“Coinvolgiamo tutti, il comitato promotore gestirà la candidatura”

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“Non è importante la destinazione, ma il viaggio”. Con queste parole l’assessore Alfonso Antoniozzi sintetizza lo spirito con cui Viterbo si prepara alla candidatura a Capitale europea della cultura 2033. Nell’intervista rilasciata a ViterboToday, l’assessore e Maria Chiara Giovanelli, vincitrice della borsa di studio riguardante la candiatura dell’Università della Tuscia finanziata con fondi Next Generation Eu, fanno il punto sul percorso avviato. “Abbiamo chiuso il bando per la comunicazione e lanceremo un’open call per coinvolgere le associazioni”, spiega Antoniozzi. Giovanelli evidenzia il valore strategico del coinvolgimento: “Senza engagement delle istituzioni e dei cittadini, non si può vincere”. E sui finanziamenti rassicura: “Il 97% dei fondi arriva dallo Stato e dall’Europa, serve solo avviare il processo”.

Il 2025 è stato indicato dall’amministrazione come nell’anno della candidatura di Viterbo a capitale europea della cultura 2033. Tra l’altro nel rimpasto delle deleghe avvenuto lo scorso autunno le è stata consegnata quella per la candidatura. Come sta procedendo l’iter?

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Antoniozzi: “Con la risistemazione delle deleghe si è pensato di dare un peso specifico all’iter di presentazione della candidatura, tanto da cambiare il nome dell’assessorato alla cultura in assessorato alla candidatura europea della cultura, come per dire che questo dovrebbe essere, se non l’unico obiettivo, sicuramente l’obiettivo principale. Sta procedendo molto bene secondo me. Si è chiuso il bando per la comunicazione, che ha avuto una buona partecipazione. Contemporaneamente abbiamo pronta una open call in cui chiederemo a tutte le associazioni del territorio di partecipare attivamente con delle loro idee relative alla candidatura. Stiamo facendo circolare tra i principali stakeholder amministrativi una bozza di protocollo d’intesa, che servirà nel breve tempo a dare il via al comitato promotore”.

Da chi sarà composto il comitato promotore e quali sono gli stakeholder con cui siete in comunicazione?

Antoniozzi: Gli stakeholder istituzionali, considerabili imprescindibili sono: Regione, Provincia, Diocesi, Soprintendenza ai beni culturali, Direzione generale dei musei del Lazio, Università degli studi della Tuscia, Camera di commercio, Sistema biblioteche comunali e Fondazione Carivit. Ognuno di loro proporrà un membro da inserire nel comitato. Poi è evidente che se il comitato promotore vorrà estendere l’invito ad altre realtà amministrative sarà nella loro facoltà. Naturale che anche il Comune parteciperà con un rappresentante nell’organo”.

Giovannelli: “Questi passaggi sono fondamentali, nel senso che l’ingaggio della popolazione tramite la open call, il bando per la comunicazione e il protocollo d’intesa con gli stakeholder sono tre passi imprescindibili che hanno effettuato tutte le capitali europee della cultura. Studiando l’esperienza di Matera abbiamo percepito che tramite questi passaggi si riesce a capire se il territorio appoggia realmente la candidatura, perché senza engagement delle istituzioni e delle persone non si può riuscire a divenire Capitale europea della cultura. Abbiamo studiato le candidature che non hanno portato alla vittoria ed uno dei punti sfavorevoli era che la città non ci credeva e che le istituzioni non la volevano. Quindi sebbene il Comune fosse stato propenso in quei casi non c’è stato nessun appoggio.”.

Avete ricevuto già dei feedback dal territorio? E se fossero negativi non avreste perso tempo e risorse fino ad oggi?

Antoniozzi: “Al momento non abbiamo ricevuto nessun feedback negativo. Credo che nessuna città sia così kamikaze da non cercare di saltare su questo treno per motivi di principio. Non c’è nessun principio logico che ti faccia dire no. Immagino che le problematiche saliranno nel momento in cui il comitato promotore quantizzerà l’eventuale impegno economico”.

Quindi è questo lo scoglio che ritiene più difficile da superare?

Antoniozzi: “E’ chiaro che per arrivare a dama sulla capitale europea della cultura viene richiesto un impegno economico da parte di Comune, Regione, Provincia e dagli stakeholder forti sul territorio”.

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Giovannelli: “Però sappiamo anche che il 97% dei fondi finanziati che ha preso Matera e altre città europee vengono dallo Stato e dall’Europa, quindi in realtà è un piccolo scoglio. Quello che viene richiesto alle istituzioni locali è una sorta di start up. Matera ha speso 49 milioni di euro di finanziamenti e poi ha avuto un ritorno economico di 97 milioni di euro. Naturalmente non si chiede questo impegno alle istituzioni locali, si chiede di mettersi insieme e poi chiedere all’Europa e allo Stato un appoggio finanziario reale per realizzare quello che è il percorso e il processo”.

