Non possiamo sapere quali siano i dati in relazione ai flussi che hanno spinto Confcommercio Pistoia e Prato a pubblicare a metà gennaio un comunicato stampa in cui si afferma che “l’Abetone da dicembre sta ridisegnando il suo posizionamento sulla mappa del turismo bianco”. Un testo che, richiamando l’inizio di una nuova era, aggiunge: “Siamo di fronte a un vero e proprio caso di fascino in grado di rinnovarsi e innovarsi”. I flussi, poi, direbbero che “l’Abetone parla stretto con le nuove generazioni”, a partire dalla notizia della presenza di alcuni personaggi noti e di una content creator, che – come riporta L’AltraMontagna – dopo un video diventato virale è stata invitata dall’amministrazione comunale a tornare all’Abetone, per produrre insieme nuovi contenuti ad uso social network.
Colpisce la pubblicazione di questo comunicato, anche perché arriva a pochi giorni dal video del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che a fine dicembre si era fatto riprendere nella stessa località, sottolineando la situazione di “normalità” legata alla presenza del manto bianco, dopo due stagioni invernali in cui sostanzialmente non ha nevicato.
Chi scrive è legato da almeno quarant’anni alla località turistica dell’Appennino tosco-emiliano e conserva nel cuore le “piccole scalate” fatte da bambino sulle Piramidi, uno dei monumenti simbolo dell’Abetone, come ben raccontato in uno splendido articolo di Tomaso Montanari, pubblicato nel volume “Perdersi in Toscana”. Proprio questa consuetudine con il valico a 1.388 metri che segna il confine tra Toscana ed Emilia, famoso anche per una straordinaria scalata di Fausto Coppi durante una tappa del giro d’Italia del 1940, quella che ne rivelò il talento a 20 anni, m’invita a contribuire al dibattito innescato dal titolo dell’articolo con cui L’AltraMontagna ha dato voce al comunicato di Confcommercio: “Il rilancio dell’Abetone passa per vip e influencer?“.
Per farlo, sfrutto un altro contenuto pubblicato nei giorni scorsi, un bel contributo di Serena Lonardi che dà conto dell’importanza di una comunicazione trasparente e realistica per evitare a coloro che visitano una località turistica la “trappola delle aspettative”. Se si leggono i commenti ai post de L’AltraMontagna che fanno riferimento al rilancio dell’Abetone, che Confcommercio tra l’altro “gioca” in contrapposizione ad altre località e comprensori sciistici, come le Dolomiti, è evidente cioè che il pubblico sa che il “fascino in grado di rinnovarsi e innovarsi” non risulta pervenuto. Un utente scrive: “Si, peccato solo che quello che offrono sulle Dolomiti all’Abetone se lo sognano, tralasciando il fatto che non ci sia più neve e condizione da poter sparare e accumulare neve. Lasciando anche perdere che i servizi dall’Abetone a Val di Luce sono inesistenti tipo uno skibus e lasciando perdere anche che paghi 44 € per 3 piste poco innevate e piene di sassi. A questo punto cari signori preferisco spendere 68€ di skypass e godere”. Un altro: “Il turismo nei comprensori dell’Appennino Pistoiese è pressoché in declino da anni, come è abbastanza in declino la cura del territorio stesso. Chi insegue il lumicino del ‘grande turismo di massa’ della neve deve fare anche i conti con un territorio che si spopola e che non offre servizi e infrastrutture alternativi”. E ancora: “Essendo toscano vado a sciare all’Abetone da sempre, devo dire però offre molto poco, impianti di risalita vecchi (a parte la telecabina), piste sempre di meno”. Per finire con: “Per quanto tempo ci saranno condizioni climatiche che permetteranno di avere neve a quote relativamente basse e, per giunta, in Appennino?” e “peccato che non ci sia più la neve da anni”.
Questi commenti possono aiutare a comprendere i flussi, quelli sì documentabili grazie ai dati Istat. Nel 2022 e nel 2023, unici anni per cui sono disponibili dati scorporati per mese, dicembre (il mese “chiave di volta”, secondo Confcommercio) non è nemmeno sul podio tra quelli con il maggior numero di arrivi all’Abetone, che per inciso sono in entrambi gli anni i mesi di luglio e agosto, il cuore della stagione estiva, che garantisce ai turisti numerosi sentieri per splendide camminate. In totale, poi, il numero degli arrivi registrati è in calo di quasi il 30 per cento dal 2005 o di quasi il 20 dal 2018: non c’entra il Covid-19, i problemi già c’erano.
Come evidenziano altri dati, questi desumibili da una ricerca interrogando la Banca dati delle quotazioni immobiliari (un servizio messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate) per quanto riguarda gli immobili ad uso residenziale, nella zona più centrale dell’Abetone (Piramidi, Uccelliera, Pescinone), la quotazione è crollata di quasi il 50 per cento tra il primo semestre 2015 e il primo semestre 2024, passando da una quotazione di 2.400-3.200 euro al metro quadrato a una quotazione di 1.300-1.750 euro al metro quadrato. La situazione è ancora peggiore se si va a guardare il valore degli immobili ad uso commerciale, ovvero quelli strettamente collegati alle attività dei soci Confcommercio: il valore medio, in questo caso, è passato da 2.450-3.300 euro a 1.200-1.600 euro, meno 50 per cento. Anche per gli affitti dei locali da adibire ad attività commerciali il crollo è stato verticale: da 15,8-18,9 euro al metro quadrato (all’anno) a 6,5-9,5 euro. Negozi a buon mercato, certo, ma se la gente non c’è è tutto inutile. Ecco allora che invece di parlare del “posizionamento sulla mappa del turismo bianco” avrebbe senso lavorare con tutti gli enti per disegnare nuovi strumenti di incoming, non più legati alla neve, capaci di valorizzare davvero l’Abetone dodici mesi all’anno.
(Nella foto, il gruppo del Libro Aperto e il crinale dell’Appennino fotografato dalla piazza dell’Abetone il 2 gennaio 2022, ©Luca Martinelli)
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