I farmacisti: «Alcuni titoli arrivano con il contagocce. Ci sono i generici ma la gente non li vuole»
Più volte segnalata da farmacisti, pazienti e operatori sanitari, la carenza di farmaci essenziali resta un’emergenza, causata anche da interruzioni della produzione in Cina, dove vengono create molte materie prime, dall’impatto della guerra in Ucraina, dall’aumento dei costi energetici e dei materiali per il confezionamento, come vetro, plastica, alluminio. Una crisi esacerbata da una domanda spropositata rispetto alla produzione standard per diversi medicinali, che ha preso in contropiede le aziende e riguarda soprattutto prodotti per la cura di patologie stagionali e post-pandemiche, come l’influenza australiana e il Covid-19.
La problematica
Per gestire il problema, di cui risente pure il Veneto, l’Agenzia italiana del Farmaco ha bloccato le esportazioni di farmaci salvavita e sta autorizzando le Regioni e le singole aziende sanitarie ad importare dall’estero (Spagna, Francia, Gran Bretagna, America) le referenze ormai introvabili e prive di equivalenti generici. «Ma alcuni titoli arrivano con il contagocce — dice Andrea Bellon, presidente di Federfarma Veneto — il più ricercato nelle ultime settimane è il Luvion, che si usa negli ipertesi per regolare il potassio. Non si trovano nemmeno il Depo-Medrol, cortisonico in fiale prescritto per curare artrosi e forme reumatiche, il Nurofen 200, sciroppo per bambini ad azione antipiretica e antinfiammatoria, e l’Inderal, betabloccante. Per le referenze che hanno l’equivalente generico, cioè non griffato ma con lo stesso principio attivo, non c’è problema, benché non sempre la gente lo accetti. Per le altre ci sono due soluzioni: o chiedere l’autorizzazione all’importazione all’Aifa, attraverso la Regione, oppure concordare con il medico curante dell’utente il cambio di terapia e optare per una molecola simile che prepariamo noi come prodotto galenico, in capsule, supposte o sciroppi — aggiunge Bellon —. Ma il paziente deve tornare dal medico di famiglia o dallo specialista per farsi cambiare la ricetta».
La questione ospedali
Mancano pure le soluzioni fisiologiche in bottiglie di vetro da mezzo litro, perché costano solo 2 euro e il prezzo del vetro è aumentato, quindi per i produttori sono antieconomiche. La carenza di farmaci riguarda anche gli ospedali, ciclicamente alla ricerca per esempio di antitumorali. «La situazione, sia per il territorio sia per gli ospedali, è risolvibile al 95% con i generici o con molecole sostitutive — spiega Giovanna Scroccaro, a capo della Direzione regionale Farmaceutico, protesica e dispositivi medici — lo abbiamo visto per antinfiammatori, antipiretici, sciroppi e Tachipirina per bambini. Poi però c’è un 5% di farmaci carenti e non sostituibili che, dietro autorizzazione di Aifa, Azienda Zero importa per tutte le aziende sanitarie, poi incaricate di distribuirli a farmacie e ospedali. Abbiamo comprato all’estero determinati antitumorali e adesso stiamo facendo lo stesso con l’Inderal e il Trulicity, antidiabetico andato a ruba perché utilizzato, però a pagamento, anche contro l’obesità. Ordiniamo migliaia di pezzi, riforniti ogni mese da Azienda Zero, che da fine 2024 ha attivato il magazzino dei farmaci carenti. Quando arrivano l’uso è contingentato, quindi al paziente ne verrà prescritta una confezione invece di tre, l’unico disagio è tornare in farmacia ogni mese a ritirare quelle nuove».
Problemi con la distribuzione
In alcuni casi però la carenza non dipende dal produttore ma dalla distribuzione e allora il farmacista, dopo averlo segnalato alla Regione, deve cambiare fornitore o chiedere il medicinale all’azienda che lo produce, obbligata a garantirlo entro 48 ore. «Se c’è un problema di distribuzione il farmacista deve dirlo subito all’utente, per evitargli il pellegrinaggio in altre farmacie — avverte Scroccaro —. E comunque se un paziente rimane senza terapia può richiederla alla propria Usl, che magari ne ha qualche scorta, utilizzando i contatti telefonici o di posta elettronica riportati sui siti di ogni azienda sanitaria. C’è chi ha scritto pure al governatore Luca Zaia, ma in genere le segnalazioni dei cittadini sono poche. E anche quelle dei farmacisti».
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