Il Tempo Non Fa Sconti in UFC: anche i campioni (come Adesanya) declinano

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La recente sconfitta per KO tecnico subita dall’ex campione pesi medi Israel Adesanya è l’ennesimo caso di campione leggendario che dopo un’era dominante entra nella fase calante della sua carriera lasciando i fan sbigottiti. A tal proposito è bene ricordare che la carriera di un atleta di arti marziali miste è un percorso tanto glorioso quanto effimero. Come una candela che brucia intensamente ma per un tempo limitato, i fighter si trovano a fare i conti con un avversario imbattibile: il tempo. L’analisi delle carriere dei più grandi campioni UFC rivela un pattern inesorabile nel declino delle prestazioni correlato all’età.

Per restare nei pesi medi: l’ex campione UFC Anderson Silva, considerato tra i più grandi di tutti i tempi, rappresenta forse l’esempio più emblematico di questa parabola discendente.
“The Spider” dominò la divisione dei pesi medi per 2.457 giorni consecutivi, stabilendo un record di 16 vittorie consecutive in UFC. Tuttavia, compiuti i 37 anni il declino è stato lampante anche a chi non ne aveva colto già le prime avvisaglie negli anni precedenti, quando pur vincendo sembrava già più lento nelle schivate e nel gioco di gambe. In ogni caso il KO subito da Chris Weidman nel 2013 segnò l’inizio di una drammatica sequenza che lo vide trionfare solo una volta nelle successive nove apparizioni nell’ottagono, rovinandone parzialmente la sua “legacy” agli occhi dei neo fan UFC. Molti ricorderanno il match tra Silva e Adesanya del 2019, sembrò una sorta di rispettoso passaggio del testimone generazionale tra campioni di ere diverse. Sono passati pochi anni ma sportivamente parlando, nelle MMA, sembrano ere geologiche diverse.

Adesanya vs Imavov, UFC Fight Night: gli highlights

Video credit: Eurosport

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Generalmente nelle categorie di peso più elevate il declino sembra essere meno evidente siccome il calo di riflessi e velocità è meno determinante rispetto alla potenza e alla forza. Nei pesi massimi quindi, dove tradizionalmente l’invecchiamento atletico è più clemente c’è un esempio eclatante: Randy Couture. Seppur capace di conquistare il titolo pesi massimi a 45 anni e quattro mesi- record ancora imbattuto – mostrò segni evidenti di declino nella velocità e nella resistenza nei suoi ultimi combattimenti, che lo resero inguardabile agli occhi di chi ne aveva visto la vera grandezza. La sua capacità di assorbire colpi, un tempo leggendaria, si deteriorò fino ad esiti catastrofici nei match con Brock Lesnar e Lyoto Machida.

Le statistiche sono sentenze: l’età media dei campioni UFC si aggira intorno ai 32 anni, con un drastico calo delle prestazioni dopo i 35. Gli elementi che subiscono il maggiore deterioramento sono la velocità di reazione, la resistenza cardiovascolare e, aspetto cruciale nelle MMA moderne, la capacità di recupero tra un round e l’altro.

Brock Lesnar returns to confront Cody Rhodes at WWE Raw

Credit Foto Eurosport

Georges St-Pierre, esempio di dedizione allo sport, preparazione atletica e intelligenza tattica, scelse di ritirarsi al picco della sua carriera a 32 anni, tornando intelligentemente e “politicamente”- a suon di dollari- per un unico match titolato a 36 anni, conquistando il titolo su un ormai 38enne Michael Bisping.

“Il tempo è il peggior nemico di un fighter”, dichiarò GSP in un’intervista. “Non è solo una questione di prestazione fisica, ma anche di recupero dagli infortuni e dalle sessioni di allenamento intense.”

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 Il caso di Khabib Nurmagomedov, ritiratosi imbattuto a 32 anni con il record di 29-0 nel 2020, rappresenta un modello tanto discutibile quanto ideale nella gestione della carriera. Il daghestano ha messo fine alla carriera agonistica prima che il declino potesse intaccare la sua storia, una scelta rara in uno sport dove molti campioni faticano ad accettare il tramonto della propria era. Come accaduto per ex campioni come BJ Penn, ad esempio o come recentemente visto con Tony Ferguson.

Islam Makhachev y Khabib Nurmagomedov

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Credit Foto Getty Images

Come ovviare all’età che avanza? Citofonare a Michael “Venom” Page, che sabato scorso a Riyad ha riportato indietro le lancette del tempo con una prestazione sontuosa, tutta elusività e affondi improvvisi, strappando così l’imbattibilità al daghestano Shara “Bullet” Magomedov.

L’adattamento tattico, a costo di sacrificare la spettacolarità, sembra quindi essere una ricetta funzionale all’età che avanza.

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Stando tra i migliori di tutti i tempi: Demetrious Johnson, altro esempio di longevità atletica, modificò progressivamente il suo stile di combattimento adattandosi al cambiamenti del proprio corpo. “Mighty Mouse” compensò il fisiologico calo di esplosività con una tecnica sempre più raffinata, dimostrando come l’esperienza possa, almeno in parte, mitigare gli effetti dell’età.

Demetrious Johnson

Credit Foto Getty Images

I dati raccolti dallo UFC Performance Institute evidenziano come dopo i 35 anni si verifichi un calo medio del 12% nella potenza dei colpi e del 15% nella velocità di esecuzione delle tecniche. Ancora più significativo è il deterioramento della capacità di assorbire colpi, con un aumento del 23% nella probabilità di KO dopo i 37 anni.

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La moderna scienza dell’allenamento e la nutrizione avanzata stanno indubbiamente aiutando gli atleti a prolungare le loro carriere, ma non possono fermare il processo di invecchiamento, al netto di metodi illegali e palesi violazioni delle norme anti doping, come l’utilizzo di TRT (terapia sostitutiva con testosterone).

La chiave per una carriera longeva nelle MMA? Adattare il proprio stile di combattimento all’età che avanza. E quando ciò non basta più? Farsi da parte. Scelta brutale, come d’altronde è questo sport.

La sfida per i fighter moderni non è tanto quella di battere l’invecchiamento, quanto di gestirlo intelligentemente, preservando la propria salute e la propria legacy.

Come disse una volta il leggendario Fedor Emelianenko, uno dei pochi grandi delle MMA a non aver mai messo piede nell’Ottagono UFC: “Nel combattimento, come nella vita, la saggezza sta nel riconoscere i propri limiti”

Top 5: i momenti decisivi degli incontri dell’UFC 311

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