità abbiamo il divieto di fare multe a distanza ravvicinata. Due diversi autovelox non potranno trovarsi a meno di un km l’uno dall’altro. Inoltre, se commetti due infrazioni del limite della velocità nell’arco di una stessa ora, paghi una sola multa ma aumentata del triplo. In aggiunta è stato introdotto il divieto di utilizzare gli autovelox sulle strade urbane a meno di trenta km/h, questo bloccherà l’utilizzo di autovelox per Comuni come Bologna».

Lei è molto noto sul mondo del web. Com’è nata l’idea di creare il sito di informazione online La Legge Per Tutti?

«Semplicemente c’era un gap formativo. L’informazione legale era b2b: dagli avvocati in favore di altri avvocati. Tutti i siti informativi parlavano in “legalese”, il cittadino non lo comprendeva e quindi non aveva accesso all’informazione giuridica. Il che è un paradosso, se è vero che la legge non ammette ignoranza e che è uguale per tutti. Odiando da sempre il linguaggio elitario dei miei colleghi, ho cercato di trasformare il gergo giuridico in linguaggio comune. Ha generato un enorme interesse di traffico ed anche una monetizzazione interessante. La società dall’euro con cui era stata costituita, ha raggiunto in pochi anni un fatturato di milioni di euro».

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Com’è riuscito a spostarsi su altre piattaforme ed ottenere tale successo?

«Io ho iniziato quindici anni fa portando il diritto sul mio sito internet La legge per tutti, che fa otto milioni di visualizzazioni al mese. È il sito di diritto più visto in Italia. Dopo di che ho condotto con Elisa Esoardi la trasmissione Rai Il Tempo è Denaro. Dopo quella trasmissione ho continuato a fare video su YouTube. Quando lo spazio di YouTube è stato rosicato da Instagram e TikTok, mi sono adeguato al mondo social ed ho trasformato il classico video di YouTube di dieci minuti in uno shorts di un minuto e mezzo. Non è cambiato molto, la mia missione è sempre quella di tradurre la legge in linguaggio comune».

Si parla molto di regolazione social. Sono aumentati i casi di diffamazione online, come ci si può proteggere?

«L’unica protezione è di non essere online, nel momento in cui sei online sai già che ti sottoponi al rischio di presentarti avanti persone che non si fanno scrupoli a calpestare l’altrui reputazione. Quante volte abbiamo diffamato qualcuno e abbiamo commesso reato senza saperlo? Prima era un problema limitato alla ristretta cerchia che si incontrava e parlava male di qualcuno, oggi creano un problema di portata nazionale perché tutti possono leggere. La Cassazione ha stabilito che la diffamazione online è aggravata, vuol dire che la pena è maggiore. Se si è vittime di insulti o odio online, il consiglio è sempre quello di fare lo screenshot e sporgere querela. Se tutti iniziassero a fare in questo modo, la gente inizierebbe a fare più attenzione. Se qualcuno ti insulta devi quererarlo e non insultarlo a tua volta, altrimenti diviene una spirale di odio».

Modi di identificazione più severi potrebbero cambiare le cose?

«L’identificazione già esiste. Nel momento in cui ti colleghi ad Internet c’è un indirizzo IP e una targa. Dunque, sei già identificato, a meno che non utilizzi una VPN, che viene utilizzata dai criminali per commettere reati. Ogni volta che ti colleghi il tuo router ti dà un indirizzo da cui si riesce a risalire. Il reo è facilmente perseguibile».

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La divulgazione sui social ha ridotto la diffidenza delle persone nei confronti del mestiere dell’avvocato?

«C’è stata un’epoca in cui gli avvocati erano seri e preparati ed un’epoca in cui si è aperto il flusso a persone poco serie e poco preparate. L’avvocato si sta riprendendo uno spazio umano che aveva perso ormai da tempo a causa dell’approfittare dell’ignoranza altrui da parte dei colleghi. Adesso la gente ha la possibilità di scegliere bene».

Che consiglio darebbe ai giovani che desiderano approcciarsi a questo mondo?

«Darei lo stesso consiglio che mi diede un formatore: «metà giornata trascorrila nello studio, l’altra metà trascorrila sotto lo studio». In altre parole studia, ma cura anche le pubbliche relazioni. Senza di queste non si avranno clienti, come senza studio non si avranno clienti. Le pubbliche relazioni non sono più in strada ma sui social. Dunque, è sempre buono avere una formazione social e di legal marketing».





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