Tra interrogazioni all’Europarlamento, mozioni in Consiglio regionale e proposte di legge per vietare il velo e nuovi reati per fermare la pratica del “Tarrush gamea” il Carroccio continua la sua battaglia anti-Islam con un pacchetto di iniziative, presentate ieri alla conferenza organizzata dalla Lega lombarda.
Nelle ultime settimane è cresciuto il pacchetto di iniziative anti-Islam targato Lega. Tra mozioni, proposte di legge e interrogazioni annunciate, il Carroccio continua la sua battaglia contro i simboli della religione islamica, come il burqa e il niqab, indumenti che sarebbero un segno della condizione di “sottomissione” vissuta dalle donne musulmane.
L’offensiva leghista si muove su più fronti, che toccano sia la politica locale, che quella nazionale ed europea. Ieri al Pirellone, sede del Conisiglio regionale della Lombardia, si è tenuta una conferenza stampa sulle proposte leghiste per contrastare la presunta “islamizzazione” del Paese, a cui hanno partecipato alcuni degli esponenti del partito ai quali va attribuita la paternità di molte di queste iniziative.
Tra loro, era presente il deputato Igor Iezzi, primo firmatario della proposta di legge, che prevede il divieto di indossare indumenti che coprano il viso – come il velo – all’interno dei luoghi pubblici, assieme al reato di “costrizione all’occultamento del volto”. Chiunque obblighi un’altra persona a nascondere il proprio volto con indumenti, quali il burqa o il niqab, è punito con la reclusione fino a due anni e una multa fino a 30mila euro.
“Il burqa o il niqab impediscono alla donna di essere tale e sono indumenti legati alla costrizione e non alla libertà”, ha spiegato Iezzi (sebbene quest’ultima in realtà si esplichi proprio attraverso la libera decisione di indossare gli indumenti che più fanno sentire le donne a loro agio). “Siamo in sintonia con la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che si è espressa in casi come in Belgio o in Francia che hanno già fatto legislazioni in cui hanno vietato il velo islamico, e la CEDU le ha ritenute legittime”, ha aggiunto.
Non solo, il parlamentare leghista punta a introdurre nell’ordinamento anche un altro reato, quello di “violenza sessuale di gruppo durante gli eventi di massa, manifestazioni pubbliche, in luogo pubblico o aperto al pubblico”, che secondo Iezzi punta a fermare la pratica del “taharrush gamea”, con cui in arabo si indica un’aggressione collettiva nei confronti di una donna.
Il Carroccio infatti, spinge sul presunto collegamento tra i casi di violenza subita da diverse donne in piazza Duomo a Capodanno alla pratica “che ha l’obiettivo principale di punire e sottomettere le donne”, sostiene Iezzi. La previsione di un altro reato alla già lunga lista che la maggioranza vorrebbe introdurre nel nostro ordinamento servirebbe a colmare un vuoto, causato dall’assenza di “una fattispecie specifica per le molestie sessuali”, dice il deputato.
Alla conferenza erano presenti inoltre, il capogruppo del partito nel Consiglio regionale lombardo, Alessandro Corbetta e la consigliera Silvia Scurati, prima firmataria di una mozione sul “Rispetto del divieto di copertura del volto e del capo nei luoghi pubblici, al fine di garantire la sicurezza pubblica”. La delibera impegna la Giunta Regionale a sollecitare governo e Parlamento ad adottare norme nazionali per vietare l’uso del velo nei luoghi pubblici, incluse le scuole.
“Purtroppo assistiamo anche a posizioni politiche un po’ accondiscendenti”, ha osservato Corbetta. La mozione, che verrà discussa in Consiglio, punta a dare applicazione alla delibera regionale (la X/4553 del 2015) che prevedeva il divieto di accesso a edifici regionali per chi indossa indumenti che rendano difficile il riconoscimento del volto, estendendolo di fatto a tutti i luoghi pubblici, a iniziare dalle scuole. “Burqa e niqab sono strumenti di oppressione nei confronti della donna che non possiamo tollerare”, ha sottolineato Corbetta.
“Bisognerebbe aprire una considerazione sul velo, che troppo spesso non è libertà della donna di indossarlo, ma è una costrizione dell’uomo”, ha aggiunto l’esponente del Carroccio. Gli fa eco la consigliera Scurati. “Invitiamo il governo a fare una riflessione per quanto riguarda non solo i luoghi pubblici, ma anche l’estensione del divieto del velo all’interno degli edifici scolastici, soprattutto rivolti agli alunni di minore età”, ha dichiarato. Il pensiero della consigliera è rivolto a !quelle ragazzine delle elementari” che a suo avviso sarebbero costrette a indossare il velo.
Con l’interrogazione, annunciata dall’europarlamentare Silvia Nardone, contro le istituzioni Ue che “pubblicizzano” il velo “in chiave positiva”, la direzione della Lega pare ormai tracciata. E secondo Iezzi la questione non dovrebbe sollevare tensioni all’interno della maggioranza. “Non credo che ci siano problemi con gli alleati su questo tipo di proposta”, dice riferendosi al suo disegno di legge. “Il problema è davvero solo nostro, bisogna cambiare la normativa italiana, e non credo che ci dovrebbero essere problemi con gli alleati. Per quanto riguarda invece l’opposizione, io spero che vogliano, come dire, tornare a essere difensori del diritto alla libertà, anche delle donne”, ha concluso.
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