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In attesa che Ursula von der Leyen presenti oggi la Bussola della competitività per dare una sterzata – in quale senso è ancora da chiarire – al percorso di sviluppo dell’Unione europea, Legambiente ha articolato stamani la sua proposta in 14 punti declinata sulle esigenze nazionali: obiettivo di fondo, decarbonizzare l’economia italiana per moltiplicare i posti di lavoro e competere sui mercati internazionali.
La bussola legambientina, definita partendo dalle condivisibili istanze della parte più avanzata dell’industria, protagonista della rivoluzione energetica e circolare in Italia – esplorata dal Cigno verde nell’ambito della campagna nazionale I cantieri della transizione ecologica – va nella direzione del superamento di quegli ostacoli non tecnologici che ancora oggi ingessano il nostro Paese: dalle autorizzazioni troppo lente alle norme troppo complesse, fino alle mancate premialità per le produzioni più innovative.
«Il nostro Paese – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è ancor ancora oggi ostaggio del vecchio sistema produttivo fossile e inquinante. È arrivato il momento di liberarlo. Accelerare la transizione ecologica non è solo una necessità per contrastare la crisi climatica, ma rappresenta una straordinaria opportunità per garantire un futuro occupazionale a milioni di persone, per abbassare le bollette, per aumentare l’indipendenza dall’estero e dagli speculatori delle fossili». Del resto, stando ai dati del rapporto GreenItaly 2024 di Fondazione Symbola, Unioncamere e centro studi Tagliacarne, nel 2023 le figure professionali legate alla green economy rappresentavano già il 13,4% degli occupati totali in Italia, pari a 3.163.400 posti di lavoro.
«Al Governo Meloni – continua Ciafani – chiediamo di archiviare la stagione delle scelte energetiche miopi basate su gas e nucleare, e dei decreti che frenano lo sviluppo delle rinnovabili, come il decreto agricoltura e quello sulle aree idonee. L’Italia ha bisogno di un vero piano industriale per la competitività sui mercati globali basato su semplificazioni, autorizzazioni più veloci, controlli più adeguati, innovazione tecnologica, fonti rinnovabili e circolarità delle produzioni. Siamo nell’era della piena maturità e della convenienza economica delle tecnologie innovative per decarbonizzare e rendere circolare tutta l’economia italiana. Non perdiamo questa occasione».
Andando nel dettaglio delle 14 proposte, per quanto riguarda gli iter autorizzativi, secondo Legambiente occorre completare l’organico della Commissione Pnrr – Pniec del ministero dell’Ambiente e rafforzare il personale degli uffici regionali e comunali preposti alle autorizzazioni; sull’energia rinnovabile occorre rivedere il decreto sulle aree idonee, accorciare i tempi del regime transitorio per l’entrata in vigore del prezzo zonale al posto del Pun, prezzo unico nazionale, snellire gli iter autorizzativi dei progetti di repowering dei parchi eolici esistenti, estendere alle aree agricole all’interno dei Siti di interesse nazionale (Sin) e regionale (Sir) da bonificare la possibilità di realizzare impianti fotovoltaici a terra, rendere obbligatoria l’installazione di impianti fotovoltaici nei parcheggi di superficie superiore a 1.500 mq, garantire il completamento dei percorsi avviati con gli accordi tra Gse e i principali settori industriali energivori.
Spingere sull’avanzata delle fonti rinnovabili è indispensabile per garantire costi energetici sostenibili non solo alle famiglie, ma anche alle industrie energivore: «Il prezzo della energia in Italia – osserva nel merito il dg di Assocarta, Massimo Medugno, intervenuto oggi al forum legambientino – è più alto del 38% di quello tedesco, del 72% di quello spagnolo e del 87% di quello francese. È un multiplo di quello americano e cinese. E questo per un meccanismo che prezza anche l’energia da rinnovabili al prezzo di quella prodotta col gas è aumentato più del 30% sulla base degli scambi sul mercato di Amsterdam, nonostante l’import venga nella sostanza da Sud». Da qui la richiesta al Parlamento di introdurre meccanismi di allocazione dell’energia da fonti rinnovabili disaccoppiate dal prezzo del gas.
Tornando alle proposte del Cigno verde, per quanto riguarda l’economia circolare occorre monitorare e velocizzare gli iter di autorizzazione e realizzazione degli interventi previsti dal Pnrr, sostenere lo sviluppo delle filiere e dei settori strategici nel panorama nazionale e internazionale, dal tessile alle materie prime critiche, dai rifiuti speciali ai Raee, semplificare l’iter tortuoso di approvazione dei decreti End Of waste (Eow), estendere l’obbligo di utilizzare i Criteri ambientali minimi (Green public procurement) agli affidamenti di qualsiasi tipologia di opere, beni e servizi da parte della Pubblica amministrazione). Sui controlli ambientali, Legambiente ritiene invece vada completata l’approvazione dei decreti attuativi della legge 132 del 2016 cha ha istituito il Sistema nazionale di protezione ambientale per fermare la concorrenza sleale degli operatori che non rispettano le regole (ma su questo fronte le necessità di chiarezza e semplificazione normativa superano le esigenze di ulteriori rafforzamenti delle pene).
«I 30 cantieri della transizione ecologica che abbiamo visitato con la nostra campagna nazionale – aggiunge Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – sono la rappresentazione plastica di quell’Italia innovativa che viaggia a velocità sostenuta lungo la strada dell’innovazione e della competitività. Durante il nostro tour lungo l’Italia, abbiamo raccolto diverse istanze avanzate dai protagonisti della rivoluzione energetica e circolare del paese che si scontrano ancora oggi con inefficienze e problemi da tempo individuati ma mai risolti. Le 14 proposte presentate oggi vanno proprio nella direzione del superamento di questi ostacoli che ingessano il Paese».
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