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«Non cediamo agli allarmismi, perché nulla ancora è definito con certezza, ma sicuramente con i dazi degli Stati Uniti il nostro made in Italy rischia di subire un colpo, che può essere lieve, per circa 3,5 miliardi su 67 totali, come rilevante, sui 10-12 miliardi. L’Europa deve viaggiare unita, ma la nostra relazione privilegiata con gli Usa ci può aiutare». Matteo Zoppas è il presidente dell’Agenzia Ice, che si occupa della promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Nei giorni scorsi ha avuto una riunione con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, con l’ambasciata americana e con tutti gli attori interessati all’affaire “dazi”. 

Dottor Zoppas, Trump ha confermato le tariffe aggiuntive per l’Europa, che effetti ci possono essere per il nostro made in Italy?

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«Dobbiamo evitare gli allarmismi: non abbiamo ancora informazioni concrete. Secondo uno studio dell’Ocse, a mio avviso un po’ pessimistico, si stima che se i dazi fossero del 10% (mantenendo quelli per la Cina al 60%), il made in Italy totale negli Stati Uniti calerebbe di circa 3,5 miliardi su 67, quindi un’incidenza piuttosto bassa. Se invece fossero dei dazi del 20%, il calo atteso sarebbe tra il 10 e i 12 miliardi».

Bruxelles prevede un contraccolpo di 54 miliardi sull’export europeo. Di questi, 7,1 miliardi di euro in capo all’Italia.

«Può essere, ma c’è da dire ad esempio che quando è scoppiata la guerra in Ucraina il nostro Paese è riuscito ad assorbire quei costi aggiuntivi. Inoltre quest’anno il dollaro è rinforzato di 7,5 punti percentuali e questo mitiga l’effetto dei dazi. Ma di certo su alcuni settori dobbiamo tenere alta l’attenzione».

Quali?

«In generale i dazi incidono di più sui prodotti con marginalità più bassa, con meno capacità di assorbirli, mentre i prodotti di marca resistono di più. Quanto ai settori penso alla moda, già relativamente in crisi sulla programmazione futura e alla meccanica. Nell’agroalimentare potrebbe andare in difficoltà il settore latteario-caseraio e poi il vino. Negli ultimi mesi c’è stata un po’ di preoccupazione vista la tendenza a cercare prodotti con meno gradazione alcolica rispetto a quelli che di solito vendiamo di più all’estero. I dazi peggiorerebbero il quadro».

Potrebbe rischiare, quindi, uno dei comparti, l’agroalimentare, che sta andando meglio negli ultimi mesi?

«Esatto, direi che finora ha fatto da traino al nostro export, assieme al settore farmaceutico. Il 2024 lo dovremmo chiudere con esportazioni sostanzialmente sui livelli record del 2023 e se ora frena l’agroalimentare di certo perdiamo slancio».

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L’Italia non ha grandi potenzialità sulle materie prime, ma rischiamo anche da quel punto di vista?

«Sicuramente i dazi possono avere un impatto forte anche sulle materie prime, per cui bisogna tenere gli occhi aperti».

Il ministro Tajani ha proposto di aumentare le importazioni dagli Usa, riequilibrando la bilancia commerciale, per strappare condizioni di favore come Italia. Che ne pensa?

«In questo momento bisogna avere fiducia nelle nostre istituzioni e nella nostra diplomazia, che stanno facendo il massimo. Come Ice, siamo stati chiamati per capire come arginare questo possibile problema dazi, aumentando in generale le nostre esportazioni».

Dove abbiamo i margini di crescita migliori?

«Sicuramente in Cina e in Sud America. Poi in l’India, Turchia e Canada. Ma l’Italia ha grandi possibilità di aumentare le sue esportazioni anche in Europa, penso alla Germania che sta avendo delle difficoltà economiche. E poi il Continente africano, su cui stiamo investendo con il Piano Mattei».

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I leader europei, però, ragionano su una risposta unica di tutta l’Ue ai dazi americani.

«Sicuramente tutta l’Unione europea deve reagire con forza, perché come insieme di Paesi siamo più forti, ma non possiamo non evidenziare come negli anni il nostro Paese abbia costruito una relazione importante con gli Stati Uniti».

Una relazione su cui far leva a discapito dei partner Ue?

«Non a discapito, perché bisogna lavorare assieme. Ma di certo possiamo sperare che la nostra relazione privilegiata con gli Stati Uniti ci possa aiutare. Negli ultimi anni, come Sistema-Paese, abbiamo rafforzato il nostro rapporto con l’America. Ora il ministro Tajani conosce bene la situazione internazionale e sono sicuro che saprà muoversi di conseguenza».

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