L’intervista sull’inserto Economia del Corriere della Sera del 3 febbraio 2025
(di Francesca Gambarini) – Sono le settimane in cui l’oro tocca e supera gli 85 euro al grammo, con un rincaro su base annua di circa il 40%. E Maria Cristina Squarcialupi, presidente di Unoaerre Industries, storica azienda orafa aretina, dal 2012 controllata dalla sua famiglia e in procinto, nel 2026, di compiere cento anni, non dimentica le sfide più urgenti. «Con il Club degli Orafi Italia, che presiedo — spiega— a Vicenzaoro abbiamo organizzato un workshop insieme a Intesa Sanpaolo, per analizzare il contesto in cui ci stiamo muovendo: cosa accadrà con la presidenza Trump, se l’oro salirà ancora e quanto, in relazione alla soluzione o all’inasprirsi delle crisi geopolitiche. In questo momento storico, insieme all’occhialeria e al beauty, siamo l’altro comparto in controtendenza rispetto al lusso. Perché un gioiello è un investimento considerato non effimero e che è in grado di vincere anche il fenomeno della luxury shame che sta frenando la moda in Cina, ad esempio». Primissima azienda orafa nata ad Arezzo, motivo per cui le venne assegnato il marchio di fabbrica «1Ar», da cui il nome, Unoaerre diede poi vita per gemmazione a tutto il distretto aretino, ancora oggi fra i principali in Italia e nel mondo. La sua storia si intreccia a quella del Paese: nel 1935 la «Giornata della Fede», segna una svolta per l’azienda, che fu una delle ditte produttrici delle fedi autarchiche in ferro e platinite, note come «fedi fasciste», che andarono a sostituire le fedi nuziali d’oro degli italiani Dagli anni Cinquanta in poi è invece l’italian style, anche nel gioiello, a conquistare il mondo. «Il made in Italy è un valore riconosciuto della gioielleria, non dobbiamo dimenticarlo — è certa Squarcialupi — C’è grande attenzione verso di noi in tutti i mercati: siamo visti come garanzia di qualità e affidabilità. L’Italia è tra i primi cinque produttori di oreficeria a livello globale, e possiamo crescere ancora». Una fiducia che fa bene a tutto il comparto e che Squarcialupi, anche vicepresidente di Confindustria Federorafi con delega alla sostenibilità, tiene a rilanciare. «Al momento non siamo troppo spaventati per i dazi: non siamo un settore strategico e poi gli Usa sono un grande mercato per il made in Italy. Sono anche il nostro primo sbocco all’estero e continueremo a presidiarlo, insieme agli oltre 4o Paesi in cui Unoaerre è presente». Oltre al quartier generale di Arezzo, che conta oltre 36o dipendenti, ci sono le filiali commerciali a Parigi e Tokyo e una consociata in Giordania. In Italia, l’azienda è leader nel mercato delle fedi nuziali, con una quota di mercato vicina al 70 %, e ha una rete di circa seimila punti vendita, con un centinaio di distributori e agenti. «Facciamo tante cose — sorride Squarcialupi, laurea in chimica, come il padre Sergio, e un dottorato in Scienza per la Conservazione in Beni Culturali, conseguito prima di iniziare a lavorare nelle aziende di famiglia —: oltre che con il nostro marchio, lavoriamo conto terzi sia per l’altissima che per la media gamma. Con il brand Unoaerre siamo nel segmento Fashion, gioielli in bronzo e argento e che abbiamo di recente distaccato nella divisione Unoglam, che produce anche accessori moda in metalli e pietre non preziose. Una sfida partita in un momento non semplice per la moda ma che faremo crescere anche grazie ai nostri buoni rapporti con i brand. Sono orgogliosa degli apprezzamenti che riceviamo in tutto il mondo e penso che lo siano anche tutti i nostri collaboratori. Quando siamo rientrati nel mercato, con umiltà, nel 2012 (l’azienda, in concordato preventivo, è stata acquisita dal padre di Maria Cristina, Sergio Squarcialupi, dopo la crisi del 2008, ndr), tutti i nostri clienti ci hanno riaperto le porte». Da allora è iniziato un processo di diversificazione dei prodotti e dei mercati che ha portato alla ripresa, nel solco dell’industrializzazione di una produzione tipicamente artigiana «dove le mani degli orafi restano ancora molto importanti», spiega la presidente. Non sono stati riaperti negozi monomarca Unoaerre — e non sono in piano — mentre sono avvenute due acquisizioni. Quella di Eclat, brand di gioielli del segmento premium, nel 2018, e nel 2022 l’ingresso al 68% in Ercolani Galvani Tecnica, che si occupa della fase di finitura del gioiello. «Abbiamo chiuso la filiera produttiva nel raggio di pochi chilometri», spiega la presidente. Unoaerre si rifornisce infatti da Chimet, l’altra azienda sotto il controllo di Zeor, la finanziaria della famiglia Squarcialupi (in cda ci sono Maria Cristina e il fratello Andrea e il ceo di entrambe le aziende, Luca Benvenuti ndr). Chimet è il colosso europeo volato a sei miliardi di ricavi — beneficiando anche del boom dell’oro — che affina metalli preziosi e del gruppo del platino da scarti industriali, nato come costola di Unoaerre negli anni Settanta dall’idea di Squarcialupi padre, e che ha finito per acquisire l’azienda madre. «Il nostro focus è sul consolidamento del percorso di crescita intrapreso e, al momento, non prevediamo ulteriori acquisizioni, nonostante le richieste. Così come riceviamo proposte dai fondi, ma non rientrano nei nostri interessi— ribadisce Squarcialupi —. Per adesso ci siamo noi, la seconda generazione. La terza, i miei figli e quelli di mio fratello, sono ancora giovani. Il mio impegno è di dare loro libertà di scelta sul futuro e, allo stesso tempo, lasciare a chi verrà aziende solide, sostenibili e sane. Il nostro è un lavoro gratificante e divertente. Affrontiamo molte sfide, talvolta anche l’imponderabile, ma siamo una squadra unita, con un forte legame con il territorio e il distretto. Il nostro impegno è costante e, per ora, tutti gli sforzi stanno dando i loro frutti». Oggi, mentre il prezzo dell’oro corre, a Vicenza l’azienda, che ha chiuso il 2024 con oltre 28o milioni di ricavi, ha presentato il progetto delle fedi nuziali tracciate con la blockchain, «un’ innovazione che anticipa l’adozione del passaporto digitale — dice Squarcialupi — Ogni fede racconta la sua storia e la blocca nel tempo: dall’oro sostenibile alla fusione, dai controlli di qualità alla garanzia di autenticità». L’impegno nella sostenibilità si declina sotto vari fronti, compreso quello sociale e della parità di genere. «Nel nostro settore sta crescendo la presenza delle donne, anche ai vertici — conclude la presidente — è nostro dovere sostenere questo cambio epocale».
In allegato l’articolo completo
Rif. Luisa Angioloni – Tel. 0575399442 – e-mail: l.angioloni@confindustriatoscanasud.it
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link