pesanti le ripercussioni per l’Africa

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Il neo presidente Trump fa notare lo squilibrio nei finanziamenti a danno degli Stati Uniti che contribuiscono molto più al mantenimento dell’Organizzazione mondiale della sanità rispetto alla più popolosa Cina. Ma potrebbe essere proprio Pechino a trarre vantaggi dal ritiro degli USA

27 Gennaio 2025

Articolo di Antonella Sinopoli (da Accra)

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Tempo di lettura 5 minuti

Operatori dell’Africa Centres for Disease Control and Prevention durante l’epidemia di Ebola in Guinea (Credit: World Health Organization)

Tra i vari interventi radicali annunciati dal presidente Donald Trump appena insediatosi alla Casa Bianca ce n’è uno che tocca particolarmente l’Africa e che era nell’aria da tempo. Si tratta del ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità.

L’OMS, istituita nel 1948, è un’organizzazione di 194 Stati membri ed è responsabile della salute pubblica globale. Le conseguenze non si faranno attendere. Due i principali motivi addotti da Trump per “giustificare” tale decisione, semmai una giustificazione fosse nelle sue intenzioni.

La prima riguarda la critica al modo in cui è stata gestita la pandemia da Covid-19 nel continente da parte dell’organismo dell’ONU, la seconda è una valutazione di ordine economico: gli USA sono il paese che contribuisce di più alle spese dell’OMS e questo Trump non vuole più farlo.

In realtà, a leggere dietro le righe la presa di posizione di Trump sembra anche una sorta di rivalsa nei confronti di un continente (e in genere dei paesi in via di sviluppo) che non ha mai amato particolarmente e nei confronti della Cina che invece con l’Africa ha stretto da decenni rapporti economici, commerciali, politici, che vanno di gran lunga oltre l’impatto statunitense.

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Una delle rimostranze di Trump è stata appunto questa: gli USA pagano un contributo molto più elevato della Cina. Nell’ordinanza firmata da Trump si legge: “La Cina, con una popolazione di 1,4 miliardi di abitanti, rappresenta il 300% della popolazione degli Stati Uniti, ma contribuisce per quasi il 90% in meno all’OMS”.

Insomma è il momento del redde rationem. Va anche ricordato che negli anni scorsi Trump aveva più volte lamentato la “mancanza di indipendenza da indebite influenze politiche” dell’OMS e durante il suo primo mandato aveva accusato l’organizzazione di essere stata eccessivamente influenzata dalla Cina durante le prime fasi della pandemia.

È comunque un fatto che storicamente gli Stati Uniti sono stati uno dei maggiori finanziatori dell’OMS. Negli ultimi dieci anni i contributi sono oscillati tra i 163 e gli 816 milioni di dollari all’anno. Solo tra il 2022 e il 2023, ad esempio, Washington ha contribuito con 1,28 miliardi di dollari, più di qualsiasi altro paese.

Considerato che il budget del programma dell’OMS per il periodo 2024-2025, approvato dagli Stati membri nel maggio 2023, è di 6,834 miliardi di dollari si può intuire quanto l’uscita degli USA incideranno sull’operatività dell’organismo.

Non c’è dubbio che il ritiro americano potrebbe lasciare le iniziative sanitarie globali a corto di finanziamenti. Il timore, per esempio, è che non si potranno affrontare propriamente situazioni di emergenza. Ecco perché l’Unione Africana spera in un ripensamento che al momento sembra alquanto improbabile.

A rischio prevenzione e controllo

Solo lo scorso anno gli Africa Centres for Disease Control and Prevention, che appunto lavorano sul controllo e la prevenzione delle malattie, hanno registrato nel continente 214 emergenze sanitarie rispetto alle 166 del 2023.

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Una delle più gravi è stata l’Mpox o vaiolo delle scimmie in Centrafrica e Repubblica democratica del Congo. Altre emergenze sono state il virus Marburg in Rwanda oltre alle frequenti epidemie di colera, di dengue o di morbillo in vari altri paesi.

Senza contare la lotta all’HIV che nonostante non faccia più tanta notizia come nei decenni passati, in molti paesi africani rimane una battaglia aperta. E anche in questo caso bisogna ricordare che gli USA hanno dato il più grande contributo in denaro per combattere l’AIDS non solo in Africa.

Un contributo ulteriormente messo a rischio dall’ordine di sospensione temporanea di tutta l’assistenza estera degli Stati Uniti che colpisce anche il Piano di emergenza del presidente per gli aiuti contro l’AIDS (PEPFAR).

Riguardo all’OMS, la decisione di Trump oltre ad avere effetto sulle comunità determinerà anche uno spostamento negli equilibri di potere globali in questa istituzione internazionale oltre ad eliminare la posizione statunitense nelle varie questioni e decisioni che la riguardano. Mentre potrebbe magari incrementare i contatti bilaterali tra il governo statunitense e i governi africani.

Si fa avanti la Cina

Necessariamente i singoli paesi saranno esortati a dare maggiori contributi e secondo alcuni analisti, tra questi Christian-Geraud Neema, del China Global South Project, il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità potrebbe a questo punto contribuire a posizionare la Cina come leader nella sanità globale.

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Oltretutto quest’ultima ha una lunga esperienza nella costruzione di ospedali in Africa e nell’invio di medici nel continente. Così il ritiro di Washington potrebbe comportare una domanda ancora maggiore di finanziamenti e sostegno da parte di Pechino.

E la risposta non si è fatta attendere, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri cinese che ha assicurato che la Cina “continuerà a sostenere l’OMS, approfondirà la cooperazione internazionale in materia di sanità pubblica” e “rafforzerà la governance sanitaria globale”.

Insomma l’Africa dovrà rivolgersi altrove per chiedere aiuto, compresa l’Europa, ma magari potrà capire che è il momento di investire di più nella sanità pubblica e fare affidamento sulle proprie risorse interne, dando alla salute dei propri cittadini una priorità che non sempre si riscontra nella tenuta degli ospedali, nell’approccio agli ammalati, nella cura e nella prevenzione.

Certo, in un mondo così interconnesso, è impensabile chiudere le frontiere a malattie, virus, epidemie. Ed è in quest’ottica che va letta la dichiarazione del portavoce dell’OMS all’indomani della decisione resa nota da Trump: “L’OMS – ha detto – svolge un ruolo cruciale nella protezione della salute e della sicurezza della popolazione mondiale, compresi gli americani”. E ha aggiunto: “Se vogliamo essere resilienti alle minacce sanitarie globali, abbiamo bisogno di una cooperazione globale”.

Intanto ci vorrà un anno dal deposito della notifica formale all’ONU affinché gli Stati Uniti lascino l’OMS.





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