connettere 300 milioni di africani all’elettricità

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Mentre il governo Meloni si pavoneggia con un Piano Mattei che conferma il neocolonialismo fossile condendolo con qualche pannello solare, il Mission 300 Africa Energy Summit, organizzato dal 25 al 28 gennaio a Dar es Salaam, in Tanzania, dalla Banca Mondiale e dalla Banca Africana per lo sviluppo in collaborazione con Unione Africana, governo della Tanzania e Rockefeller Foundation, parte dalla consapevolezza che «Gli africani, che presto costituiranno la forza lavoro più numerosa al mondo, hanno l’opportunità di trasformare la loro regione in una potenza economica globale, a patto che abbiano accesso all’energia moderna. Attualmente, circa 600 milioni di persone nell’Africa subsahariana non hanno accesso all’elettricità. Questo le costringe a fare affidamento su legna da ardere e carbone o generatori costosi e inquinanti per cucinare, stare al caldo e tenere accese le luci nelle loro case e attività commerciali. Accendere l’interruttore per più africani, sia tramite connessioni alla rete elettrica o soluzioni di energia rinnovabile distribuita, come mini-reti alimentate da pannelli solari e installazioni solari autonome, potrebbe essere trasformativo per il benessere delle persone, la protezione delle foreste e tutti gli aspetti dell’economia della regione».
Intervenendo al summit, la vicesegretaria generale dell’Onu, Amina Mohammed, ha ricordato che «Oggi, come abbiamo sentito, l’Africa ha uno dei livelli più bassi di accesso all’energia, ma è anche uno dei paesi più vulnerabili all’intensificarsi degli shock climatici. Eppure il nostro continente è ricco di risorse energetiche rinnovabili e minerali essenziali. Tutti indispensabili per la transizione energetica, e che beneficiano di costi sommersi limitati nelle infrastrutture energetiche ad alta intensità di combustibili fossili.

L’Africa ospita anche una popolazione vivace, giovane e intraprendente. Questo fornisce all’Africa un immenso potenziale per mostrare al resto del mondo come può essere un nuovo paradigma di sviluppo economico fondato su sostenibilità, resilienza, giustizia e inclusività. Un migliore accesso all’energia, la sua accessibilità e affidabilità non sono solo cruciali per raggiungere il nostro Obiettivo di sviluppo sostenibile 7, ma servono anche da catalizzatore per obiettivi di sviluppo più ampi. L’accesso all’energia pulita e sostenibile sostiene il progresso nella salute, nell’istruzione, nell’uguaglianza di genere, mentre guida la crescita economica e l’azione per il clima. Sono molti dei 17 obiettivi. Promuovendo la sicurezza e la sovranità energetica a lungo termine, possiamo promuovere la pace, creare posti di lavoro green e costruire mezzi di sussistenza resilienti, aprendo la strada a una maggiore stabilità e prosperità in tutto il continente».

Mentre da noi si discute di un futuribile, pericoloso e costoso rinascimento nucleare, la Mohammed ha ribadito quale è la direzione ormai obbligata per fornire energia pulita e sicura a tutti: «Poiché le energie rinnovabili rappresentano ormai la fonte più economica di nuova elettricità in quasi tutto il mondo, l’audace impegno di Mission 300 di collegare 300 milioni di persone all’elettricità entro il 2030 rappresenta un’opportunità di trasformazione per l’Africa. Insieme a iniziative sistemiche come l’African Continental Free Trade Agreement, l’Africa si trova in una posizione unica per guidare la transizione energetica globale. Alimentando settori essenziali come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e il commercio, rafforzando settori come la produzione di energia solare, le infrastrutture di rete e le soluzioni di energia pulita, l’energia rinnovabile può sbloccare un potenziale economico senza precedenti. Grazie a un accesso affidabile all’energia, i 147 milioni di piccole e medie imprese del continente, motori chiave della crescita economica, avranno gli strumenti per crescere, innovare e creare posti di lavoro, trasformando l’energia in un vero e proprio catalizzatore per un progresso inclusivo e sostenibile».

