Rischi naturali nelle città d’Abruzzo, in particolare a Pescara

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Rischi naturali nelle città d’Abruzzo, in particolare a Pescara.

Gli abruzzesi di sicuro non hanno ereditato dai loro avi un ambiente naturale con il quale sia facile rapportarsi. Lo dimostrano le difficoltà di collegamento del territorio, che sono state attenuate solo da opere infrastrutturali, come l’Autostrada A14, e i numerosi rischi naturali che caratterizzano la Regione. 

Tale problematica emerge con forza nel comune de L’Aquila, tragicamente segnato nella storia recente dalla ferita del sisma del 2009, e in tempi più remoti da tanti altri disastri, come quello del 2 febbraio 1703.

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Teramo, sebbene conti un minor numero di abitanti a rischio idrogeologico rispetto a Chieti e Pescara, non è immune da eventi sismici, come avvenne nel 1384.

Nelle cronache degli ultimi tempi, la minore ma comunque rilevante sismicità di Chieti è stata eclissata dal problema del rischio idrogeologico in alcune aree circondanti il centro storico, con il caso tristemente noto (e dimenticato) del quartiere Santa Maria. Altri problemi sono rappresentati dal rischio alluvionale, specie vicino agli argini del fiume Alento-Pescara, e da alcune cavità a rischio cedimento. Ma qui si dovrebbe parlare di rischio causato solo dall’incuria dell’uomo, dato che si tratta di infrastrutture idriche o di opere ipogee dimenticate, risalenti in parte sin dai Romani, come si legge in una relazione ufficiale. Alcuni di questi spazi artificiali sarebbero pregevoli per il turismo archeologico, ma l’incuria delle autorità a vari livelli li rende un pericolo, di cui lo Speleoclub del Capoluogo è tra i pochi a occuparsene

Gli interventi di consolidamento del terreno e di protezione idraulica dalle piene, o talvolta di delocalizzazione, di rinforzo antisismico, di monitoraggio elettronico geologico o strutturale sono esempi di una realtà che manca o viene attuata in maniera troppo occasionale.  La politica dei decenni scorsi si è macchiata troppe volte della colpa di ignorare i problemi del territorio, presa da lotte tra campanili e fazioni varie, per non dire appetiti affaristici.

Rischi naturali a Pescara

L’edizione di oggi si concentra sul capoluogo della provincia di Pescara, con zone già tristemente note per fenomeni di degrado urbano e criminalità, come del resto è il caso per altre città. Il centro adriatico non solo si trova ad affrontare una situazione socio-economica precaria in molti dei suoi quartieri, ma, come emerge dal piano comunale di protezione civile, deve fare i conti con numerosi rischi naturali e antropici di “incidente rilevante”. Anche questi ultimi sono da valutare ovunque, come potrebbero aver insegnato i recenti incendi industriali a Scerne di Pineto e Chieti Scalo, entrambi divampati il 30 settembre 2024.

Sebbene il piano sia un lodevole sforzo delle autorità comunali di tenere conto dei diversi potenziali rischi naturali di calamità, esso dimostra anche la gravità del problema da affrontare in tutta la Regione. Un problema che, come quelli sociali ed economici, deve ripartire da un’equa operazione di conoscenza, cura e gestione del territorio.

Una sismicità da non sottovalutare.

La geologia pone Pescara, come la vicina Chieti, nell’avanfossa a est della catena degli Appennini e in una zona classificata con classe di pericolosità medio-alta. Sebbene non siano definite faglie attive nel territorio comunale, la microzonazione ha messo in luce che il rischio sismico è comunque aggravato dalla presenza, nella pianura alluvionale del fiume Pescara, di terreni “di scadenti qualità fisiche, compressibili o poco consolidati”, che possono amplificare le onde sismiche. Inoltre, esistono zone franose che potrebbero riattivarsi, e non è escluso che terreni sabbiosi della fascia costiera potrebbero essere soggetti a liquefazione (evento molto pericoloso per gli edifici), in caso di sisma. Per comprendere il rischio sismico a Pescara, sono da considerare anche l’incompleta conoscenza dei danni prodotti dai terremoti storici nel settore adriatico della Regione e la vulnerabilità di molti edifici, compresi quelli di vecchia costruzione.

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Un potenziale evento legato alla sismicità del Mediterraneo è il maremoto, fenomeno generato dal movimento del fondale marino. In uno scenario di riferimento elaborato dall’ISPRA, Pescara potrebbe essere coinvolta per quasi il 50% del territorio comunale, comprese le aree densamente popolate del centro cittadino, dell’intera fascia costiera e gran parte di Portanuova. Questo evento esporrebbe circa 40.000 persone.

Rischio inondazione, con qualche area a rischio frana.

Le forti piogge sono nemiche di Pescara, potendo esse generare allagamenti nelle zone urbanizzate o negli edifici, e danni per la rapida esondazione di piccoli corsi d’acqua in alcune aree collinari. Questi fenomeni di allagamento sono, per loro natura, di difficile previsione. Inoltre, come in altre aree della Regione, alcune colline sono soggette ad attivazione o riattivazione di frane, problema aggravato dalla cementificazione del territorio.

Eppure, il rischio più conosciuto è rappresentato proprio dal fiume omonimo, rispetto al quale Pescara ha comunque adottato un’infrastruttura di protezione, che comprende anche paratie scorrevoli. Attualmente, come emerge dalle carte di pericolosità, intere aree del centro di Pescara risultano tuttora a elevata pericolosità idraulica.

L.G.



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