la missione per liberare piante e specie protette dalle reti fantasma- Corriere.it

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


Sonde e robot subacquei nel mare di Sicilia: la missione per liberare piante e specie protette dalle reti fantasma
Un’operatrice analizza una rete per liberare gli animali rimasti intrappolati. Crediti foto: Ispra

I numeri sono importanti e in questo caso raccontano più delle parole: 60mila metri quadrati di fondale ispezionati, centinaia quelli finalmente liberati da reti lunghe fino a 260 metri, pari a un grattacielo di 100 piani, e che tornano a respirare e a ripopolarsi delle specie protette che erano rimaste intrappolate. Purtroppo, la diffusione di reti da pesca abbandonate (“Aldfg”, l’acronimo che sta per “Abandoned, Lost or Discarded Fishing Gear”) è cresciuta negli ultimi decenni a causa dell’intensificarsi dell’attività di pesca e dell’impiego di materiali sintetici, più economici e resistenti ma anche più dannosi per l’ambiente rispetto alle fibre vegetali utilizzate per reti tradizionali, come la canapa. Queste reti sono soprattutto utilizzate per la cosiddetta “pesca fantasma”, e pur non essendo più sottoposte al controllo umano, continuano a catturare flora e fauna marina.

Sessantamila metri quadri ispezionati per un recupero di più di 30 reti, lunghe fino a 260 metri, a una profondità di 60 metri: è il risultato dell’operazione “Ghostnets” condotta lungo la costa siciliana, tra Augusta e Siracusa. 20 in tutta Italia i siti coinvolti dal progetto, finanziato con fondi Pnrr, che andrà avanti fino a giugno 2026

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

I danni provocati dalle reti riguardano in particolare le Praterie di Posidonia oceanica, che subiscono danni fisici, come ombreggiamento e abrasione, in grado di uccidere le piante. Gravi ripercussioni anche sulle specie sessili come il coralligeno, formato da strutture algali coralline, e per la fauna marina vagile, intrappolata o ferita dalle reti. Ma per comprendere a che cosa sta portando tutto questo lungo, dettagliato e costante intervento nei fondali del Mediterraneo, nelle acque tra Augusta e Siracusa, e che va sotto il nome di operazione “Ghostnets”, basterebbe guardare negli occhi lo stupore degli studiosi dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), a bordo delle due imbarcazioni della missione, mentre selezionano a mani nude, setacciando l’impensabile, tutto ciò che è stato riportato in superficie.

Venti siti sotto osservazione

E sono tornati in superficie, per poi essere liberati: ceranti (anemoni cilindriche), ricci diadema, magnose (simili ad aragoste “schiacciate”) e madrepore a grappolo. Tutte specie protette, individuate nel palmo di una mano e poi subito riportate in mare dopo essere state liberate dalla loro prigione, o sicura morte: le reti fantasma. Grazie all’operazione “Ghostnets”, che fa parte del progetto Mer (“Marine cosystem restoration”), finanziato dal Pnrr e realizzato con il supporto della Rtc Ghostnets (Castalia, Conisma e Marevivo), e che riguarda 20 siti lungo le coste italiane di Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia, Puglia, Marche, Emilia-Romagna e Veneto, includendo rimozione, raccolta, trasporto, smaltimento e riciclo delle “reti fantasma”, e che andrà avanti fino al 30 giugno 2026, è stato possibile recuperare varie tipologie di reti: a strascico, da posta, grovigli di cime, lenze e nasse e di liberare specie protette rimaste intrappolate. Secondo i dati Ispra, l’86,5 per cento dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca e acquacoltura e il 94 per cento di questi sono reti abbandonate, alcune lunghe addirittura chilometri.

Il compito dei subacquei

Con questa operazione, centinaia di metri quadrati di habitat pregiati potranno gradualmente tornare a ‘respirare’ e favorire la ricolonizzazione da parte delle specie marine circostanti. «Questa campagna di recupero è un grande passo avanti per la tutela dei nostri mari», spiegano i ricercatori di Ispra, «ma rimane fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza tra gli operatori del settore e continuare a investire in tecnologie e politiche di prevenzione». Tutto questo è stato reso possibile dalla Legge 60/2022 “Salva Mare”, che ha qualificato le reti abbandonate e recuperate come rifiuti urbani da riciclare o smaltire. Tra i protagonisti della liberazione della flora e della fauna dalle reti fantasma, ci sono loro, gli Ots, gli operatori tecnici subacquei, i quali si sono immersi nelle acque siciliane, a una profondità di 40-60 metri, protetti da una gabbia (collegata alle due imbarcazioni di supporto per il recupero e lo stoccaggio delle reti) che ricorda moltissimo quella dei sommozzatori dell’acquacoltura. Gli operatori subacquei restano costantemente in contatto con la superficie attraverso un “cordone ombelicale” multifunzione (fornisce aria o miscele respiratorie, comunicazioni audio/video e assistenza).

Il sonar che mappa i fondali

Una volta localizzate le reti, gli Ots le sganciano dal fondale, tagliandole se necessario in sezioni maneggevoli, per poi fissarle a cavi o sagole che consentono di sollevarle con un verricello fino in superficie. I subacquei hanno potuto lavorare in totale sicurezza, garantendo la conservazione degli habitat sottostanti e minimizzando l’impatto sugli organismi rimasti intrappolati. Nel periodo che ha preceduto l’immersione degli Ots e il recupero delle reti, c’è stato un lavoro di preparazione a dir poco certosino grazie all’utilizzo di strumenti tecnologici: dal multibeam, un sistema di sonar utilizzato per mappare i fondali marini rilevando oggetti e morfologie, al Side Scan Sonar per una scansione dettagliata degli oggetti sommersi, fino al Rov (“Remotely Operated Vehicle”), un sottomarino a comando remoto.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link