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Per la vicesegretaria dell’Onu, «La Tanzania rappresenta un fulgido esempio di come l’elettrificazione rurale e le soluzioni energetiche rinnovabili off-grid possano trasformare la vita, in particolare nelle aree remote e poco servite. Il Paese ha fatto passi da gigante, con l’accesso all’elettricità aumentato da appena il 14% nel 2011 al 46% nel 2022. E cosa significa? Ha portato a oltre 1 milione di nuove connessioni, portando il tasso di elettrificazione rurale al 72%. Nel novembre 2024, più di 60.000 istituzioni sociali sono state collegate da REA, a beneficio di 12.905 istituti scolastici, 6.768 strutture sanitarie, oltre 8.000 luoghi di culto e 29.000 aree commerciali. Questo progresso significa che più ragazzi e ragazze in aree remote possono ora studiare in aule ben illuminate, gli operatori sanitari possono fornire servizi salvavita a popolazioni fuori dalla rete e le aziende rurali possono prosperare con energia affidabile. La Tanzania dimostra come l’accesso all’energia non riguardi solo l’elettricità, ma anche opportunità, equità e le fondamenta di un futuro più luminoso e di una vita dignitosa per tutti».

Per questo la Mohammed ha sollecitato tutti a fare in modo che Mission 300 colga tutte le opportunità che si presentano: «A cinque anni dal raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e dopo aver completato il primo decennio di attuazione dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana, è chiaro che gli sforzi di trasformazione restano insufficienti». Pur riconoscendo gli sforzi fatti in Africa per affrontare in modo olistico le sfide per l’accesso all’energia, la vulnerabilità climatica e lo sviluppo, la vicesegretaria Onu ha sottolineato che «Dobbiamo accelerare i nostri sforzi collettivi per accelerare le soluzioni per l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 7, ma anche per l’Accordo di Parigi, e spingere l’Africa a diventare una potenza energetica pulita. Questo, al di là di questo vertice, richiede un’azione urgente in tre settori chiave. Primo, creare il giusto ambiente favorevole per attrarre investimenti pubblici e privati su larga scala attraverso quadri normativi e politici più solidi, stabili e coerenti. Siamo molto lieti di vedere il settore privato oggi qui presente e speriamo che ci accompagni in questo viaggio molto difficile ma alla fine proficuo. Quest’anno, ogni Parte della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici si è impegnata a presentare un nuovo piano nazionale d’azione per il clima che coinvolga l’intera economia, in linea con l’obiettivo mondiale di 1,5 gradi di cui abbiamo bisogno, ben prima della COP 30 di novembre. Se realizzati correttamente, questi piani climatici dovrebbero allinearsi alle strategie energetiche nazionali e alle priorità di sviluppo, e fungerebbero anche da piani di investimento per cogliere il potenziale delle energie rinnovabili, contribuendo a sradicare la povertà e a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e l’Accordo di Parigi. Inoltre, il panel on Critical Energy Transition Minerals del Segretario generale fornisce importanti principi e raccomandazioni attuabili per garantire che non si ripetano modelli storici di sfruttamento in questo continente. Secondo, mobilitare finanziamenti accessibili, sostenibili e adeguati. La cronica carenza di investimenti nelle energie rinnovabili in Africa e le barriere strutturali di lunga data, come gli esorbitanti costi di capitale, fanno sì che un continente con il potenziale per diventare una potenza rinnovabile rappresenti meno dell’1% della capacità solare installata a livello mondiale.

