Missione Musk: dopo Marte, decifrare i papiri carbonizzati di Ercolano, senza srotolarli, grazie all’intelligenza artificiale. Il miliardario entra in campo nella sfida che appassiona anche altri mecenati della Silicon Valley con l’obiettivo di risolvere l’enigma sul contenuto dei rotoli che risalgono a 2000 anni fa, quasi tutti scritti in greco antico. Sono circa 500 quelli mai aperti, scoperti tra il 1752 e il 1754 nella città sepolta dall’eruzione del Vesuvio, e conservati, in gran parte, nella Biblioteca nazionale di Napoli.
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Con la sua Fondazione, l’uomo più ricco del mondo ha stanziato tre milioni di dollari «per la cultura dell’antica Roma»: lo ha reso noto ieri il suo collaboratore in Italia Andrea Stroppa, precisando che due milioni, dunque più della metà del finanziamento complessivo, sono stati assegnati all’organizzazione Vesuvius Challenge: «Riflettono la visione di Elon Musk di preservare, proteggere e promuovere la cultura e la storia romana, offrendo risorse concrete a ricercatori, educatori, studenti, archeologi, restauratori e storici», ha spiegato. Tra questi, Gianluca Del Mastro, papirologo dell’Università Vanvitelli, con Federica Nicolardi (Federico II), è coinvolto nel team internazionale. E anticipa a «Il Mattino» come verranno utilizzati i nuovi fondi targati Musk: «Serviranno per srotolare in modo virtuale altri papiri custoditi nella Biblioteca nazionale di Napoli». Come? «Già a marzo alcuni, una decina, verranno portati a Oxford per le scansioni da realizzare mediante un acceleratore di particelle, un’apparecchiatura hi-tech in grado di riprodurre immagini ad alta risoluzione da mettere a disposizione di esperti di più discipline impegnati a ricostruire i testi».
Le scansioni verranno infatti prima lavorate e analizzate nei laboratori degli Stati Uniti per poi passare alle fasi successive del progetto, ovvero quelle che consentiranno di rilevare l’inchiostro sugli strati sovrapposti e, alla fine, tentare di interpretare i testi. Sui contenuti resta, al momento, il mistero assoluto. «Ma potrebbero essere testi non noti, tutto lascia presupporre questo», dice fiducioso Del Mastro, forte anche dei risultati già ottenuti grazie all’intelligenza artificiale che ha consentito di capire, per la prima volta, alcuni passaggi di un papiro carbonizzato. Merito di Luke Farritor, 22 anni, americano, studente di Informatica, che si è aggiudicato 700.000 dollari del milione già stanziato nella Vesuvius Challenge, in premi, con l’obiettivo di coinvolgere i “genietti” accanto ai professori.
Con altri due ragazzi, Youssef Nader, berlinese di origini egiziane, e Julian Schilliger, appassionato di robotica e iscritto all’Eth di Zurigo, l’universitario, stagista peraltro di SpaceX in Nebraska, ha così individuato i parametri giusti per «insegnare», appunto, al computer come rilevare tracce di inchiostro non visibili a occhio nudo e andare oltre i pochi caratteri già individuati con altri metodi. Finora, l’unico rotolo da due terabyte di dati condiviso online, e utilizzato per la Vesuvius Challenge, non è, però, custodito a Napoli: si trova dal 1802 a Parigi, perché donato a Napoleone Bonaparte da re Ferdinando IV di Borbone.
Ercolano, decifrati i papiri carbonizzati: «Rivelano chi era Carneade»
L’opera in questione, di 13 metri, di cui 1,2 decifrati, sarebbe di Filodemo di Gadara, dunque incentrato sulla filosofia epicurea, in particolare sulle reazioni e le sensazioni che si generano a contatto con diversi tipi di alimenti. E sul piacere, non più appetibile – questa la tesi dell’autore – se c’è scarsa disponibilità di un bene, «come anche nel caso del cibo». Adesso, con i due milioni messi a disposizione da Musk, la gara tocca ancora più da vicino il patrimonio di inestimabile valore custodito al Palazzo Reale di Napoli. Una sfida glocal. Al secondo piano, nella biblioteca, è conservata la macchina a lenta trazione inventata nel ‘700 da padre Antonio Piaggio per le prime prove di lettura, incollando i fogli su membrane animali in modo da svelarne il contenuto, centimetro per centimetro.
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