E adesso? L’Europa e la cooperazione spaziale con gli USA – Lo spazio secondo me, di Paolo Ferri

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


Da quando il nuovo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato eletto, lo scorso novembre, eventi e annunci che riguardano le attività spaziali americane si sono succeduti a ritmo crescente, e con essi si sono moltiplicate le voci e le speculazioni su cosa potrà accadere. La maggior parte dei commentatori e degli addetti ai lavori si aspetta cambiamenti radicali.

A parte le comprensibili preoccupazioni all’interno della NASA e di tutto il settore spazio negli USA, anche l’Europa guarda con apprensione quello che sta succedendo sull’altra sponda dell’Atlantico. Con l’esperienza del primo mandato Trump, ci si aspetta un deterioramento nella cooperazione internazionale, in particolare con l’Unione Europea. A favore magari di un rafforzamento di cooperazione bilaterale con i singoli Stati, cosa che dal punto di vista delle istituzioni europee è però chiaramente un aspetto negativo, perché contribuisce a indebolire l’Unione, sia politicamente che programmaticamente.

Nel campo spaziale la cooperazione europea con gli USA si è sviluppata storicamente quasi esclusivamente attraverso il rapporto ESA-NASA. Un rapporto che dura da decenni e che ha portato non solo alla realizzazione di programmi di successo come la ISS o le missioni scientifiche come Cassini-Huygens, per citarne una davvero epocale. Ma ha anche permesso all’ESA e all’industria spaziale europea di crescere, fare esperienza e sviluppare il know-how necessario a rendere il nostro continente in grado di coprire quasi tutti i settori spaziali.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Nell’ambito di questa cooperazione generalmente molto positiva, l’ESA ha però già dovuto subire in varie occasioni le conseguenze pesanti dell’instabilità politica e finanziaria del partner americano, sempre legato al ritmo annuale dell’approvazione del budget da parte del Congresso. Programmi congiunti importanti come ad esempio ISPM (International Solar Polar Mission) o Rosetta, videro a più riprese una riduzione drastica e improvvisa del contributo americano, mettendo così l’ESA in grandi difficoltà. Solo la reazione unita degli Stati membri e l’ingegnosità dell’esecutivo dell’Agenzia permise di salvare queste missioni, ridefinendole e finanziandole in chiave solamente europea.

Infografica con timeline del viaggio di Rosetta attraverso il Sistema Solare. Credits: ESA

Un esempio più recente è la tanto tormentata missione ExoMars che, dopo il ritiro della NASA, fu prima salvata dalla cooperazione con la Russia, per ritornare poi alla cooperazione con la NASA quando l’ESA ha interrotto unilateralmente i rapporti in seguito alla guerra in Ucraina. Di conseguenza la missione ExoMars di atterraggio su Marte ha sofferto ritardi enormi, e ora è prevista per il 2028. Sempre che non ci siano nuovi ripensamenti.

Le difficoltà che vengono oggi paventate sul fronte americano sono ben note. A cominciare dal programma Artemis di volo umano verso la Luna, al quale l’ESA fornisce un contributo importante. Qui alle già esistenti difficoltà tecniche e programmatiche da parte americana si aggiunge l’incertezza sul corso che vorrà prendere la NASA sotto la nuova amministrazione, influenzata da un Elon Musk che non ha mai risparmiato critiche al programma lunare.

Anche il programma Mars Sample Return, in cui l’ESA ha ancora un ruolo importante, anche se ormai limitato alla sonda Earth Return Orbiter, è in sospeso in attesa di decisioni della nuova amministrazione. E i timori che venga pesantemente ridefinito, ridimensionato o persino cancellato, restano.

Diversamente, la cooperazione sulla ISS non sembra essere in discussione. Abbiamo visto che la ISS sembra essere superiore a qualsiasi crisi finanziaria o politica, al punto da continuare tranquillamente in cooperazione con la Russia nonostante la grave crisi politica che ha causato la fine di altri programmi comuni. Ma la ISS è ormai storia passata, e anche per questo, almeno apparentemente, non sembra essere sotto il mirino di nessuno.

