Il caso DeepSeek: un’innovazione diversa è possibile

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Il caso dell’intelligenza artificiale cinese ha messo in evidenza come questa tecnologia si sia trasformata in una bolla energetico-finanziaria. Secondo Mario Calderini, docente del Politecnico di Milano, «c’è un intero paradigma di innovazione che rischia di andarsi a schiantare»

Una delle conseguenze del lancio dell’intelligenza artificiale cinese DeepSeek è stato mostrare come l’espansione dell’Ia stia diventando una bolla energetico finanziaria.

Le intelligenze artificiali, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, saranno una delle principali cause dell’aumento di domanda di potenza su scala globale.

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La corsa verso nuovi investimenti in gas e nucleare degli ultimi anni è stata alimentata anche dalla prospettiva della crescita di consumi per far funzionare i data center di ChatGpt & Co, tra le infrastrutture più energivore al mondo: oggi sono il 4 per cento dei consumi elettrici degli Usa, secondo uno studio del Lawrence Berkeley National Laboratory entro la fine del mandato di Donald Trump potrebbero essere il 12 per cento.

Il nucleare 

Poi è arrivata l’intelligenza artificiale cinese, che ha dimostrato di poter ottenere gli stessi risultati usando fino a 40 volte l’energia in meno. I risultati di performance di DeepSeek andranno valutati nel tempo, ma l’ondata di panico che ha investito i mercati reali è stata tangibile e illuminante. La mattina di lunedì scorso Apple e Amazon hanno perso il 3 per cento in borsa, il produttore di chip Nvidia il 17 per cento, ma soprattutto Constellation, il più grande operatore di centrali nucleari negli Usa, è crollato del 20 per cento.

Il rinascimento dell’atomo è una delle grandi scommesse che ruotano intorno a questa partita dell’Ia. Microsoft riaccenderà la centrale nucleare di Three Mile Island, dove ci fu nel 1979 per il peggior disastro nucleare nella storia degli Usa.

Il reattore è stato spento definitivamente nel 2019 perché considerato troppo costoso da far funzionare senza i sussidi pubblici della Pennsylvania. L’impianto è gestito proprio da Constellation, che ha deciso di farlo ripartire per vendere l’elettricità a un solo cliente: Microsoft, appunto. Non casualmente sono stati i più travolti dallo shock cinese dell’intelligenza artificiale non energivora.

Se DeepSeek riuscisse a dimostrare la fattibilità di una tale riduzione dei consumi, un’intera bolla rischierebbe di scoppiare. È un problema anche per i produttori di gas: Chevron ha appena annunciato l’apertura di nuove centrali dedicate solo a far funzionare i data center dell’intelligenza artificiale. Exxon aveva fatto un annuncio simile il mese scorso. Il prezzo in borsa lo ha pagato LandBridge, che gestisce migliaia di km quadrati nel bacino Permiano e aveva triplicato il suo valore nella prospettiva di vendere gas alle infrastrutture digitali. Anche loro hanno perso il 17 per cento.

Diverse visioni 

Il futuro è ancora da scrivere, ma il fatto che una Ia cinese a basso consumo abbia fatto crollare in borsa le aziende energetiche americane mostra in che termini si giocherà la competizione: non solo tra diverse tecnologie che fanno la stessa cosa, ma anche tra diverse visioni dell’economia e del mondo.

Secondo Mario Calderini, docente del Politecnico di Milano e uno dei massimi esperti italiani di innovazione, «c’è un intero paradigma di innovazione che rischia di andarsi a schiantare, eppure è quello che viene ancora insegnato e tramandato, l’innovazione a risorse infinite e vincoli inesistenti, muscolare, sociopatica, poco capace di evolvere nel modo in cui interagisce con la società».

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È la fotografia della broligarchia arrivata al potere negli Stati Uniti, fondata su un patto tra produttori di energia e di algoritmi, un paradigma basato sulla crescita continua di gigawatt e dati. Forza bruta energetica al servizio della forza bruta digitale.

«Le traiettorie della tecnologia ci vengono presentate come deterministiche, è il pensiero schematico degli ingegneri, non si discute, non ci possono essere deviazioni, ma questa visione è basata su un assunto non vero: che le risorse per muoverlo saranno sempre disponibili».

Qual è allora l’alternativa per non schiantarsi? «L’idea di un’innovazione frugale, che finora abbiamo applicato solo ai paesi in via di sviluppo e che invece è utile anche a noi: la capacità di risolvere problemi complessi di innovazione senza disporre di risorse finanziarie o tecnologiche».

È come in India si affronta il problema del raffrescamento degli edifici, come in Cina hanno creato una Ia low cost, ed è come dovrebbero iniziare a ragionare i player occidentali.

«Frugale non vuol dire povero e non vuol dire nemmeno decrescita, o abbandono del progresso, ma immaginare una tecnologia che non sia ingorda di energia, perché quella traiettoria ci porta contro un muro». Serve un salto culturale, ma chi lo sta facendo? «Il settore assicurativo, perché è quello che si trova più esposto al muro della realtà climatica e fisica del mondo. È la maieutica delle crisi epocali».

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