Monteverro, la coppia tedesca che fa grandi vini in Toscana: “Noi da Monaco alla Maremma” | Wine Reporter

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La storia

Capalbio, il borgo medievale, la sua cinta muraria. Sullo sfondo la campagna, l’antica pieve di San Nicola e la torre del castello. Le colline e il parco regionale della Maremma, i boschi alle pendici del Monte Amiata, la costa tirrenica toscana a portata di mano. Difficile non innamorarsi di luoghi del genere. Così è accaduto a Julia e Georg Weber, tedeschi di Monaco di Baviera, creatori di Monteverro, magnifica tenuta nata da una complementarietà sfociata in amore tra lei, musicista classica e lui, uomo di business e management.

 
Monteverro Julia Weber Georg Weber 587694 9 4
 

È Julia, nel suo ottimo italiano, a raccontarci come nasce questa cantina: “Non è un progetto, è molto di più, mi piace dire che per noi è un quarto bimbo, perché abbiamo potuto creare tutto fin dall’inizio. Georg, ormai quasi 24 anni fa, si era appena laureato a Losanna e aveva un sogno di vita. Lui è sempre stato un grande appassionato di vini, ma voleva produrre e investire in questo modo, non soltanto collezionarli. Ha viaggiato per tutte le zone vitivinicole del mondo, per conoscere le diverse realtà: il suo amore per l’Italia l’ha portato in Toscana. Cercava lungo la costa e a Bolgheri e un suo amico enologo l’ha indirizzato su un terreno interessante in vendita a Capalbio: ‘Se sei curioso e coraggioso vai in Maremma a vederlo’: così è stato”.

monteverro 4
 

Così nasce Monteverro, sulla Costa d’Argento, a metà strada tra il mare e Capalbio. Per Georg, dopo un’attenta analisi dei terreni, “è stato chiaro fin da subito di voler realizzare la sua idea proprio lì, cercando per ogni appezzamento il giusto vitigno e partendo da zero, grazie anche alla collaborazione con importanti consulenti come Claude e Lydia Bourguignon”. Era il 2004 e gli ettari vitati erano 15, oggi sono 40 su 70 di proprietà. Conclude Julia: “Noi vogliamo immaginare che Capalbio diventerà una zona importante nel mondo vinicolo, perché crediamo molto nel potenziale della costa toscana, con le sue caratteristiche, la vicinanza del mare e la grande presenzia di biodiversità che abbiamo: dietro di noi c’è solo un’area molto selvatica di macchia mediterranea.”

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L’azienda

Quello di Georg era un sogno ambizioso, ma ha preso forma con reale concretezza, grazie anche all’aiuto di una squadra che la dice lunga sulla portata del progetto, con l’enologo Matthieu Taunay, il direttore generale Michael Voegele, il direttore commerciale Andreas Comploj e i consulenti Michel Rolland e Jean Hoefliger, tutti a supporto di uno staff di persone del territorio. Dai vigneti arrivano uve internazionali come Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, oltre a Syrah e Grenache. Grande è l’attenzione per l’ambiente: fin da subito non sono stati utilizzati prodotti di sintesi o fitofarmaci; tutti i sottoprodotti della cantina, raspo, vinacce, residui di potatura, diventano compost. Allo stesso modo, gli insetti nocivi vengono combattuti con la confusione feromonica.

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La struttura della cantina, in parte interrata, è stata studiata nel dettaglio con le migliori soluzioni tecnologiche: coibentazione, temperatura e umidità sono controllate e il pavimento copre un impianto di riscaldamento a settori che consente di gestire la temperatura per aiutare la fermentazione malolattica e mantenere valori diversi per i vini in funzione della fase di maturazione. La barricaia è un luogo dal colpo d’occhio notevole, con le sue circa 600 barrique di 10 diversi produttori. Così come in vigna, anche in cantina gli interventi sono minimi: non ci sono lieviti preselezionati, né filtrazioni e chiarifiche. Ogni micro parcella viene vinificata separatamente e si lavora soltanto sfruttando il principio di gravità, grazie un sistema di carroponti che consente di non utilizzare pompe.

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Il modello di ispirazione sono i grandi vini bordolesi, con l’idea di contestualizzarne l’unicità a partire dalle caratteristiche di questa parte di Toscana. Le etichette attuali sono 6: oltre a Monteverro ci sono Tinata, Chardonnay, Terra di Monteverro, Verruzzo e Vermentino. 

Il vino

Se lo Chardonnay seduce per la sua morbida suadenza, il vino che dà il nome alla tenuta è di un’eleganza senza pari: abbiamo avuto modo di degustarlo in un’emozionante verticale che comprendeva la 2008, prima annata di produzione, ancora vivo e di estrema freschezza e di deliziosa complessità. Da suoli argillo-calcarei con ciottoli erosi, si compone il blend della vendemmia manuale di Cabernet Sauvignon e Franc, Merlot e Petit Verdot. La 2020, annata in commercio, ha ancora bisogno di un po’ di tempo prima di arrivare alla sua massima espressione ma allo stesso modo è facile percepirlo immediatamente come un grande prodotto.

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Ciascuna parcella è vinificata separatamente; fermenta in acciaio e affina per 24 mesi in barrique di rovere francese al 70% di legno nuovo. Non subisce chiarifiche, ma solo una leggera filtrazione prima di essere imbottigliato. Il naso è complesso, austero, con le prime note di frutti rossi scuri e liquirizia che muovono su toni speziati. In bocca è fine, il tannino ancora ben in evidenza, una bella parte balsamica sul finale. Ci aspetta un capolavoro.

Contatti

Monteverro

Strada Aurelia Capalbio, 11, 58011 Capalbio GR

T. 0564 890721

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