Infine, nel campo delle missioni scientifiche attualmente non ci sono in programma grandi missioni comuni ESA-NASA, dato che la collaborazione è affidata principalmente a progetti minori, che per ora rimangono sotto il radar delle bordate mediatiche o politiche.

Oltre alla cooperazione a livello istituzionale tra agenzie spaziali, l’Europa deve gestire anche l’aspetto industriale e commerciale dello spazio, che in questi anni sta subendo un’evoluzione rapidissima. Nonostante la crescita rapida dell’industria spaziale europea, il nostro continente ha ancora carenze in settori specifici e strategici, come la capacità di inviare esseri umani nello spazio.

Da sempre i nostri astronauti hanno potuto volare solo utilizzando lanciatori, capsule e stazioni spaziali messe a disposizione dagli USA o dalla Russia. Dall’inizio di questo decennio poi, la crisi tecnologica e politica che ha coinvolto i lanciatori europei ci ha tolto per qualche anno addirittura la capacità di accesso allo spazio, al punto che abbiamo dovuto usare lanciatori commerciali americani per lanciare i nostri satelliti, inclusi quelli di importanza strategica come quelli del sistema di navigazione Galileo. Con il ritorno al volo di Vega-C e con il primo volo di Ariane 6 questa crisi sembra per ora arginata, ma la questione lanciatori europei del futuro rimane un aspetto fondamentale non ancora completamente risolto.

Microcredito

per le aziende

 

Il return to flight di Vega-C il 5 dicembre 2024. Credits: ESA-CNES-Arianespace/Optique vidéo du CSG–S. Martin
Il return to flight di Vega-C il 5 dicembre 2024. Credits: ESA-CNES-Arianespace/Optique vidéo du CSG–S. Martin

Infine, abbiamo affrontato in ritardo il nuovo settore delle mega costellazioni per le comunicazioni satellitari. La nostra industria, con la creazione della costellazione commerciale OneWeb e recentemente con l’approvazione del futuro sistema Iris2, sta gradualmente entrando in questo nuovo mondo. Ma la mancata disponibilità a tempo breve di questo tipo di infrastruttura spaziale in Europa resta un fattore di debolezza piuttosto grave.

Mentre fino a pochi anni fa supplivamo alla carenza di infrastrutture spaziali europee tramite accordi non solo con gli USA, ma anche con altre nazioni come la Russia o la Cina, oggi per via delle crisi politiche aggravatesi nell’ultimo decennio siamo diventati ormai quasi completamente dipendenti da un unico partner: gli USA. Questo è un rischio gravissimo per la sovranità europea. In particolare se questa dipendenza non è solo a livello istituzionale, ma direttamente legata a fornitori industriali e commerciali extra-europei.

Abbiamo già sperimentato cosa significhi dipendere da SpaceX per il lancio di satelliti europei: nessun controllo di priorità del lancio, nessuna garanzia del servizio. Ha funzionato tutto, certo, e a prezzi molto convenienti, ma il messaggio è stato chiaro riguardo a chi fosse in controllo. E non era certo l’Europa. Creare ulteriori dipendenze da un partner commerciale straniero come SpaceX anche per altri servizi strategici, come è stato paventato recentemente a seguito di indiscrezioni sulla stampa, è un altro esempio di rischio molto grave, che nessuno Stato europeo dovrebbe permettersi di correre.

Per uscire da questa situazione pericolosa, l’Europa deve a mio parere seguire l’approccio che tradizionalmente l’ESA ha sempre seguito: continuare la cooperazione internazionale a tutto campo, con tutti i partner, anche quelli politicamente più difficili. Non è una via facile da seguire nel clima conflittuale che si è creato nel mondo negli ultimi anni. E in particolare in una struttura politicamente complessa come l’ESA, che deve fare i conti con le posizioni a volte fortemente contrastanti dei suoi Stati membri. È una danza difficile e delicata, ma non impossibile.

