La famiglia di Andrea Prospero: «Vogliamo la verità sulla sua morte»

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#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


di Elle Biscarini e Stefania Supino

«Vogliamo la verità sulla morte di Andrea». Così l’avvocato Carlo Pacelli, che insieme Francesco Mangano rappresenta la famiglia di Prospero, il 19enne ritrovato mercoledì scorso senza vita in un b&b del centro storico del capoluogo. «Andrea era un ragazzo limpido, per bene, mai aveva dato preoccupazioni ai propri familiari. La famiglia è distrutta e ancora non crede a quelle che considera illazioni della stampa sulla doppia vita del ragazzo. Aspettano esami e prove certe». Dopo l’autopsia di venerdì scorso, la salma di Andrea è stata restituita alla famiglia che ha organizzato i funerali questo martedì alle 15:30, nella cattedrale della Madonna del ponte, a Lanciano. 

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Una carta di credito intestata ad altri ritrovata nel wc. Cinque cellulari diversi con altrettante sim card. Numerosi blister di farmaci e un appartamento affittato non si sa perché, per quasi un mese, a qualche centinaia di metri dell’alloggio usuale. Sembra l’inizio di un romanzo giallo, ma non lo è. Sono le circostanze della morte di Andrea Prospero, studente al primo anno di Informatica all’Università di Perugia. Un’università mai frequentata nei quattro mesi in cui il ragazzo è stato nel capoluogo umbro. Un dipartimento in cui nessuno lo ha mai visto, nemmeno i compagni di classe. Non è nelle chat delle matricole. Andrea ha la borsa di studio, vive in un alloggio dell’Adisu in via Bontempi. Mangia alla mensa di via Pascoli con la sorella gemella Anna, anche lei studentessa a Perugia, ma in un altro dipartimento e che alloggia in un altro studentato. Lei che descrive il fratello come riservato, timido: «Un ragazzo normale, normalissimo».

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Eppure, le circostanze della sua morte potrebbero far emergere una doppia vita di cui nemmeno lei era a conoscenza. Andrea è stato trovato privo di vita in un appartamento di via del Prospetto, affittato dall’8 al 31 gennaio e pagato, pare, con circa 1.000 euro. Soldi che non si sa da dove arrivino. Soldi mossi forse dal conto corrente e dalla carta intestata ad un’altra persona, che però non si sa cosa c’entri con la morte del ragazzo. La carta, riporta il Corriere dell’Umbria, sarebbe stata ritrovata nel bagno del b&b. Il proprietario, che risiede fuori dell’Umbria e che non avrebbe denunciato l’eventuale furto della propria carta, ora verrà sentito dagli inquirenti per capire se sia coinvolto o meno. O magari quei soldi provenivano da una terza carta, una PostePay, che come riporta il Messaggero sarebbe stata ritrovata nella stanza del ragazzo dalla sorella Anna e subito consegnata alle autorità. E nel frattempo c’è da rispondere ad altre domande ancora.

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Una fra tutte, cosa ci faceva Prospero in quel b&b da venti giorni, a 150 metri dal suo alloggio ufficiale. Che c’entrino i numerosi blister di farmaci ritrovati attorno al corpo del ragazzo? La posizione in cui è stato ritrovato il corpo, poi, è stata descritta dagli inquirenti come «innaturale». Forse non un suicidio, quindi, ma piuttosto un malore. Ma dovuto a cosa? L’autopsia non ha riscontrato segni di violenza, quindi forse a rispondere a questa domanda saranno gli esami tossicologici. L’ipotesi del suicidio, tra l’altro, potrebbe perdere di credibilità se si pensa che il ragazzo aveva anche chiesto una proroga dell’affitto dell’appartamento in via del Prospetto. È proprio il mancato pagamento della proroga ad aver allertato l’agenzia milanese che ha in gestione la locazione. Sono loro, al mancato pagamento, ad accorgersi che l’ospite è proprio quel ragazzino scomparso che tutta la città cerca da giorni, nei fossi e nei dirupi, con cani e droni. Sono loro, ad avvisare le forze dell’ordine quel mercoledì 29 gennaio, quando Andrea sarà ritrovato nel b&b, riverso a pancia sotto sul letto. Con i piedi a toccare terra, come se fosse caduto in avanti. Cosa è successo nelle ultime ore di vita di Andrea Prospero?

E ancora i cellulari, uno con una sim registrata pare a nome di una compagnia nota per effettuare truffe online. Dall’analisi dei telefoni, oltre a quella del PC, si spera di poter far luce almeno su qualche dettaglio in più. Le indagini ora, si stanno concentrando sulle attività informatiche del ragazzo, nella speranza che restituiscano un po’ di chiarezza. Che le competenze informatiche del ragazzo gli siano valse un ingaggio in qualche traffico illecito?

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