Gallura, donazioni di sangue in aumento: autosufficienza sempre più vicina

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Olbia Manca un ultimo tassello per chiudere il cerchio: raggiungere l’autosufficienza trasfusionale. Ma il traguardo è vicino. Nel 2024 in Gallura sono state raccolte 7.100 sacche di sangue e, come ha fatto sapere il direttore del centro trasfusionale di Olbia Marco Cocco, «per essere autonomi ne mancano ancora 500. Il problema è che dopo Natale e durante l’estate si registra sempre un calo delle donazioni e un aumento delle richieste, ma siamo ottimisti per il futuro». C’è poi un altro elemento importante: senza le 500 sacche che oggi vengono acquistate da altre parti, ci sarebbe un risparmio di soldi pubblici pari a 100mila euro l’anno. Anche di questo si è parlato ieri, 28 gennaio, al Mater Olbia in un incontro sul tema “Donare e vivere”, organizzato dall’Avis, dal Mater e dalla Asl Gallura.

Tutti seduti allo stesso tavolo e tutti uniti per la sensibilizzazione e la solidarietà. In platea decine di giovani delle scuole superiori e tra loro anche i 4 vincitori (due del Deffenu e due del liceo Mossa) delle borse di studio che l’Avis – un’inziativa avviata anni fa da Agostino Chiaffitella, ora presidente onorario – dona ad alunni meritevoli che donano il sangue. Sono stati premiati: Gabriele Sechi (al suo posto c’era la madre), Marco Zanetta (ha ritirato il premio il padre) mentre erano presenti Giovanni Sanna e Aurora Contini. E proprio ai giovani spettatori si sono rivolti i relatori. «Perché siete voi – ha ribadito Gavino Murrighile, presidente dell’Avis di Olbia – la colonna portante del sistema delle donazioni. È una scommessa vinta dall’Avis che è riuscita ad abbracciare e coinvolgere le scuole e i suoi ragazzi».

«Grazie ai donatori io sono riuscita ad arrivare a questa età – ha detto Serena Carta -. Io sono una paziente e grazie alle trasfusioni ho una vita normale: viaggio, lavoro, sono attiva. Sì, ragazzi, grazie a voi tutto questo è possibile. In passato il talassemico aveva i giorni contati, ora è tutto cambiato e nella mia mostra fotografica (allestita nel lato est del Mater Olbia) racconto il percorso che fa una sacca». Di questo ha parlato anche Daiana Giangrande, chirurgo dell’ospedale di Olbia e direttore sanitario dell’Avis. «Chissà quante volte vi siete mai chiesti: ma dove va a finire il sangue che viene donato. Per operare un paziente noi dobbiamo avere le sacche di sangue dal giorno prima. Se non ci fossero, l’intervento salterebbe. E nei casi urgenti, pensiamo ai feriti gravi in un incidente stradale, se non c’è il sangue a disposizione il paziente può morire. Ecco perché continuiamo a ripetere che il sangue è vita». Il professor Giovanni Delogu, direttore scientifico del Mater, si è soffermato sulle nuove opportunità della ricerca scientifica partendo, dopo tanti tentativi fatti, dei grandi risultati raggiuntio citando il grande lavoro di Bastiano Sanna, nuorese, sulle terapie cellulari e genetiche che oggi consentono al 90 per cento dei pazienti di non avere più bisogno di trasfusioni. Voi giovani siete e diventerete protagonisti: avete l’energia e la forza per fare la differenza con l’entusiasmo, la collaborazione e la motivazione, affinché queste terapie – ed è questo il compito della ricerca – diventino accessibili a tutti».

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Di collaborazione ha parlato anche l’ad del Mater Olbia Marcello Giannico: «Con la Asl e l’Avis c’è un grande dialogo e siamo tutti d’accordo nel considerare la donazione, oltre che un grande gesto di generosità e solidarietà, un pilastro fondamentale per il funzionamento del sistema sanitario nazionale». «Sì, qui ci sono gli attori di una bellissima pagina della sanità – ha aggiunto Raffaele De Fazio, direttore sanitario della Asl Gallura -e ci sono moltissimi giovani: voi state facendo tanto e ci aiutate affinché la donazione venga recepita a tutti i livelli». E mentre Gavino Murrighile ci teneva a sottolineare la sensibilità di alcuni ragazzi presenti all’incontro («prima di sedersi ad ascoltare hanno voluto donare il sangue»), è intervenuto anche Pino Mulas, storico responsabile del centro trasfusionale di Olbia e dell’Avis. «Quando sono arrivato a Olbia – ha detto -, non esisteva ancora il centro trasfusionale e seguivamo un centinaio di talassemici. Già da allora, e sono passati molti anni, avevamo cercato di sensibilizzare le scuole cominciando anche a fare prevenzione. E siamo partiti proprio dai giovani. Primi importanti passi che probabilmente sono serviti a raggiungere i risultati di oggi». (s.p.)



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