Nel corso degli ultimi anni, dopo il 2021, si è assistito ad un aumento dei casi di morti improvvise, specialmente in età giovanile. Inizialmente, in modo abbastanza incomprensibile dal punto di vista epidemiologico, il fenomeno venne decisamente negato: i commenti che si potevano leggere da parte di dirigenti sanitari è che queste morti «c’erano sempre state». Una risposta che adottava un metodo spannometrico un po’ troppo sbrigativo e poco scientifico.
Ancora più sorprendenti furono i tentativi di dare spiegazioni, di fronte ad una realtà che diventava sempre più evidente numericamente, da parte dei media. «Aumento delle morti improvvise: è colpa del cambio di stagione» si poteva leggere su un quotidiano veneto nel 2022. Da allora ad oggi il fenomeno si è ulteriormente ampliato, e a questo punto le istituzioni sanitarie non possono più ignorarlo. Per prima, nei giorni scorsi, si è mossa la Regione Toscana, forse per l’impressione suscitata nell’opinione pubblica locale dalla morte avvenuta sul campo di gioco di Mattia Giani – calciatore di 26 anni del Castelfiorentino – e dalla paura del giocatore della Fiorentina Edoardo Bove stramazzato a terra durante Fiorentina-Inter.
Questa volta i commenti della stampa sono stati di un tono ben diverso: quanto accaduto sui campi di calcio è solo la punta dell’iceberg di un problema sanitario che riguarda tanti giovani, si è potuto leggere. E così è scattato un piano speciale con cui la Regione Toscana intende correre ai ripari nei confronti di «un problema sanitario tra i più traumatici». Alla buon’ora.
Per realizzare questo piano sono saltati fuori degli studi effettuati nei mesi scorsi sul territorio regionale da un pool di esperti, quali i professori Michele Emdin e Alberto Giannoni della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e della Fondazione Monasterio, dal professor Iacopo Olivotto dell’Università di Firenze, dal ricercatore dell’Università degli Studi della Tuscia Fabio Pacini ed Emanuele Rossi, anch’egli professore della Scuola superiore Sant’Anna.
«Appare giustificato considerare la morte cardiaca improvvisa giovanile come una condizione sanitaria di assoluta rilevanza», hanno spiegato gli esperti di fronte a una apposita commissione regionale, aggiungendo che all’allarme medico si somma quello di un impatto sociale devastante. «Poche condizioni mediche sono più traumatiche della morte improvvisa, non anticipata da nessun sintomo, di una persona giovane. La perdita improvvisa di un giovane crea un trauma profondo nelle famiglie e nelle comunità, con conseguenze emotive e psicologiche di lunga durata».
Da qui la «proposta di legge per realizzare un sistema integrato e coordinato che possa ridurre significativamente il numero di decessi improvvisi tra i giovani. In che modo? Secondo la commissione rafforzando la prevenzione, migliorando la capacità di intervento e promuovendo una cultura della salute e della sicurezza cardiovascolare. Il tutto attraverso una serie di misure inserite nel documento “Percorso clinico nella morte cardiaca improvvisa. Le indicazioni clinico assistenziali e le buone pratiche” approvato dall’Organismo Toscano di Governo Clinico. Si va dall’istituzione di un registro regionale sulla morte cardiaca improvvisa, a corsi di rianimazione cardiopolmonare (BLS-D) e screening cardiologici nelle scuole secondarie di primo e secondo grado; dalla diffusione e gestione corretta dei defibrillatori automatici esterni, all’istituzione di una commissione tecnica regionale.
La proposta di legge mira a ridurre il fenomeno che, fissando la soglia dell’età considerata a 50 anni, ha un’incidenza stimata tra uno e dieci casi su 100mila persone l’anno, con circa il 25% dei casi durante attività sportiva. Una attività che impegna il muscolo cardiaco. Peraltro, gli sportivi sono comunque già sottoposti a controlli, a prove da sforzo, che dovrebbero escludere patologie latenti. «L’adozione di strategie efficaci di prevenzione non è solo una necessità sanitaria, ma anche una priorità sociale», hanno ribadito i professori alla commissione. Da qui l’appello del progetto per trasformarlo in una proposta di legge regionale.
Resta tuttavia una questione estremamente importare da prendere in considerazione e a cui cercare di dare risposte: perché dal 2021 i casi di morte improvvisa sono aumentati tanto da portare a quella che oggi viene apertamente riconosciuta come un’emergenza sanitaria? Cosa è successo? Non ci sono risposte scontate, ma è più che mai importante cercare di trovare una risposta.
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