Un esempio evidente di come si possa avere successo perseguendo una cooperazione internazionale ad ampio raggio nonostante le tensioni politiche è dato dal programma scientifico dell’Agenzia, che in questi anni ha continuato a coltivare relazioni con tutte le agenzie spaziali mondiali e a realizzare progetti comuni a tutti i livelli con una grande varietà di Paesi extra-europei.

Se la cooperazione con la NASA sta per entrare, come sembra probabile, in una fase calante di portata e durata difficilmente prevedibili, allora si potrà ovviare con la crescita nella cooperazione con gli altri partner. Lo abbiamo fatto nel passato, lo si può, lo si deve fare soprattutto oggi. E se ci mancano ancora infrastrutture e capacità come ad esempio nel campo dell’accesso allo spazio, dobbiamo impegnarci subito nello sviluppo di queste nell’industria europea, e allo stesso tempo fare accordi con tutti i partner internazionali che le posseggono, per evitare che problemi con uno di essi ci lascino a piedi, o completamente in balia di un altro partner. Fino a quando non saremo finalmente indipendenti.

Nei rapporti con gli USA dovremo soprattutto fare attenzione a evitare due errori fondamentali. Il primo è farci bloccare le altre strade. L’esempio degli accordi Artemis è quello più evidente e attuale. Bene essere parte degli accordi e cooperare all’interno di questa coalizione. Ma è sbagliato interpretarli – come invece sicuramente fanno gli USA e anche molti Paesi europei – come esclusivi, cioè associati a un divieto di stabilire accordi con altri Paesi al di fuori della coalizione di Artemis.

Prestito personale

Delibera veloce

 

La forza dell’Europa sta nella sua diversità e nella flessibilità di utilizzazione e applicazione di accordi a seconda degli interessi europei ma anche dei singoli Stati membri. Proprio in un momento come questo di grande incertezza nei rapporti con il nostro partner principale, dobbiamo assolutamente preservare questa flessibilità e libertà. A tutti i costi.

Trovo preoccupante ad esempio la direzione che sembra aver preso l’ESA riguardo alla cooperazione con la Cina nel campo delle missioni lunari. Dopo vent’anni di cooperazione sulle missioni robotiche del programma cinese Chang’e, con una serie impressionante di successi storici culminati con la raccolta di campioni dalla faccia nascosta della Luna da parte della missione Chang’e 6 (che tra l’altro ha portato sulla Luna uno strumento scientifico europeo), l’ESA ha recentemente dichiarato di non avere piani di cooperazione per le prossime missioni della serie Chang’e. Non ha cancellato esplicitamente la cooperazione, ma la sensazione che questo sia effettivamente successo è forte.

Il secondo errore sarebbe, per i singoli Stati europei, di cedere alla tentazione di sostituire i rapporti a livello europeo con accordi bilaterali con gli USA. Questi sono più facili da iniziare e gestire, ma creano e accrescono la dipendenza invece di eliminarla.

L’Europa non è ancora in grado di creare e gestire autonomamente tutte le infrastrutture e i servizi necessari alla sua totale indipendenza nello spazio. Per questo dobbiamo continuare a lavorarci e i nostri governi dovranno investire molto di più nel settore spaziale per raggiungere un giorno questa indipendenza.

Nel frattempo dobbiamo sfruttare la nostra posizione intermedia tra le grandi potenze e mantenere e coltivare accordi con tutte: se dipendenza deve essere, almeno che sia diversificata e non unilaterale. Gli USA sono stati e rimarranno ancora a lungo il nostro partner principale. Ma in questo momento storico è fondamentale per l’Europa assicurarsi che questo legame non sia l’unico.

Tutti i libri del dott. Paolo Ferri sono disponibili qui.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

© 2025 Astrospace.it Tutti i diritti riservati. Questo articolo può essere riprodotto o distribuito integralmente solo con l’autorizzazione scritta di Astrospace.it o parzialmente con l’obbligo di citare la fonte.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link