Cassa integrazione, crescono le ore in Alto Adige: «Il 2025 potrebbe essere peggio»

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di
Alessandro Rigamonti

Gli ultimi dati Inps del mese di dicembre 2024 dipingono una regione a due facce: il Trentino ha visto le ore di Cig calare dell’1,93% mentre l’Alto Adige ha registrano un forte aumento del 39,53%

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Nelle miniere un tempo si usavano i canarini per sapere se avvenivano fughe di gas: se il volatile moriva voleva dire che l’ambiente non era sicuro. I dati sulle ore di cassa integrazione (Cig) del 2024 potrebbero essere il canarino per l’economia del Trentino – Alto Adige. Ovvero: nessuna situazione di crisi in atto, ma non bisogna abbassare la guardia.

Regione a due facce

Gli ultimi dati Inps del mese di dicembre 2024 dipingono una regione a due facce: il Trentino ha visto le ore di Cig calare dell’1,93% (da 1.940.316 nel 2023 a 1.902.814 lo scorso anno), mentre l’Alto Adige ha registrano un forte aumento del 39,53% (da 1.208.726 a 1.686.599). Quest’ultimi dati però, come sostiene la segretaria della Cgil Agb Cristina Masera, potrebbero essere il preludio ad un 2025 ancora più difficile: «A gennaio siamo già partiti con la situazione alla Thun e le richieste di licenziamenti collettivi all’Intercable. Per cui, quest’anno è prevedibile un peggioramento ulteriore che si sommerà a quello del 2024 — ha detto la sindacalista —. Molte aziende da noi sono collegate con la Germania per cui siamo preoccupati». E ha aggiunto: «Il mercato per adesso nel suo complesso regge e preferiamo il ricorso alla cassa integrazione piuttosto che i contratti di solidarietà o i licenziamenti. Almeno così si dà spazio all’azienda di riprendersi».




















































Il settore industriale

In Alto Adige è proprio il settore industriale a trainare, in negativo, le ore di Cig: in un anno si è passati da 379.433 ore a 983.807 (+159%). «Il 2023 era l’anno con l’incidenza più bassa dal 2009 — ha rassicurato il direttore di Confindustria Alto Adige Josef Negri —. Su questo dato poi incide la crisi del settore automotive, il quale dalle nostre valutazioni pesa per il 50% del totale. Comunque non è un anno catastrofico perché è il quinto miglior dato dal 2009». E per il 2025 regna ancora l’incertezza: «Vediamo come evolve il settore dell’automotive — ha detto Negri —. Nessuno sa in questo momento valutare quale sarà la situazione perché ci sono incertezze assolute come il costo dell’energia, la situazione in Germania e le crisi globali che conosciamo».

In Trentino, sebbene i numeri sono in miglioramento, la situazione non è delle più rosee: «Le ore del ramo industria sono aumentate e negli ultimi tre mesi del 2024 sono state autorizzate quasi la metà delle Cig dell’intero 2024 — ha detto il segretario della Cgil Trentino Andrea Grosselli —. Noi sindacati avevamo avvertito durante l’estate che nell’ultima fase dell’anno avremmo avuto il boom». L’industria ha visto aumentare il monte ore dell’1,33% (da 1.411.644 ore a 1.430.385), ma negli ultimi tre mesi dell’anno sono state ben 703.696 ore (il 36,98% del totale). «Se questa tendenza della cassa integrazione restasse per tutto il 2025, avremmo il raddoppio delle ore di Cig rispetto al 2024 — ha avvertito Grosselli —. Quindi non è un dato da sottovalutare. Confidiamo che sia un dato congiunturale, però i fattori esogeni come la guerra commerciale tra la Cina e gli Stati Uniti, la crisi della Germania e l’arrivo di Donald Trump sono tutti fattori che si sommano ad una debolezza strutturale del comparto manifatturiero italiano».

La posizione di Confindustria

Confindustria Trento però rassicura sui numeri presentati dall’Inps: «Mi sembrano dati coerenti con lo scenario economico attuale e non c’è uno stato di crisi generalizzato — ha affermato il direttore Roberto Busato —: il ricorso alla cassa ordinaria si spiega con l’andamento congiunturale di alcuni settori specifici, come l’automotive e le filiere collegate, alcune produzioni meccaniche, l’industria della carta e del vetro. A scanso di falsi allarmismi, vale la pena di ricordare però che altri settori, ad esempio l’alimentare e l’ict, vanno molto bene». E ha aggiunto: «Non prevediamo che la situazione possa dover cambiare, per lo meno sino all’estate».
«L’appello che noi sindacati facciamo alla Provincia è di attivarsi per definire, insieme alle parti sociali, un piano specifico per l’industria. Servono misure straordinarie soprattutto che rafforzino gli investimenti innovativi — ha detto Grosselli —. Bisogna usare questa fase di rallentamento per riorganizzare e rilanciare la manifattura. Se ad agosto arriviamo fermi, senza una strategia, rischiamo di avere esuberi nell’ultima parte dell’anno. Per questo motivo bisogna agire oggi». Masera invece chiede alle aziende di integrare lo stipendio alla Cig perché «con i costi della vita in Alto Adige, avere una diminuzione di salario crea un problema a tutti».

La polemica sui dati del Pil

La questione delle ore di Cig in regione emerge poco dopo la polemica intorno ai dati del Pil trentino nel 2023 (+0.1% secondo Istat e +1,3% per l’Ispat). «Continuare a spingere solo su opere infrastrutturali e contributi a pioggia, senza una visione di sviluppo del territorio, ha determinato questa situazione — ha detto il consigliere provinciale dem Paolo Zanella —. La crisi dell’industria si vedeva già nel 2023, con un monte ore di cassa integrazione di gran lunga superiore a quello dell’Alto Adige. Non aver sfruttato la breve ripresa post pandemica per cercare di indirizzare lo sviluppo economico verso settori ad alto valore aggiunto rischia che le previsioni di crescita dei prossimi anni si trasformino in recessione». E ha aggiunto: «O si rende competitivo e attrattivo il territorio, anche rendendo chi ci abita in grado di sostenere l’elevato costo della vita, o il Trentino sarà destinato da questa Giunta al declino».


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