In sostanza il territorio deve riunirsi, finanziare la candidatura e poi gestire i fondi che arriveranno?

Antoniozzi: “Non dobbiamo utilizzare le metriche che abbiamo solitamente, neanche le metriche della capitale italiana della cultura, sono tutte metriche totalmente differenti. Stamattina parlavo con una di queste realtà che diceva che nel protocollo d’intesa si discute di sostegno economico. E’ vero, ma fate attenzione, si parla di sostegno economico da parte del comitato promotore, non da parte di singoli aderenti al comitato promotore”.

Giovannelli: “Adesso non si parla di milioni di euro che devono arrivare al Comune, ma di persone che vogliono accedere ai bandi europei per ricevere i finanziamenti e creare insieme il progetto che porterà Viterbo a candidarsi. La capitale europea della cultura si deve inserire nel processo di sviluppo del territorio, e non lo può fare un sindaco di un mandato, ma lo deve fare il territorio insieme. L’Europa parla molto di sostenibilità, di percorso a lungo termine, quindi è normale che questo deve essere dentro un quadro generale in cui tutti gli stakeholder devono dire sì, individuando il modello su come sviluppare la città in queste modalità e con questo approccio”.

Trattandosi di un percorso che potrebbe attraversare amministrazioni diverse, come state comunicando con tutti gli attori politici?

Antoniozzi: “Io sto cercando di slegare il più possibile il percorso dal controllo diretto di una sola amministrazione. Devo creare un percorso partecipato dove ovviamente l’amministrazione comunale, essendo la città, deve far parte e deve essere anche positiva e propositiva, perché in fondo poi l’idea è venuta a noi, però questa è un’idea che viene messa sul piatto cittadino e deve avere una risposta da parte dell’intera comunità. E mi permetto di dire, che è vincente l’idea della candidatura non tanto perché magari diventiamo capitale europea della cultura, ma è positiva per la comunità la costruzione di un percorso condiviso da qui ai prossimi 5, 6, 7 anni. Io ho preso in mano la faccenda da ottobre, la prima cosa che ho fatto è stata parlare con i capigruppo, con cui ho una chat aperta su whatsapp, e vengono informati passo dopo passo di tutto quello che non necessiti di una decisione condivisa. Nel senso che se c’è bisogno di una decisione condivisa ci mettiamo seduti, ma è evidente, per fare un esempio, che alcuni passaggi con le istituzioni sovraordinate sono state fatte di concerto con i capigruppo. Loro sapevano che io sarei andato, che cosa sarei andato a fare, che cosa stavo proponendo, perché secondo me è corretto che sia così”.

La candidatura dovrà avere un tema portante, avete già delle idee?

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Antoniozzi: “Non siamo noi a scegliere quale sarà il tema, sarà proposto dall’open call e infine scelto da un comitato scientifico che si occuperà di questo. Raccoglieremo questo fascicolo di idee che ci arriveranno che poi verrà girato al comitato scientifico che deciderà”.

Quali sono i tempi? Chi sceglierà il comitato scientifico e da chi sarà composto?

Antoniozzi: “Entro il 25 giugno il comitato promotore si impegna a nominare i membri del comitato scientifico e entro dicembre il comitato scientifico realizza il programma. Non abbiamo messo una deadline per realizzare il comitato promotore, ma avendo messo quella per nominare il comitato scientifico, è evidente che il comitato promotore deve essere fatto prima”.

Giovannelli: “Il comitato promotore va fatto subito dopo la stipula del protocollo d’intesa, in modo che poi sarà varato il comitato scientifico attraverso l’individuazione delle professionalità. Entro la fine dell’anno sarà deciso il tema portante della candidatura”.

Tra le città italiane candidate ci sono Torino e Siracusa. Secondo voi cosa può mettere in campo Viterbo per rivaleggiare?

Antoniozzi: “Viterbo ha tutte le potenzialità. Finora a vincere non sono state città con una vita culturale per cui le persone prendevano l’aereo per andarle a visitare. Per esempio le capitali difficilmente si candidano. Quello che viene premiato è il progetto di sviluppo culturale delle potenzialità della città e indubbiamente questa è una città che ha un’infinità di potenzialità che però devono essere messe a sistema e a regime. Per questo che secondo me non è importante la destinazione, ma è importante il viaggio perché questo è un processo da cui la città uscirà rafforzata”.

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Giovannelli: “Tutte le città che si sono candidate in maniera credibile a capitale europea della cultura sono cresciute. Con un aumento del Pil nei successivi cinque anni e una costante crescita turistica”.



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