Ecco perché chiediamo uno stimolo per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) per aumentare i finanziamenti accessibili e a lungo termine per i Paesi in via di sviluppo e una “roadmap Baku-Belém da 1,3 trilioni di dollari” per colmare il gap nei finanziamenti per il clima sfruttando tutte le fonti e affrontando le barriere ingiuste e strutturali. Il Pact of the Future dell’anno scorso ha inviato un messaggio inequivocabile: la riforma dell’architettura finanziaria internazionale è urgente ed essenziale. E questo Patto non sarebbe mai stato approvato se non fosse stato per la leadership dei leader africani nelle Nazioni Unite. Si è parlato di rafforzare la voce e la rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo; si è parlato di mobilitare livelli di finanziamento molto più elevati per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e di indirizzare tali finanziamenti verso i paesi più bisognosi; si è parlato di come consentire ai Paesi di indebitarsi in modo sostenibile e di investire con fiducia nel loro sviluppo a lungo termine; ma ci si è anche pronunciati per fornire un sostegno efficace e paritario ai Paesi durante gli shock sistemici. Infine, il multilateralismo, ovvero la nostra cooperazione internazionale, resta la nostra migliore speranza per trovare soluzioni nella scala e nella rapidità necessarie. E faccio notare a molti di noi, mentre guardo alle sfide geopolitiche che abbiamo oggi, che il multilateralismo non sembra la migliore offerta sul tavolo, ma lo è. E’ un luogo al quale arrivare. E’ un municipio globale per il nostro villaggio globale. E’ dove abbiamo visibilità e dove possiamo far luce sulle opportunità. Ma anche dove possiamo dare speranza ai milioni di persone che guardano a noi, per servirli».

E il summit ha visto i Capi di Stato africani impegnarsi in riforme e azioni concrete per ampliare l’accesso a un’elettricità affidabile, economica e sostenibile. La Dar es Salaam Energy Declaration, approvata dal summit, delinea gli impegni e le azioni pratiche necessarie per raggiungere gli obiettivi di Mission 300. La presidente della Tanzania, Samia Suluhu Hassan, ha commentato: «Oggi abbiamo compiuto un passo significativo verso la trasformazione del panorama energetico dell’Africa. Lavorando insieme e implementando queste riforme, possiamo garantire che i nostri cittadini abbiano accesso a energia pulita e conveniente, essenziale per il loro benessere e la loro prosperità economica».

Durante il vertice, i partner hanno annunciato una serie di impegni: Il Gruppo della Banca africana di sviluppo e il Gruppo della Banca mondiale intendono stanziare 48 miliardi di dollari di finanziamenti per Mission 300 fino al 2030, finanziamenti che potrebbero evolversi per adattarsi alle esigenze di attuazione, Agence Française de Dévelopment (AFD) ha stanziato 1 miliardo di euro per sostenere l’accesso all’energia in Africa, La Banca asiatica per gli investimenti nelle infrastrutture (AIIB) ha promesso da 1 a 1,5 miliardi di dollari per sostenere la Mission 300. Il Gruppo Banca islamica per lo sviluppo (IsDB):< ha stanziato 2,65 miliardi di dollari a sostegno di Mission 300 e dell’accesso all’energia in Africa dal 2025 al 2030. Dal Fondo OPEC arriverà 1 miliardo di dollari a sostegno di Mission 300 e dell’accesso all’energia in Africa. Banca Mondiale e Banca Africana per lo Sviluppo hanno lanciato Zafiri, una società di investimento che supporta soluzioni guidate dal settore privato, come mini-reti rinnovabili e sistemi solari domestici. I partner di Zafiri investiranno fino a 300 milioni di dollari nella prima fase e mobiliteranno fino a 1 miliardo di dollari per affrontare il persistente gap azionario in Africa.

La vicesegretaria generale dell’Onu ha concluso: «In questo cruciale conto alla rovescia verso il 2030, assicuriamoci che la Mission 300 produca risultati concreti verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Accordo di Parigi e l’Agenda 2063. Cogliamo questo momento per accelerare e realizzare progressi trasformativi. Insieme, sono certo che l’Africa può guidare la transizione verso l’energia pulita, creando prosperità e resilienza durature per le generazioni a venire e azioni e aspirazioni realizzabili fin da oggi per le nostre donne e i nostri giovani».



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